Freddo e nevicate sull'emisfero nord, ma ''attenzione a saper raccogliere le ciliegie''
Questa situazione deve essere contestualizzata e l’estensione del manto nevoso non offre indicazioni sullo spessore della neve. Al contrario tale dinamica può essere associata, come dimostrano diversi studi scientifici, al riscaldamento dell’Artico. Ecco la spiegazione
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di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Nelle scorse settimane avevamo affrontato le tematiche legate all’allungamento del Vortice Polare e agli effetti che avrebbe potuto portare in Europa. Sin da subito avevamo anche descritto le motivazioni, per le quali la nostra Penisola sarebbe rimasta in un’area di limbo tra le umide correnti atlantiche e le gelide correnti nord orientali. Oggi questa dinamica appare ancora più chiara, e mostra esattamente un’intensa ondata di gelo sugli Usa e allo stesso tempo masse di aria gelida che stanno invece interessando l’Asia e l’Europa cento orientale.
Proprio sull’Europa dell’est le temperature si mantengono nettamente al di sotto degli zero gradi, con nevicate diffuse e valori che sono diminuiti anche di 10°C in 24 ore, ad esempio tra Repubblica Ceca, Slovacchia e Bosnia. Da domani questa massa di aria molto fredda dilagherà anche verso l’Egeo, tanto che come spesso accade in queste circostanze la neve tornerà a far la sua comparsa anche in Grecia. Secondo la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) febbraio 2025 sta facendo registrare un’estensione della copertura nevosa al suolo in tutto l’emisfero nord sopra le soglie della normalità. Sostanzialmente nelle ultime settimane di febbraio, questo stretching del vortice polare ha causato un aumento sostanziale dell’innevamento in tutto l’emisfero nord.
Il climatologo, Francesco Nucera di 3B Meteo, con una lunga spiegazione attraverso i suoi canali social, ha fatto sapere che questa situazione deve essere contestualizzata e che l’estensione del manto nevoso non dà indicazioni sullo spessore della neve. Al contrario tale dinamica può essere associata, come dimostrano diversi studi scientifici, al riscaldamento dell’Artico. Di seguito le parole del climatologo: “Attenzione a saper 'raccogliere le ciliegie'! Febbraio, nell'emisfero nord, registra un’estensione nevosa da record secondo i dati NOAA, con un recupero rapido rispetto alle settimane precedenti. Il vortice polare, allungandosi più volte, ha portato aria fredda a latitudini più basse. Tuttavia l’estensione della neve non ci dice nulla sullo spessore del manto nevoso: possiamo infatti avere un’estensione elevata ma con uno strato sottile. Per questo si usa lo SWE (Snow Water Equivalent), che quest’anno è si sopra la media ma non a livelli record. Buona notizia? Ni''.
''Un inverno con molta neve - prosegue Nucera - può portare sicuramente dei benefici a patto che la fusione avvenga in modo graduale e nei tempi giusti. E il problema sta nel 'Ni'. Meteo non è clima. Limitarsi all’aumento della neve a febbraio, senza considerare il trend generale, rischia di portare a conclusioni errate. La neve invernale da sola non è il vero indicatore dello stato del clima. È la neve primaverile a svolgere un ruolo cruciale per il bilancio idrico e i dati mostrano un calo costante dagli anni ‘60, con una fusione sempre più precoce che riduce i benefici di un inverno nevoso. E' giusto guardare alla quantità di neve caduta, ma è fondamentale contestualizzarla nel trend e capire quanto a lungo resisterà per garantire i suoi effetti positivi”.
ITALIA ANCORA NEL LIMBO METEOROLOGICO NEI PROSSIMI GIORNI
Per l’Italia, in generale, non è stato fino ad ora un inverno particolarmente nevoso, al contrario gli episodi di neve sono stati pochi e localizzati.
Per esempio sull'Appennino, solo grazie ad un normale peggioramento invernale durante lo scorso week end è tornata la neve sulle nostre montagne. Ancora oggi però la media della neve caduta si attesta notevolmente al di sotto di quella prevista da quella climatica di riferimento.
Questa situazione meteorologica farà si che la nostra Penisola continuerà ad essere lambita da correnti di aria relativamente fredda, che in ogni caso sui settori del versante adriatico manterranno tutto sommato le temperature nelle medie stagionali.
A prevalere sarà però l’alta pressione che non riuscendo a posizionare i propri massimi sul Mediterraneo, consentirà a delle masse di aria più umide di raggiungere la nostra Penisola causando anche qualche pioggia sulle regioni occidentali. Non si vedono al momento nel medio termine delle perturbazioni ben strutturate e capaci di riportare forte maltempo in Italia, anche se qualcosa potrebbe cambiare attorno ai primi giorni del mese di marzo. Di questo né riparleremo prossimamente.