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Ruspe sul ghiacciaio per la coppa del mondo di Zermatt-Cervinia, per il giudice "il fatto non sussiste": assolti tutti gli imputati

La contestazione riguardava la presunta realizzazione senza autorizzazione di uno sbancamento del ghiacciaio Teodulo per allestire il tracciato della pista per la coppa del mondo di sci Zermatt-Cervinia (poi non disputata in due occasioni per avverse condizioni meteo). La sentenza: "Il fatto non sussiste", tutti assolti gli imputati

di
Luca Andreazza
17 febbraio | 19:15
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Sono stati tutti assolti i quattro imputati nel processo sui lavori con la ruspa lungo la pista italo-svizzera che avrebbe dovuto ospitare la coppa del mondo di sci alpino Zermatt-Cervinia. Il giudice ha deciso che "il fatto non sussiste".

 

La procura di Aosta aveva chiesto una condanna a quattro mesi di arresto e 3.600 euro di ammenda per ciascuno. La contestazione riguardava la presunta realizzazione senza autorizzazione di uno sbancamento, lungo 330 metri e largo otto metri, del ghiacciaio Teodulo.

 

Per gli inquirenti si trattava di una pista di collegamento tra quella di coppa del mondo e la località Plateu Rosà, che non risultava nei progetti autorizzati. I lavori avrebbero, per l'accusa, violato l'articolo 181 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, cioè "Opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità". 

 

La pista Gran Becca parte ai 3.720 metri di quota della Gobba di Rollin, in Svizzera, e arriva ai 2.835 metri dei laghi di Cime Bianche, con un percorso in grande parte sul ghiacciaio e per due terzi in territorio italiano. La denuncia di alcune associazioni ambientaliste elvetiche aveva portato nell'autunno 2023 allo stop parziale di alcuni lavori.

 

Il giudice di Aosta, Maurizio D'Abrusco, all'esito del giudizio abbreviato in cui erano imputati Federico Maquignaz, presidente e amministratore delegato della Cervino spa, società che gestisce le piste italiane, il suo predecessore, Herbert Tovagliari, l'operatore della pala meccanica che ha scavato e lo svizzero Franz Julen, presidente del comitato organizzatore, ha sentenziato che il fatto non sussiste e sono stati tutti assolti.
   

Per due anni di fila la manifestazione che avrebbe dovuto rappresentare il lancio, possibilmente in grande stile, della stagione dello sci, è stata cancellata per condizioni meteo avverse, maltempo e assenza di precipitazioni. Le ruspe avevano lavorato sul ghiacciaio per cercare di sistemare il tracciato e l'intervento era stato considerato invasivo.

 

Attività che avevano sollevato interrogativi sul futuro della disciplina anche tra gli sciatori. Il francese Johan Clarey (Argento olimpico a Pechino 2022) aveva parlato di una “manifestazione senza senso e contro ogni logica ambientale, allestendo queste gare non credo si dia una buona immagine del nostro sport". Anche campioni del calibro di ShiffrinBrignoneKilde Pinturault hanno chiesto alla Fis di affrontare la crisi climatica per garantire anche alle giovani generazioni di praticare gli sport invernali.

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