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A 85 anni torna sul tracciato della Marcialonga: Leonello Biondini, caposcuola del fondismo emiliano, parteciperà all'evento revival

Nel suo paese di origine è una piccola grande celebrità. Fu tra i fondatori della scuola di sci nordico "Val Dragone" di Frassinoro. Il fratello maggiore, Tonino, nel 1976 è stato il secondo italiano ad aggiudicarsi la Marcialonga

di
Generoso Verrusio
24 gennaio | 13:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

A 85 primavere a menar le gambe sugli sci stretti. Per onorare fino in fondo lo sport di fatica e sacrificio che, a buon diritto, ha iscritto il suo nome e quello della sua famiglia nella hall of fame dello sci di fondo. 

 

Oggi pomeriggio, con partenza dal Lago di Tesero e un arrivo spettacolare in notturna a Predazzo dopo 11 chilometri fatti a ritroso sulla pista storica, sarà uno dei protagonisti della Marcialonga Story, l'evento revival che celebra lo sci di fondo dei primi anni Settanta. 

 

Lui è Leonello Biondini. Oltre a essere un esempio inossidabile di forza e determinazione montanara, è unanimemente riconosciuto come il caposcuola del fondismo emiliano, nonché il fratello maggiore dell’indimenticato Tonino, il secondo italiano, dopo il successo l’altoatesino Ulrico Kostner nel 1971, ad aggiudicarsi la prestigiosa Marcialonga nel 1976. 

Ad accompagnarlo nella trasferta trentina ci sarà una folta rappresentanza di Frassinoro. Leonello nel suo paese di origine è una piccola grande celebrità: con famiglia e amici continua ad animare una tradizione, quella dello sci di fondo, che ha conosciuto momenti altissimi.

 

Insieme al compianto Tonino, morto nel 1983 all’età di 38 anni, fu tra i fondatori della scuola di sci nordico "Val Dragone" di Frassinoro. Una scuola che, fino a quando è riuscita a rimanere attiva, era considerata a livello italiano tra le più avanzate sotto l’aspetto della formazione tecnica. E che, per inciso, ha sfornato maestri internazionali del calibro di Alessandro Biondini, Marco Zanotti, Andrea Zanotti, Antonio Ferrari, Aldo Fontana e Gian Luca Marcolini, quest’ultimo ski man personale di Stefania Belmondo, l’atleta azzurra forse più titolata nella storia della disciplina.

Leonello oggi sarà agghindato alla foggia del tempo, con sci completi di attacchi da 75 millimetri, e scarpe e bastoncini adeguati a tali sci (tassativamente antecedenti il 1976). Ed è difficile pensare che la sua partecipazione non abbia anche una coloritura assai simbolica di omaggio alla memoria del fratello Tonino.

 

Andando a scavare un po’ il passato della gloriosa granfondo internazionale che si snoda tra le Valli di Fiemme e Fassa, emergono delle curiosità sorprendenti se confrontate all’oggi. Nel 1976, l’anno della vittoriosa performance agonistica del fratello Tonino, l’inverno fu avaro di neve. Per evitare di annullare la gara si dovette prelevare e trasportare sul tracciato 7mila metri cubi di coltre bianca “rapinata” direttamente dal Passo Rolle. 

 

E dulcis in fundo, il giorno della gara Tonino e compagni dovettero partire 20 minuti prima del via ufficiale. Quel 25 gennaio, ironia della sorte, c’era un freddo polare: gli organizzatori si convinsero a rompere gli indugi anticipatamente.

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