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Attualità

"La revisione del progetto? Solo un’operazione di maquillage". I comitati ribadiscono la contrarietà ai nuovi impianti sciistici sul Monte San Primo

Fin dai primi articoli usciti sulla stampa, il progetto "OltreLario: Triangolo Lariano meta dell'outdoor" (con il quale si vorrebbero realizzare nuovi impianti sciistici sul Monte San Primo a 1.100 metri di quota) è apparso tra i più emblematici dello "sci a tutti i costi" nell’era della crisi climatica. Nonostante ciò, di recente gli enti pubblici promotori del progetto hanno confermato di voler andare avanti rigettando ogni discussione al riguardo. Dunque cosa succederà ora? Ne abbiamo parlato con Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente "Ilaria Alpi" e portavoce del coordinamento "Salviamo il Monte San Primo"

di
Luca Rota
19 febbraio | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Fin dai primi articoli usciti sulla stampa, il progetto OltreLario: Triangolo Lariano meta dell'outdoor (con il quale si vorrebbero realizzare nuovi impianti sciistici sul Monte San Primo a 1.100 metri di quota) è apparso tra i più emblematici dello "sci a tutti i costi" nell’era della crisi climatica. Nonostante ciò, di recente gli enti pubblici promotori del progetto hanno confermato di voler andare avanti rigettando ogni discussione al riguardo. Dunque cosa succederà ora? Ne abbiamo parlato con Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente Ilaria Alpi e portavoce del coordinamento Salviamo il Monte San Primo.

 

 

La recente delibera (datata 9 gennaio 2025) della Comunità Montana del Triangolo Lariano, uno degli enti pubblici ai quali fa capo il progetto di rilancio dell’ex comprensorio sciistico del San Primo, ne modifica parzialmente le versioni precedenti; nonostante ciò il vostro coordinamento conferma la forte contrarietà all’impostazione e ai contenuti del progetto. Come è stato modificato il progetto e perché permane la vostra opposizione?

 

La ‘revisione’ del progetto consiste, in pratica, solo nell’aver introdotto piccole modifiche e una rimodulazione delle spese: di fatto solo un’operazione di maquillage.

Il focus del progetto continua, purtroppo, a essere incentrato sullo sci e sull’innevamento artificiale. Circa la metà degli oltre 5 milioni di euro stanziati, verrebbero utilizzati per la sistemazione di 3 piste, per 3 tapis roulant, per i cannoni sparaneve, per il laghetto artificiale indispensabile per la neve programmata. Un progetto, quello per la parte sciistica e di innevamento artificiale (inclusi tapis roulant e altre opere connesse) che non tiene conto del cambiamento climatico, che già da decenni sta determinando - a livello globale e locale - un aumento delle temperature anche invernali e una sempre minore nevosità.

Oltre a questo, sono previsti altri interventi impattanti, come i nuovi parcheggi (300 mila euro per creare 160 nuovi posti auto): solo per la realizzazione di un nuovo mega parcheggio da 100 posti, verrà deturpata una vasta area boschiva, con conseguente taglio di alberi e un consistente riporto di terra artificiale per livellare le forti pendenze. Il nuovo parcheggio coprirà un’area di oltre 2 mila metri quadri. Sono poi previsti altri parcheggi per ulteriori 60 posti, che altrettanto comporteranno sbancamenti e taglio di alberi di pregio.

Per la prima volta nel progetto abbiamo un dettaglio sulla dismissione dei vecchi impianti, che verrebbero rimossi utilizzando gli stessi fondi pubblici stanziati.  

Posta la delibera della Comunità Montana citata, qual è ad oggi lo stato di fatto della questione? Quante probabilità ci sono che i cantieri vengano effettivamente aperti?

 

Nel nuovo cronoprogramma, si prevede la conclusione dell’iter burocratico (progetto esecutivo) entro agosto di quest’anno. Entro giugno del prossimo anno sono previsti l’ottenimento delle autorizzazioni e la conclusione delle procedure di appalto. L’esecuzione dei lavori è prevista tra luglio 2026 e novembre 2027. A prescindere dal loro cronoprogramma, noi ovviamente non demordiamo e continueremo nella nostra azione di contrasto al pessimo progetto, per il quale abbiamo nuovamente chiesto lo stralcio delle parti relative allo sci, all’innevamento artificiale e ai nuovi parcheggi.

Oltretutto, il progetto si concentra solo sulla realizzazione delle strutture e opere connesse, ma non prevede nulla in merito agli scenari della futura gestione degli impianti. Come abbiamo sostenuto più volte, nella malaugurata ipotesi che sul San Primo venissero realizzati i nuovi impianti, il rischio evidente è che nessun operatore privato sarà interessato a prendere in gestione gli stessi, poiché si troverebbe ad assumere costi di conduzione (energia, acqua, personale, ecc.) sicuramente non ripagati dalla certezza di avere neve o temperature sufficienti per lo sci. Motivo in più per respingere il progetto del San Primo!  

