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Cultura

"Troppo spesso le amministrazioni prediligono modelli turistici prevedibili e ripetuti nel tempo e nello spazio". Cristina Busin racconta il progetto Alpes

Dal 2012 Alpes, che si definisce “Officina culturale di luoghi e paesaggi”, elabora e propone iniziative di matrice artistica e culturale appositamente studiate per i territori montani (ma non solo per questi) e personalizzate a ciascun contesto coinvolto. Intervistiamo Cristina Brusin, presidente dell'Officina Culturale Alpes

di
Luca Rota
03 settembre | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Dal 2012 Alpes, che si definisce “Officina culturale di luoghi e paesaggi”, elabora e propone iniziative di matrice artistica e culturale appositamente studiate per i territori montani (ma non solo per questi) e personalizzate a ciascun contesto coinvolto. Collaborando con enti pubblici e privati e grazie a un team di autori e artisti di vario genere, Alpes propone una nuova modalità di frequentazione della montagna basata sulla produzione di cultura che mira alla ri-conoscenza delle geografie dei luoghi, a beneficio tanto dei visitatori quanto dei residenti. Intervistiamo Cristina Brusin, presidente dell'Officina Culturale Alpes.

 

 

Cristina Busin, perché una “Officina Culturale” per la montagna? Come nasce Alpes e con quale missione?

 

Alpes nasce innanzitutto da un’esigenza (mia e di Luciano Bolzoni, con me socio cofondatore e direttore culturale): quello di vivere la montagna, e in genere il paesaggio che attraversiamo, in modo nuovo, più coinvolgente e che vada a sollecitare il maggior numero di curiosità e temi, lasciando ai frequentatori ampio spazio alle riflessioni, abbandonando quel “salire in cattedra” che spesso si riscontra in molte iniziative e che ritengo allontani più che sensibilizzare le persone. Il termine “Officina”, poi, ben rappresenta l’ambito definito dalla presenza di diverse personalità culturali ed artistiche affini che operano congiuntamente allo scopo di far risaltare ed emergere le peculiarità di ogni territorio. Una particolare cura nella progettazione fa in modo che ogni azione sia ritagliata “su misura” per ogni luogo in cui ci troviamo ad operare. Come detto, il termine officina «s. f. [dal lat. officina, da un prec. opificina, der. di opĭfex -fĭcis «operaio, artigiano», comp. dei temi di opus -ĕris «opera» e facĕre «fare»]», così si legge su un vocabolario, trovo sintetizzi molto bene l’idea della missione che vogliamo perseguire con le nostre proposte.

Cosa significa produrre cultura per la montagna, oggi?

 

Scinderei l’attività di produzione in due azioni: una prima azione è fatta di studi, ricerca, approfondimenti, relazioni, incontri, liberi scambi di idee e, perché no, curiosità personale; fondamentale in questo step è saper costruire reti di conoscenze professionali e non il più possibile affini. È il nostro punto di forza, quello che ci permette di attingere a contenuti e collaborazioni efficaci e uniche, e che permette di mantenere il “microcosmo” Alpes in equilibrio, in termini di collaborazioni attive.

La seconda azione, meno stimolante ma necessaria, è quella “politica”. È l’azione più ostica, che prevede incontri con gli amministratori di territorio, non solo per la presentazione dei progetti ma, soprattutto, per la ricerca dei budget necessari alla loro realizzazione; più l’azione proposta è condivisa maggiore è la forza con la quale gli enti proposti si adoperano affinché vengano reperiti i fondi necessari. Questo non avviene sempre con facilità perché non dipende quasi mai dalla qualità dei progetti realizzati, diversamente li avremmo realizzati tutti, ma spesso dal “ritorno” di immagine o di convenienza politica che gli stessi potenzialmente possono apportare a quell’amministrazione (e non tanto al territorio).

Alpes collabora spesso con gli enti pubblici dei territori di montagna, che non di rado vengono accusati di non supportare al meglio gli interessi delle zone che amministrano cedendo a modelli turistico-commerciali spesso decontestualizzati. Dal suo punto di vista privilegiato come vede la situazione al riguardo, e come si è evoluta negli anni di attività di Alpes?

 

Come dicevo poco fa l’azione politica è la parte più ostica. Come ha ben evidenziato lei nella domanda, troppo spesso ci troviamo di fronte ad amministrazioni di territori di montagna a cui piace “vincere facile”, prediligendo modelli turistici prevedibili e ripetuti nel tempo e nello spazio, pertanto inevitabilmente e aridamente decontestualizzati. Rincuorano però i molti esempi virtuosi, che sovente troviamo nei territori meno blasonati, non per questo meno meritevoli in quanto a bellezza e ricchezza di storia. Territori che hanno l’intelligenza e la voglia di investire nella loro unicità: in questo caso si perfeziona quella comunione di intenti che ci permette di realizzare cose interessanti.

