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Cultura

"La terra si è aperta e li ha inghiottiti, signorina". Un reportage inedito racconta il disastro della Marsica, 110 anni dopo il terremoto

Un giovane ricercatore abruzzese ha scoperto e divulgato un inedito reportage che la giornalista inglese Beatrice Baskerville dedicò al terremoto che centodieci anni fa rase al suolo Avezzano e tanti altri centri della Marsica, causando la morte di oltre 30 mila persone

di
Luca Martinelli
17 gennaio | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

"La terra si è aperta e li ha inghiottiti, signorina". Inizia con queste parole l'inedito reportage che la giornalista inglese Beatrice Baskerville dedicò alla Piana del Fucino, in occasione del terremoto che centodieci anni fa rase al suolo Avezzano e tanti altri centri della Marsica, nell'entroterra abruzzese, causando la morte di oltre 30 mila persone.

 

Il testo - che fu titolato “The earth opened” - è stato ritrovato da Filiberto Ciaglia, assegnista di ricerca all'Università di Roma "La Sapienza", che l'ha reso pubblico con un articolo uscito il 13 gennaio 2025 sul quotidiano abruzzese il Centro. Ciaglia è originario di Collarmele, un altro dei paesi che subì enormi perdite come anche San Benedetto dei Marsi, Paterno, Ortucchio, Gioia dei Marsi, Cese dei Marsi e tante altre località della Piana e della Valle del Liri.

 

Baskerville trascorse quattro giorni nell’area per raccontare gli scenari post-disastro, "dando voce ai sopravvissuti e sostanziando con immagini vivide quel che restava, distrutto o vacillante, dei paesi sfiancati dall’evento sismico" scrive Ciaglia. Il suo articolo uscì il 6 marzo 1915 nel numero 3037 del settimanale Harper’s Weekly. A Journal of Civilization. Come racconta Ciaglia all'Altramontagna, "sta dentro una settimanale che era abbastanza ai margini rispetto alle riviste per le quali la stessa Baskerville lavorava come corrispondente, una pubblicazione minore che adesso però è una testimonianza importantissima, anche perché la letteratura sul 1915 è ormai abbastanza stratificata".

 

Nel suo articolo Baskerville invitò il lettore a figurarsi la naturalezza degli eventi, qualche attimo prima del sisma: "alle 7:55 l’impiegato del telegrafo aveva appena finito il suo rapporto e si era messo il cappello per andare a casa a dormire, la bella figlia di un medico locale aveva appena telefonato all’amica. I ritardatari si concedevano un ultimo sonnellino, un falegname sistemava la colazione sotto il suo banco, con l’intenzione di lavorare un po’ prima di mangiarla. Migliaia di persone iniziavano quel mercoledì di sole come tanti altri mercoledì passati".

 

Poi, toccò un punto importante nella descrizione della rovina, descrivendo "l’estrema remoteness dei villaggi più danneggiati, una lontananza che è anche isolamento dalle immediate possibilità assistenziali" spiega Ciaglia. "Nemmeno un dottore, un ufficiale o un soldato" scrive la giornalista inglese, nessuno poté prestare i soccorsi e i sopravvissuti scavarono a mani nude per giorni, lottando contro il tempo. Raccoglie e racconta la storia di un uomo di Cerchio, che si trovava a Roma al momento del terremoto. Avvicinatosi ai resti della sua abitazione riuscì a entrare in contatto con la moglie. Una voce flebile affiorò da qualche parte in profondità e l’uomo scavò per 36 ore a mani nude, dapprima da solo e poi in compagnia di un vicino. I due riuscirono ad avvicinarsi abbastanza per poterle passare qualcosa da bere, ma la donna non resistette quanto necessario ad essere estratta in vita.

 

Nella sezione dedicata al terremoto della Marsica sul sito del Dipartimento per la protezione civile, si legge questo: "All’alba del 14 gennaio, a ventiquattro ore dalla scossa, i primi soccorsi da Roma e dall’Aquila si fermano ad Avezzano, non riuscendo per giorni a raggiungere gli altri centri colpiti".

 

Baskerville, nel soffermarsi sulla lentezza dei soccorsi, denunciò i ritardi del Ministero dell’Interno, che suscitarono anche la rabbia del re: "Si rifiutarono di credere che cinquantaquattro città fossero state distrutte" e addirittura "un ordine per un reggimento di genieri che doveva partire per Avezzano la sera del 13 fu annullato all’ultimo momento".

 

La giornalista racconta anche l’arrivo del re, Vittorio Emanuele III, ad Avezzano, dando spazio all’appello di una donna in lacrime, che giunta davanti al sovrano gridò: "Tu sei il re; a te obbediranno e scaveranno, per tutti loro".

 

Ciaglia chiude il suo articolo citando le parole del grande scrittore marsicano Ignazio Silone, che nel 1947, eletto deputato all'assemblea Costituente, denunciò in quella sede i ritardi e i limiti della ricostruzione. Al cospetto dei ministri del tesoro e dei lavori pubblici, interrogati per sapere una volta per tutte "come e quando intendano che siano soccorsi i numerosi cittadini costretti da circa 32 anni ad abitare in penosa promiscuità e in baracche pericolanti, la cui durata al momento della costruzione, era stata prevista per pochi semestri".

 

L'articolo di Beatrice Baskerville del 1915

 

La foto d'apertura, "Refugee shelters, Avezzano, Italy. 1915", fa parte di una serie d'immagini reperibili sul sito dell'U.S Geological Survey

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