Gli itinerari de L’AltraMontagna: con le pelli di foca tra i vasti panorami delle Alpi Carniche
Scialpinistica impegnativa, non troppo lunga ma con un percorso tortuoso e a tratti ostico, in un ambiente selvaggiamente affascinante, che conduce sulla Cima di Mezzo, di fianco al Monte Coglians, dove godere di viste incredibile sulle Alpi Orientali e di una sciata di grande soddisfazione
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Le Alpi Carniche sono un angolo – nemmeno tanto piccolo – della dorsale montuosa di confine, che qui separa il Friuli – Venezia Giulia dall’Austria. Terra di confine, di antiche tradizioni, e di scenari tra i più affascinanti e incontaminati d’Italia, dove la natura è riuscita a mantenere intatta la sua bellezza quasi primordiale. Montagne dalla morfologia variegata, dove si alternano cime frastagliate, dolci creste e ampie valli, e dove si distingue il Gruppo del Monte Coglians, una formazione imponente che, oltre a essere il massiccio più alto delle Carniche, rappresenta un vero e proprio banco di prova per gli appassionati di scialpinismo. Con le sue pareti rocciose e le sue vette maestose, domina la scena offrendo davvero tante opportunità, con lo scialpinismo che diventa quasi un vero e proprio stile di vita, con itinerari anche di un certo impegno in territori remoti, dove vivere emozioni intense. Oltre alla salita alla vetta principale, alta 2780 metri e riservata a scialpinisti molto esperti, al suo fianco si staglia la meno frequentata Cima di Mezzo, che con i suoi 2713 metri di altitudine rappresenta un obiettivo altrettanto tecnico, ma anche un punto panoramico privilegiato da cui ammirare l’intera catena montuosa. Il percorso è vario, intenso, con una parte iniziale facile, un tratto centrale che richiede esperienza e anche un certo intuito, e un pendio finale ripido, da affrontare in genere a piedi, che con le giuste condizioni gli sciatori più esperti possono affrontare con gli sci.
Selvaggio bianco
L’avventura inizia fin dai primi passi, partendo da un parcheggio situato nelle immediate vicinanze del rifugio Tolazzi, un luogo molto conosciuto dai numerosi scialpinisti della zona. Dopo un breve tratto di riscaldamento sulla comoda strada innevata che conduce alla Malga Moraretto (1682 m), si continua sulla strada che prende quota verso nordovest fino al primo evidente tornante (si arriva qui anche più direttamente dal rifugio Tolazzi, salendo nel bosco, quando l’innevamento lo consente). La parte più agevole della salita sta terminando, perché adesso si deve salire un canalino sulla sinistra, piuttosto ripido, che adduce al più ampio Vallone del Ploto, transitando ai piedi della Torre del Coston Stella. Il paesaggio si fa più severo, circondati da ripidi pendii e pareti rocciose, con la cima che appare già di fronte. Anche se l’itinerario è evidente, l’esperienza diventa necessaria per valutare il percorso migliore verso un’evidente fascia rocciosa, che si contorna proprio alla base. Fin qui si ricalca il percorso per il Coglians, che però si abbandona per volgere a nordest e puntare alla Forcella Monumentz, da dove si piega a sinistra per guadagnare la spalla verso sinistra e risalire il successivo pendio verso destra. Insomma, un percorso tortuoso, con alcuni passaggi anche tecnici, ma vario e che lascia preludere a una bella discesa. L’ultimo tratto si risale in genere a piedi, con le pendenze che arrivano a sfiorare i 40-45° fino all’anticima (indispensabile avere con sé piccozza e ramponi), da dove, più agevolmente, si arriva sulla cima principale.
A perdita d’occhio
Ecco la cima, estremamente panoramica, con la vista che si posa su un’infilata di cime che pare infinita. Solo il vicino Coglians e, dalla parte opposta, la cresta delle Chiavenate, interrompono un orizzonte che spazia dalle Giulie alla Marmolada, dal Großglockner all’Hochalmspitze. Si rimane quasi sbalorditi, senza fiato non tanto per la fatica dell’ascesa, quanto per lo spettacolo che si dipana a 360 gradi, con le valli innevate che si alternano a creste rocciose e cime che toccano il cielo. Si avrebbe voglia di rimanere qui a lungo, immersi nell’alta quota, se non fosse per il vento che spazza spesso la cima e, soprattutto, per la splendida sciata che si prospetta. Se le condizioni sono giuste, infatti, e una gita di tale caratura va percorsa con le condizioni ideali, i pendii affrontati in salita diventano, in discesa, il terreno ideale dove inanellare una curva dopo l’altra, senza soluzione di continuità. Quindi via! Valutando bene – in base alle condizioni della neve e alle proprie capacità – se scendere i primi pendii a piedi o con gli sci, per lanciarsi poi nel lungo vallone, che regala quasi sempre una sciata di grande soddisfazione. Fino a rientrare nel bosco, volgendo per un’ultima volta lo sguardo indietro, verso la cima e i grandi e selvaggi spazi che custodisce ai suoi piedi.
IL PERCORSO
Regione: Friuli – Venezia Giulia
Partenza: rifugio Tolazzi (1350 m)
Arrivo: Cima di Mezzo (2713 m)
Accesso: da Forni Avoltri, raggiunto dal Cadore passando da Sappada, o da Tolmezzo transitando da Ovaro e Comeglians, si segue una comoda carrozzabile che conduce al borgo di Collina e infine alla località di Plan Val di Bos, dove sorge il rifugio Tolazzi
Dislivello: 1350 m
Durata: 3 h e 30 min/4 h
Difficoltà: OSA (ottimo sciatore alpinista); piccozza e ramponi
Immagine di apertura: sulla vetta della Cima di Mezzo, nel Gruppo del Monte Coglians. © Christian Pellegrin