Un traforo di 450 metri nel Pizzo di Petto, per il collegamento sciistico Colere e Lizzola. 79 milioni di euro per un "progetto impresentabile"
Per un futuro senza (r)impianti, continuano le iniziative di associazioni e cittadini contrari al progetto di comprensorio sciistico Colere-Lizzola: si terrà un nuovo incontro pubblico martedì 4 marzo. "Si tratterebbe di un’enorme opera impattante in un’area di altissimo valore ecologico - afferma il Collettivo Terre Alt(r)e -, un progetto anacronistico, a quote medio-basse, con soldi pubblici". È previsto anche un contributo del Cai di Bergamo, che di recente si è detto contrario al collegamento
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di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Dopo la significativa risposta di pubblico alle serate in Val Seriana e Val di Scalve, continuano le iniziative di associazioni e cittadini contrari al progetto di comprensorio sciistico Colere-Lizzola: si terrà un nuovo incontro pubblico martedì 4 marzo, a Bergamo, ore 20,45 al Cine-teatro di Boccaleone, via Santa Bartolomea Capitano 9, e intitolato Per un futuro senza (r)impianti.
Ecco il comunicato degli organizzatori:
"Obiettivo informare anche chi vive in città, nella convinzione che le 'terre alte' siano patrimonio di tutti e che, per immaginare un futuro sostenibile, sia necessario ragionare non solo sui progetti specifici ma anche sui cambiamenti di paradigma necessari per salvare le aree alpine soggette al cosiddetto overtourism.
La serata è organizzata da APE Bergamo - Associazione Proletari Escursionisti in collaborazione con Collettivo Terre Alt(r)e; gruppo OrobieVive, che comprende Legambiente e FAB - Flora Alpina Bergamasca, e Comitato 'No comprensorio' Val di Scalve.
In programma gli interventi di tre relatori: Angelo Borroni, ingegnere del gruppo OrobieVive, con 'Collegamento Colere-Lizzola, un progetto impresentabile'; Filippo Barbera, sociologo dell’Università di Torino, con 'Strategie di sviluppo a misura dei luoghi. Il caso delle aree interne e montane italiane', e Ramona Magno, coordinatrice scientifica dell’Osservatorio Siccità del CNR, con 'Cambiamenti climatici in aree montane: fenomeni, impatti e prospettive'.
È previsto anche un contributo del CAI - Club Alpino Italiano di Bergamo, che di recente si è detto contrario al progetto di comprensorio sciistico Colere-Lizzola, spiegando che le montagne orobiche hanno già vissuto troppe dismissioni di impianti e che oggi servono idee lungimiranti e sostenibili.
'Il progetto è impresentabile - spiega Angelo Borroni - perché prevede di occupare valli integre con piste, strade e strutture per aggiungere due piste di neanche 3 chilometri, con un investimento di 79 milioni di euro, di cui 51 di soldi pubblici sottratti ai reali bisogni di chi vive in montagna. Si ignora la necessità di ‘interventi sostenibili, essenziali e reversibili per quanto riguarda l’ambiente e il paesaggio’, come richiesto dai Piani di Governo del Territorio, ed è un progetto insostenibile perché prevede il raddoppio del consumo di risorse, a di impianti più veloci, e con maggiore portata, e di innevamento artificiale.
E fuori tempo, poiché ripropone il modello fallimentare dello sci da discesa mordi e fuggi, ignorando la necessità di ‘promuovere misure volte ad adattare l’apertura e la durata della stagione invernale all’effettiva disponibilità di neve’ indicata dalle linee guida nazionali e regionali di adattamento ai cambiamenti climatici'.
Il progetto prevede un traforo di 450 metri nel Pizzo di Petto, per un collegamento a fune tra Colere e Lizzola, disboscamenti e sbancamenti per piste e impianti e colate di cemento per protezioni da valanghe e caduta sassi. E poi scavi sotterranei per tubature, cavi elettrici e fibra per l’innevamento artificiale, poiché gli impianti resterebbero tra quota 1050 e 2200 metri (dove la neve cadrà sempre meno); un bacino artificiale in quota, strade per il passaggio dei mezzi necessari al cantiere.
Il tutto nell’area protetta di maggior pregio naturalistico della Lombardia: la Val Conchetta che, oltre a essere Parco delle Orobie e Rete Natura 2000, è anche ZSC - Zona di Conservazione Speciale, perché vi convivono specie uniche di flora, fauna e rocce carsiche che creano il particolarissimo paesaggio del 'mare in burrasca'.
'Si tratterebbe di un’enorme opera impattante in un’area di altissimo valore ecologico - afferma il Collettivo Terre Alt(r)e -, un progetto anacronistico, a quote medio-basse, con soldi pubblici. Si vende il turismo come unica chiave di salvezza per invertire la curva demografica, senza analizzare i veri bisogni del territorio che lamenta la mancanza di ben altri servizi. Sarebbe saggio analizzare queste mancanze e sviluppare strategie per risolverle piuttosto che vendere la costruzione di un comprensorio sciistico come la panacea per tutti i
mali'.
Proprio il collettivo ha lanciato una petizione per fermare il progetto, che ha ormai superato le 26mila firme.
È stata attivata anche una 'raccolta voti' per salvare la Val Conchetta, rendendola Luogo del cuore del FAI - Fondo Ambiente italiano.
'Le nostre montagne non sono uno scenario da sfruttare ma ecosistemi fragili - conclude APE Bergamo -. Il progetto Colere-Lizzola è l’ennesima speculazione travestita da sviluppo: milioni di euro pubblici per un modello turistico insostenibile, mentre la crisi climatica riduce la neve e aumenta il rischio idrogeologico. Chi parla di ‘ultima occasione’ ignora la storia: impianti abbandonati e cattedrali nel deserto dimostrano già il fallimento di questa logica. La montagna ha bisogno di economia radicata, non di nuove devastazioni.
Opporsi a questo scempio è una questione di giustizia ambientale e sociale'".
La serata del 4 marzo è a ingresso libero, non è richiesta prenotazione. Per info: ape.bergamo@gmail.com