Altro elemento che permane immutato rispetto al passato è l’apparente irremovibilità del Comune di Bellagio e degli altri enti pubblici coinvolti nel sostegno ai nuovi impianti sciistici; resta fermo anche il diniego a qualsiasi forma di confronto non solo tra le Istituzioni suddette e il Coordinamento “Salviamo il Monte San Primo” ma pure nei confronti della comunità locale, a tutt’oggi mai coinvolta sul tema. Come si può spiegare un atteggiamento così pervicacemente chiuso?

 

L'unico punto di forza che hanno le istituzioni locali è legato alla disponibilità dei fondi pubblici - di fatto già stanziati - e al sicuro sostegno (eterodiretto) del mondo politico sia a livello regionale che statale. Basti pensare a quanti altri finanziamenti per l’innevamento artificiale sono stati previsti in Lombardia dalla Giunta regionale, o alle modalità raffazzonate con cui il Governo centrale sta sostenendo il turismo di massa in montagna. Da qui nasce nei fautori locali l’atteggiamento di totale chiusura nei confronti della partecipazione pubblica.  

Sicuramente le Istituzioni, nel portare avanti l'assurdo progetto per il San Primo, non hanno il sostegno delle comunità locali che, per l'appunto, non sono mai state coinvolte. Sta quindi ai cittadini e alle associazioni portare avanti il dissenso e la lotta contro la devastazione dei territori e lo sperpero di denaro pubblico.

Uno dei temi più interessanti e significativi emersi nel dibattito intorno al progetto per nuovi impianti sciistici con innevamento artificiale, è quello delle acque ipogee del Monte San Primo, nel cui sottosuolo si sviluppano alcuni dei sistemi carsici più estesi d’Italia. Perché il tema è così importante e come i nuovi impianti metterebbero a rischio le acque sotterranee della montagna?

 

Il territorio del Monte San Primo è caratterizzato dalla presenza di numerose gallerie carsiche, molto importanti dal punto di vista idrogeologico e ambientale poiché, ad esempio, al loro interno scorre l'acqua che, dalle pendici del San Primo, dà vita a corsi d'acqua (tra cui lo stesso fiume Lambro) e, tramite le gallerie, può arrivare direttamente al lago di Como.

Ricordo quanto hanno sottolineato gli speleologi (della Federazione Speleologica Lombarda, che aderisce al nostro Coordinamento), ovvero che uno dei rischi principali del progetto del San Primo è proprio legato alla vulnerabilità delle acque superficiali e sotterranee. Gli speleologi hanno affermato che «Un progetto di ‘riqualificazione’ che prevede la creazione di una stazione sciistica, con annessi impianti di innevamento artificiale, piste e toboga in plastica, realizzazione di parcheggi e conseguente aumento della pressione antropica e della quantità di rifiuti e di acque reflue, appare una possibile (o, meglio, probabile) fonte di gravi inquinamenti e compromissioni dell’ambiente e delle acque sotterranee. I possibili problemi ambientali in aree carsiche sono molti e diversi; tra questi: la realizzazione di sbancamenti che possono occludere ingressi di grotte, come pure la compattazione dei terreni per le piste, il disboscamento, tutti interventi che andrebbero a influire sull’infiltrazione e sulla qualità delle acque sotterranee... Per non parlare del dispendio di acqua per l’innevamento artificiale in una zona che, proprio per le caratteristiche carsiche, è priva o povera di fonti di acque superficiali» (qui è possibile leggere il testo completo del comunicato della Federazione Speleologica Lombarda).

Anche la geologa e speleologa Paola Tognini – in occasione del suo recente intervento all’incontro organizzato dal nostro Coordinamento dal titolo Grotte glaciali e cambiamento climatico – ha ricordato l'impatto negativo di opere impiantistiche, come quelle previste al San Primo, sull'ecosistema montano, col rischio di compromissione delle acque sotterranee.  

Oltre a questo, rammentiamo che un grande afflusso di turisti determina una forte incidenza sugli scarichi di acque reflue, con effetti ambientali negativi, considerato che la località San Primo non è dotata di fognatura pubblica.

Posti gli sviluppi della vicenda fin qui registrati e dei quali si è appena detto, come intendete continuare l’azione del Coordinamento “Salviamo il Monte San Primo” in opposizione al progetto “Oltrelario”?

 

Il nostro Coordinamento, formato da 35 associazioni, continua e continuerà coerentemente a lottare contro il progetto, attraverso le azioni di sensibilizzazione e di diffusione della conoscenza dei territori, oltre che di elaborazione di proposte alternative legate alla salvaguardia della naturalità delle terre alte e alla fruibilità sostenibile nel rispetto dell'ambiente montano.

Stiamo pensando a predisporre le osservazioni contro il progetto ‘OltreLario’ e stiamo organizzando il calendario delle attività per il 2025, prevedendo eventi di informazione e di mobilitazione.  

Recentemente come Coordinamento abbiamo aderito all’appello nazionale La montagna non si arrende, lanciato da Outdoor Manifesto e da APE Milano, che ha l’obiettivo di unire e rafforzare le decine di vertenze aperte sul territorio delle Alpi e degli Appennini in lotta contro progetti distruttivi. Questo con un anno di anticipo sull’inizio delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, che si stanno rivelando tutt’altro che ecologiche, visto il notevole impatto ambientale derivante dalla realizzazione dei nuovi impianti sciistici.

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