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Sport

"Le competizioni di quando avevo 10 anni erano organizzate meglio". Annullate le gare di Coppa del Mondo di sci paralimpico. La rabbia degli atleti

Si sapeva già da tempo che le condizioni non fossero particolarmente favorevoli, per mancanza di neve, tuttavia l’annuncio della cancellazione è arrivato dopo che atleti, tecnici e federazioni avevano già raggiunto Maribor: "Ci sentiamo presi in giro. Ci hanno fatti arrivare qua per poi, alla fine, cancellare tutto"

di
Pietro Lacasella
07 febbraio | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

A Maribor, in Slovenia, in questi giorni dovevano prendere il via i Campionati mondiali di sci alpino paralimpico 2025.

Dovevano, sì, perché le discese libere, i superG e le combinate sono state annullate per mancanza di neve: che le condizioni non fossero particolarmente favorevoli si sapeva già da tempo, tuttavia l’annuncio della cancellazione è arrivato solo dopo che atleti, tecnici e federazioni avevano raggiunto la località slovena. Si parla di un totale di 135 atleti e 200 accompagnatori provenienti da 33 nazioni.

A raccontarci la situazione è stato Federico Pelizzari, sciatore italiano che, tra le altre cose, ha gareggiato alle Paralimpiadi Invernali del 2022.

                                            

 

Per quale motivo le gare sono state cancellate dal programma? Ci descrivi le condizioni della pista?

 

Il problema di base è che a Maribor gli impianti partono da un’altezza di 400 metri e arrivano a 1100 metri. Un'altitudine molto bassa e, com’è ormai risaputo, lo zero termico si sta progressivamente spostando verso l’alto. Cercare di organizzare un mondiale qui forse non è stata una bella idea. La neve della pista, artificiale, in sé è anche bella la mattina finché non scalda. Il problema principale è che la neve in pista è poca: è una striscia di neve stesa sull’erba, con le reti di protezione piantate nella terra ed è una cosa pericolosa perché se qualcuno finisce sulle reti rischia di farsi davvero tanto male. In più questa striscia di neve è molto stretta per fare una discesa libera e un superG, infatti sono stati annullati.
La cosa che ci ha fatto molto arrabbiare è che da casa, vedendo le webcam, abbiamo potuto verificare che la condizione è così da diversi mesi: pertanto gli organizzatori lo sapevano già, ma ci hanno tenuti in ballo fino a due giorni prima della partenza delle federazioni per raggiungere Maribor. Ci hanno fatti arrivare qua per poi, alla fine, cancellare tutto. Noi alla fine siamo federazioni paralimpiche e non tutte le federazioni sono aggregate alle federazioni normodotate, quindi fanno anche molta fatica a livello economico a causa dei minori introiti dati dalla minore visibilità. Spesso non è facile trovare il budget perché le stagioni sono molto dispendiose sul piano economico.
C’è innegabilmente della rabbia; ci sentiamo molto presi in giro anche solo per il fatto di tenere qua le federazioni a non far nulla, quando si sapeva già che quali erano le condizioni.

Diversi atleti paralimpici - non potendo esimersi dal confrontare la qualità della pista di Saalbach, in Austria, dove si stanno svolgendo i mondiali FIS, con quella di Maribor - hanno pubblicato sui loro canali social il seguente messaggio: “I Campionati Mondiali di sci alpino del 2025 sono alle porte. Queste (in foto n.d.r.) sono le arene per i normodotati confrontate con quelle per i paralimpici. Questa è la realtà. Questa è la nostra realtà. Per favore, condividete”.
Ci potresti spiegare meglio le ragioni da cui nasce l’appello? 

 

Non è la prima volta che condividiamo questo appello, è già da alcuni anni che lo lanciamo, perché qui si parla di rispetto per noi atleti: ci mettiamo l’anima e questo per noi non è assolutamente un gioco e anzi è il nostro lavoro e la nostra vita. Dedichiamo tempo, impegno e denaro per allenarci al meglio, ma vediamo che dall’altro lato non c’è un compenso di ritorno, perché l’organizzazione delle competizioni non è sempre a livello. A volte sembra quasi di fare le gare della scuola. Io ho sempre gareggiato finché ero ragazzino, anche con i normodotati, e ti dico che le gare di quando avevo 10 anni erano organizzate meglio e qui siamo a fare la Coppa del Mondo... Tolte ovviamente le Paralimpiadi che sono eventi sostenuti da tanti sponsor e quindi da tanti soldi, tutti gli altri eventi (e quindi durante i quattro anni tra una parlimpiade e l’altra) sono veramente scarsi e noi atleti ci sentiamo demoralizzati e svogliati. Sembrano quasi gare che organizzano per accontentarci, ma sentiamo di non ricevere quello che ci meritiamo, considerato anche che dobbiamo superare le disabilità e che quindi ci mettiamo in gioco il doppio.
Ci sembra assurdo quindi che la FIS arrivi a organizzare un mondiale in questa maniera, anche perché per i normodotati mettono milioni e milioni di euro.
Non ci viene data inoltre una grande visibilità e non possiamo nemmeno contare su un ritorno a livello economico: per farti un esempio se un atleta normodotato vince una gara come Kitzbühel riceve diverse migliaia di euro di montepremi, a noi invece non viene dato nulla. Eppure anche noi viviamo di questo sport, ma così si fa molta fatica.

Come ti dicevo, l’effetto che fa sciare in questo contesto è demoralizzante perché non ci sentiamo ripagati per nulla: dal punto di vista economico, dal punto di vista della visibilità, dal punto di vista delle sensazioni. Ci sentiamo messi da parte e mi dispiace molto, perché le cose che facciamo, ognuno con la propria disabilità, sono cose assurde e oserei dire strabilianti. Siamo tutti stanchi e non è assolutamente possibile continuare così: in questo contesto ti fanno passare la voglia di andare avanti, perché i sacrifici quotidiani che dobbiamo fare sembrano inutili; perché la soddisfazione personale è importante, ma dopo un po’ non nemmeno quella basta più.

Dopo una pausa Pelizzari aggiunge:

 

Ovviamente siamo consapevoli che non possiamo metterci a livello dei normodotati, perché sappiamo benissimo che creano maggiore visibilità e attirano più sponsor. Non pretendiamo montepremi macroscopici quando vinciamo le gare, ma vorremmo solo un po’ di credibilità e visibilità in più.

 

 

Per concludere l’atleta ritorna brevemente sulla prima domanda:

 

Quello di trovare la pista in quelle condizioni non è un fatto isolato: è una cosa che si ripete da anni. Per farti un esempio, è da cinque anni che sono nel mondo paralimpico, è da cinque anni che in Coppa del Mondo inseriscono una tappa a Kranjska Gora (sempre in Slovenia) ed è cinque anni che non abbiamo mai gareggiato lì, perché si arriva alle settimane prima che le condizioni non permettevano lo svolgimento delle gare.
Ne succedono in continuazione e, ripeto, siamo davvero stanchi.

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