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Gli itinerari de L’AltraMontagna: nell’inverno solitario della Valgrisenche

Il torrione roccioso del Sigaro, che si alza solitario sul versante destro orografico della Valgrisenche, di fronte al Rutor, è raggiungibile con una bella e classica escursione scialpinistica, adatta anche alle ciaspole

di
Luigi Dodi
31 gennaio | 13:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Ci sono luoghi che, più di altri, incarnano la vera essenza dell’inverno alpino. La Valgrisenche, stretta e selvaggia, con le sue pareti austere e i suoi versanti intonsi, è uno di questi. Quando la neve copre ogni cosa e il silenzio avvolge ogni angolo, si entra qui in un mondo sospeso tra cielo e terra, tra gelo e luce. È con questo spirito che mi avventuro, per l’ennesima volta in questa valle, verso una delle mete più affascinanti della zona: il Sigaro (2778 m), un torrione roccioso che svetta isolato sotto la cresta della Becca di Praz Damon (3227 m), nel cuore della valle proprio di fronte alla Testa del Rutor (3486 m). Si tratta di una superclassica invernale, facile e perfetta, con i suoi ampi pendii superiori, per lo scialpinismo, ma anche per chi preferisce muoversi con le ciaspole. Ed è anche un percorso quasi sempre ben innevato, dove si trovano spesso condizioni ottime del manto, grazie alla favorevole esposizione, per godere di una sciata indimenticabile tra vasti panorami.


Usciti dal bosco, salendo verso le baite. © Francesco Cattoni

Dall’ombra della diga, su per i boschi
L’escursione inizia nel piccolo parcheggio dell’ex Hotel Foyer de Montagne, a 1650 metri di quota proprio ai piedi dell’imponente diga di Beauregard, che d’inverno, con la sua massa scura e silenziosa, sembra quasi un fossile di cemento immerso nel bianco. La rotabile, con la neve, non prosegue oltre lo sbarramento artificiale, quindi è qui che bisogna fermarsi e calzare scarponi e sci. Supero il ponte che scavalca la Dora di Valgrisenche e seguo la pista di fondo, fino a imboccare la strada che, con un lungo traverso, costeggia il bacino artificiale, ormai quasi completamente interrato. Qui la neve è spesso lavorata dal vento e si procede su un fondo irregolare, con qualche tratto esposto dove bisogna fare attenzione a eventuali slavine provenienti dai versanti soprastanti. Superata la caratteristica galleria nella roccia, il percorso si fa più vario: abbandono la strada e svolto a sinistra, risalendo nel bosco lungo un’evidente rotabile innevata, che mi conduce fuori dalla vegetazione fino alle baite di Le Rocher (1896 m). Poco prima dell’alpeggio potrei prendere una stradina a destra fino a Prariond (2045 m), ma l’innevamento è sufficiente per consentirmi di salire più direttamente, aggirando a sinistra una fascia boscosa. Ecco che, salendo dall’alpeggio di Prariond con direzione sudest, il paesaggio cambia radicalmente: il bosco si apre, lasciando spazio a un’ampia conca innevata che si alza dolcemente verso il Col de Felumaz.


Tracce sinuose sui pendii superiori. © Francesco Cattoni

Tra grandi pendii assolati
L’ambiente, da qui in avanti, è puro scialpinismo: superate le baite di Bois (2140 m), rimonto il pendio soprastante, volgendo a sinistra per raggiungere un altro alpeggio, quello di Catin (2309 m), e i grandi spazi superiori si offrono alla vista, con pendii mai troppo ripidi e una neve che, nelle giornate giuste, può regalare curve da sogno. La traccia, quasi sempre presente, si snoda tra dossi e vallette, seguendo le linee di minor pendenza e puntando verso la sagoma inconfondibile del Sigaro, che appare sempre più vicino. Oltre quota 2600 metri il panorama si allarga ulteriormente e alle mie spalle compare il Gruppo del Rutor a dominare la scena. Davanti a me, la guglia del Sigaro si staglia contro il cielo, un monolite che emerge dalla neve come un guardiano immobile. Gli ultimi metri richiedono un minimo di attenzione, con la pendenza che si accentua e la neve spesso ventata. Arrivo a quota 2820 metri, il punto più alto raggiungibile con gli sci, appena sotto la cresta. Un ultimo breve tratto a piedi mi conduce alla base del torrione, dove un piccolo terrazzino mi offre un punto di osservazione davvero ampio sulla valle. Una breve pausa, in contemplazione del panorama, poi attacchi bloccati, scarponi ben chiusi e via in discesa. Il primo tratto è puro divertimento su pendii aperti, dove posso scegliere la mia linea, tra le innumerevoli già presenti, riuscendo comunque a trovare spazi vergini di neve farinosa e qualche tratto più compatto dal vento. Il rientro verso il fondovalle offre molte varianti: chi cerca curve più ampie può mantenersi a destra, mentre chi preferisce una discesa più diretta può puntare ai dossi sopra Prariond. Oggi scelgo una linea centrale, che mi permette di godere al massimo la qualità della neve, fino ad arrivare tra gli alberi, poi a Le Rocher e da lì sulla strada a bordo del lago e al punto di partenza.

 

 

IL PERCORSO
Regione: Valle d’Aosta
Partenza: Valgrisenche, loc. Mondanges (1650 m)
Arrivo: Il Sigaro (2820 m)
Accesso: raggiunta e superata Aosta, all’altezza di Arvier si devia per la Valgrisenche, che si risale interamente fino al termine della strada percorribile in inverno, alla base della diga di Beauregard
Dislivello: 1200 m
Durata: 3 h e 30 min/4 h
Difficoltà: MS (medio sciatore)

 

Immagine di apertura: sugli aperti pendii superiori, con lo sguardo rivolto verso il Rutor e l’Ormelune. © Francesco Cattoni

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