Le Prealpi bergamasche, così prossime a Milano e al suo hinterland, sono state fin dall’Ottocento una delle culle del turismo montano lombardo. Ampiamente infrastrutturate al riguardo, hanno poi subìto prima di altre zone la crisi del modello sciistico. Al contempo però rivelano grandi potenzialità per un turismo più consono alle attuali caratteristiche dei territori e alla realtà in divenire. A fronte di alcuni recenti progetti che vorrebbero perseverare con lo sci su pista a quote medio-basse grazie a ingenti finanziamenti pubblici e di contro alle numerose criticità socio-economiche locali, in zona ci si interroga su quale possa essere il futuro migliore per queste località. Per approfondire queste dinamiche ci siamo confrontati con il collettivo “TerreAlt(r)e”
La Confederazione Elvetica, nell’ottica del proprio percorso di transizione alle energie rinnovabili, ha deciso di sostenere la realizzazione dei primi grandi parchi solari sulle Alpi, impianti dotati di innegabili vantaggi energetici, ma che non mancano di criticità. Invece in Italia, il paese del Sole per eccellenza, al momento non c’è alcun dibattito al riguardo
Sono ormai numerosi gli studi scientifici che attestano la diminuzione delle precipitazioni nevose sulle nostre montagne al di sotto dei 2000 metri, realtà che nelle località sciistiche comporta un sempre maggiore affidamento alla produzione di neve tecnica (o artificiale) per la copertura delle piste. Il cambiamento climatico comporta un cambiamento del paesaggio montano e del suo aspetto, con versanti privi di neve anche in pieno inverno sui quali di frequente serpeggiano i nastri bianchi delle piste da sci. Ma possiamo chiamare "montagna" anche questa?
I Piani Resinelli sono senza dubbio una delle località più emblematiche delle Alpi lombarde. Oggi cercano di invertire una sorte altrimenti segnata anche grazie a "Resinelli Tourism Lab", che propone e sperimenta nuovi modelli di sviluppo turistico partendo da presupposti culturali differenti. Ne parliamo con Sofia Bolognini, co-fondatrice dell'associazione
Vi sono grandi dighe e infrastrutture idroelettriche che hanno radicalmente modificato la geografia e il paesaggio di numerosi valli alpine, ma pure alcune che lo hanno ugualmente cambiato con la loro assenza. In queste settimane di accesi dibattiti intorno al progetto della diga del Vanoi, uno dei nuovi impianti ipotizzati sulle montagne italiane, appare quanto mai emblematico il caso della “diga mancata” della Greina, in Svizzera, che “cambiò” a sua volta radicalmente il paesaggio nel quale doveva essere realizzata contribuendo alla sua tutela istituzionale, e non solo a quella
Esattamente trent’anni fa Alex Langer si chiedeva come poter rendere la conversione ecologica «socialmente desiderabile» e, dunque, fare in modo che la società civile prendesse coscienza piena del cambiamento climatico in corso attraverso la comprensione dei dati e dei moniti al riguardo della scienza. Le Alpi sono un territorio che più di altri lo sta subendo e rende manifesto: in Svizzera una possibile risposta alla domanda di Langer sta in un progetto che utilizza immagini e video impressionanti per mostrare come potrebbe essere il paese e le sue montagne tra 60 anni
Dal 2012 Alpes, che si definisce “Officina culturale di luoghi e paesaggi”, elabora e propone iniziative di matrice artistica e culturale appositamente studiate per i territori montani (ma non solo per questi) e personalizzate a ciascun contesto coinvolto. Intervistiamo Cristina Brusin, presidente dell'Officina Culturale Alpes
Oggi a Grindelwald, la celebre località svizzera capoluogo della regione dell’Oberland bernese, si va ad ammirare i grandi ghiacciai della zona grazie alla Ferrovia della Jungfrau, che sale fino a 3500 metri. Un secolo fa invece non c’era bisogno di salire così in alto: i ghiacciai di Grindelwald praticamente “bussavano” alle porte delle case del paese, caratterizzando allora come oggi uno dei paesaggi alpini più emblematici sia negli aspetti sorprendenti che in quelli inquietanti
Al netto dei dati che giungeranno sull’affluenza della stagione estiva in corso, il grande collegamento funiviario del “Matterhorn Alpine Crossing” che unisce Zermatt e Cervinia sorvolando i ghiacciai attorno al Cervino non ha conseguito ad oggi i risultati attesi. Molti danno la colpa di questo “flop” al prezzo eccessivo da sostenere per la traversata; tuttavia, al di là dell’aspetto meramente economico, viene legittimo porsi alcune domande sul senso di godere di tali esperienze unicamente tramite l’uso di mezzi meccanici. Si può veramente dire di essere stati in alta quota, così, oppure no?
Ormai da qualche anno si moltiplicano gli appelli del Soccorso Alpino a una maggiore consapevolezza nella frequentazione degli ambienti montani, tuttavia il numero degli incidenti escursionistici provocati da condotte superficiali sono in costante aumento e non solo sulle Alpi italiane. Nel frattempo numerose località montane vengono trasformate, con infrastrutture turistiche varie, in parchi giochi funzionali a una frequentazione meramente ludico-ricreativa senza che sia trasmessa alcuna comunicazione educativa e culturale circa l’ambiente montano, le sue peculiarità, i pericoli oggettivi. Forse tutti questi incidenti non siano da considerare così "accidentali"?
Fin da quando i primi articoli sono apparsi sulla stampa locale, la vicenda del progetto di sviluppo turistico del Monte San Primo, per il quale si vorrebbero riattivare impianti di risalita, piste da sci e innevamento artificiale a poco più di 1000 metri di quota, ha suscitato scalpore e innescato un dissenso sempre più ampio, che ha portato la vicenda alla ribalta della stampa internazionale. Nonostante ciò, gli enti pubblici che sostengono il progetto tirano dritto mentre cresce la richiesta di tutelare la montagna e al contempo di rilanciarne la frequentazione turistica sostenibile. Facciamo il punto della situazione con i referenti del Coordinamento “Salviamo il Monte San Primo”
L’Alpe Giumello è una micro-stazione sciistica dell’alta Valsassina, con due piccoli impianti di risalita dal futuro alquanto incerto ma dotata di grande e peculiare bellezza paesaggistica. L’associazione di volontari che ne gestisce la valorizzazione turistica, le cui buone pratiche sono state segnalate e lodate da Legambiente sul report “Nevediversa 2024”, ha da poco inaugurato una pista per il tubing, attrazione meramente ludico-ricreativa che ben poco sa valorizzare una località montana. È un intervento tutto sommato accettabile oppure un errore che andava evitato?