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Attualità

"È come ritrovarsi a miliardi di anni fa quando il nostro pianeta si stava formando". Il servizio fotografico dall'Etna, dove lava e neve si toccano

"Ascoltare quel crepitio della lava che fonde la neve, delle rocce incandescenti che urtano tra loro, delle esplosioni stromboliane del sud est a poche centinaia di metri, è sicuramente qualcosa che scolpisce dentro di te un'emozione e ricordo indelebile". Il racconto fotografico (e non solo) di Emilio Messina, fotografo, guida naturalistica e documentarista che vive sull'Etna

di
Valentina Ciprian
17 febbraio | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

L’8 febbraio 2025 è iniziata un'eruzione effusiva sull’Etna e i media si sono riempiti di immagini spettacolari della colata lavica che si staglia sulle pendici innevate del vulcano. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) informa che la bocca eruttiva si trova a 3.050 metri di quota, alla base del cratere Bocca Nuova. La progressiva espansione del campo lavico viene costantemente monitorata sia da ricercatori sul campo, sia da numerose reti strumentali terrestri e satellitari. 

 

Nei giorni scorsi, il fenomeno ha attirato l'attenzione di diversi fotografi, che hanno condiviso sui social foto e video che ritraggono l'eruzione invernale da molteplici angolazioni, e di centinaia di curiosi (tant'è che il dirigente regionale della Protezione civile, Salvatore Cocina, ha detto che le strette strade di accesso erano intasate da macchine parcheggiate sui bordi in modo "selvaggio", e l’ha definita una "situazione di pericolo"). I Comuni della zona hanno emesso apposite ordinanze per vietare l'accesso alle aree interessate dal fronte lavico. 

 

In questa intervista, realizzata nei primi giorni dell'eruzione, Emilio Messina - fotografo, guida naturalistica e documentarista che vive proprio sull'Etna - racconta la sua esperienza a stretto contatto con il vulcano attivo più alto d'Europa. 

 

 

"Sin da piccolo ho cercato in tutti i modi di documentare quasi ogni respiro di questa montagna, cercando di spingermi in sicurezza più vicino possibile ai fenomeni vulcanici - ci racconta Emilio Messina -. Oltre l'Etna ho esplorato la Sicilia immergendomi nei suoi angoli più remoti per raccontarla attraverso i miei scatti e le mie riprese, dedicando all’isola diversi libri. La mia sete di esplorazione mi ha portato anche oltre, immortalando paesaggi incontaminati in giro per il mondo. Questo mi ha permesso di collaborare a numerosi documentari e programmi televisivi sia come divulgatore naturalistico che come pilota di droni, contribuendo a raccontare la natura da prospettive uniche. Ho vinto diversi concorsi fotografici, e i miei scatti delle eruzioni dell’Etna e di altri scenari straordinari sono stati pubblicati su libri, riviste e quotidiani di fama internazionale".

 

 

Cosa ti ha portato a realizzare le riprese fotografiche e video di questi giorni? Quali le difficoltà e le accortezze che hai avuto?

 

Catturare ogni momento di cambiamento di questo vulcano per me è diventata negli anni quasi una missione, osservare la primordialità di questi eventi, il cambiamento morfologico del nostro pianeta è un privilegio unico. Sicuramente per osservare e documentare eruzioni così da vicino non bisogna mai andare soli, io mi affianco sempre ad amici guide alpine che operano sull'Etna. Avvicinarsi alla frattura eruttiva sotto al cratere di sud est che fa piccole esplosioni stromboliane sicuramente da tanta adrenalina, ma bisogna stare il meno possibile lì sotto per cercare di immortalare con prudenza e rispetto questi fenomeni vulcanici. Raggiungere il punto della frattura non è stato semplice, sono diversi chilometri a piedi con un bel po' di dislivello su neve sporca di lapilli, da affrontare con le ciaspole e in condizioni talvolta anche proibitive come in altre montagne innevate, ma qui bisogna aggiungere che è un vulcano attivo. Quindi bisogna sempre osservare bene i crateri e vedere come si comportano prima di proseguire

 

 

Le immagini che circolano in queste ore hanno colpito l'attenzione di molti. Al di là dell'indubbia spettacolarità del fenomeno, sono rare o frequenti le condizioni che si stanno verificando sull'Etna?

 

L'Etna ci ha abituato ad eruzioni parossistiche imponenti, soprattutto negli ultimi anni. Fenomeni di grande intensità ma che durano poche ore. Invece questa frattura eruttiva in modo silente è qualcosa di un po' più raro. È qualcosa che l'Etna nella sua storia geologica ha fatto tante volte, ma indubbiamente è un fenomeno che non accade spesso. Per altro dura già da diversi giorni e non è facile prevedere quando e se si fermerà. So che l'Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, n.d.r.) monitora il più possibile l'evento, e per adesso fortunatamente è molto distante da centri abitati. 

 

 

Cos'hai provato nei momenti in cui stavi realizzando queste foto? Quali sono state le tue emozioni nel ritrovarti a vivere, prima che a immortalare, questa eruzione invernale?

 

Sicuramente sono momenti in cui ci si rende conto di quanto l'essere umano è piccolo davanti alla natura straordinaria e possente che muta continuamente. Ascoltare quel crepitio della lava che fonde la neve, delle rocce incandescenti che urtano tra loro, delle esplosioni stromboliane del sud est a poche centinaia di metri, è sicuramente qualcosa che scolpisce dentro di te un'emozione e ricordo indelebile. Indelebile perché è come ritrovarsi a miliardi di anni fa quando il nostro pianeta si stava formando. E se ci pensi e ti immedesimi capisci che è un privilegio unico ritrovarsi lì a seguire con gli occhi la lava che fuoriesce quasi in modo silenzioso e scorre via come un fiume.  

 

 

Ci sono altri momenti significativi che hanno lasciato il segno, nella tua esperienza a stretto contatto con l'Etna?

 

Sicuramente la prima volta che a 3 anni i miei genitori mi portarono a ridosso dell'area sommitale del vulcano, credo quella sia stata una sorta di imprinting unico e indimenticabile. Ma la volta che ricordo meglio è stata nel 1992, avevo 10 anni e sempre loro mi portarono a vedere il fronte lavico che avanzava verso Zafferana etnea e travolgeva le case rurali. Fu qualcosa che mi segnò per sempre perché lì capii che per combattere la paura del vulcano dovevo conoscerlo approfonditamente, documentarlo e studiarlo. Ebbi incubi per diversi mesi lo ammetto, sognavo che la lava circondasse casa poiché io abitavo nel paese limitrofo, Trecastagni, ma fu proprio quella voglia di conoscere l'Etna che mi fece superare poi negli anni il timore del vulcano.

 

 

Hai qualche consiglio (o raccomandazione) per chi, vedendo queste immagini, è facile che ne sia affascinato?

 

Sicuramente consiglio di non sottovalutare mai le montagne innevate e soprattutto la lava ed il vulcano in generale, nella loro estrema bellezza possono nascondere insidie imprevedibili, però solo se si va in zone attive non nelle zone sicure. In ultimo posso dire che sono immagini che ho potuto realizzare con il supporto di appassionati come me ed esperti conoscitori dell'Etna che nella loro lunghissima esperienza hanno vissuto tantissimi scenari simili. Raccomando prudenza e, se si volesse riuscire a vedere anche solo il fronte lavico a valle, di affidarsi a guide esperte. 

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