Per contro, ed è il caso più deludente, è possibile dover gestire anche “involuzioni” rispetto a collaborazioni già consolidate nel tempo (o che si pensava fossero tali) dovute, banalmente, all’avvicendarsi dei referenti in seno alle amministrazioni, non sempre con la preparazione necessaria in grado di cogliere l’importanza della continuità e del valore di determinati progetti culturali.

Discorso a parte meriterebbe poi il faticoso aspetto burocratico, ma non basterebbe l’intero spazio disponibile per questa intervista.

Quali sono le attività di Alpes che nel tempo si sono rivelate più gradite dal pubblico? E in tal senso come si può intercettare l’interesse dei turisti in luoghi spesso totalmente vocati alla mera fruizione ludico-ricreativa delle loro montagne?

 

Sono due le attività proposte particolarmente gradite al pubblico: i cammini d’autore che Alpes propone e realizza già dal 2012, in cui l’esperienza del camminare in natura o in montagna è arricchita dalla presenza e accompagnamento di scrittori, musicisti, personaggi della montagna, climatologi eccetera, e le iniziative che vedono gli interventi antropici nei territori montani come protagonisti, in particolare quello che abbiamo chiamato “trekking architettonico” realizzato proprio in una delle località in cui il turismo è votato a fruizioni più ludiche o sportive (sci, bike), Cervinia. Grazie all’intervento di studiosi dell’architettura (in primis Luciano Bolzoni, autore di numerosi volumi al riguardo) e architetti compagni di lavoro di Alpes (ad esempio l’architetto Enrico Scaramellini, tra i progettisti “alpini” più apprezzati in ambito internazionale), è stato possibile avvicinare e far conoscere ai frequentatori della località ed al nutrito popolo di abitanti delle seconde case il ricco patrimonio architettonico esistente, firmato dai principali progettisti del Novecento. Però potremmo anche citare le iniziative legate all’epopea idroelettrica con l’accesso guidato a centrali e dighe, edifici abbandonati e riscoperti divenuti nuovi casi di studio come lo Sporthotel Paradiso di Gio Ponti in Val Martello, tra le montagne dell’Alto Adige. Io sostengo da tempo che il turista, o comunque il frequentatore della montagna, apprezza moltissimo la qualità e la novità, non va più sottovalutato ma accompagnato alla scoperta di nuove prospettive. Si deve avere solo il coraggio e l’apertura mentale di voler proporre eventi di questo tipo e i riscontri sono “certificati” e dimostrati, risultano sempre appaganti, il passaparola è garantito come la fidelizzazione… ma ci vuole coraggio e preparazione, ribadisco.

Alpes è un soggetto che lavora (non solo ma soprattutto) per le montagne, ma ha sede a Milano: così a suo modo mette in luce l’importanza della relazione che dovrebbe unire città e montagne italiane e invece troppo spesso le ha divise, con la prima che ha colonizzato la seconda in modi non sempre virtuosi. Quanto è culturalmente importante lavorare anche su questa relazione tra città e montagne, in ottica presente e ancor più futuro prossima?

 

Dopo qualche peregrinazione (Alpes in effetti nasce a Trento) io e Luciano abbiamo ritenuto che la nostra città, Milano, fosse la sede ideale per l’Officina. Apparentemente, ma solo apparentemente, lontana dai temi legati ad esempio al paesaggio e alla montagna, Milano è invece un bacino culturale immenso, e un punto di incontro di idee e di apertura mentale come credo pochi altri luoghi in Italia.

La domanda sottolinea bene anche l’altro aspetto fondamentale al riguardo, cioè la ricerca del legame che ha sempre unito le due realtà (città e montagna): è un’interdipendenza innegabile, magari non sempre virtuosa ma comunque un elemento di studio indiscutibilmente necessario per tenere mente e sguardo aperti senza limiti. Se ci focalizzassimo di più su questa relazione, sono certa, si riuscirebbe a comprendere il perché di certi contesti del presente e ipotizzare un futuro che tenga conto degli errori del passato e faccia di tutto per evitarli. D’altro canto, come affermiamo sempre noi, le montagne non hanno pareti.

 

(Tutte le immagini presenti nell'articolo, che fanno riferimenti ad alcuni degli eventi elaborati e curati negli anni dall'Officina Culturale Alpes, sono tratte dalla pagina https://www.facebook.com/Alpesorg)

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