"Non sempre servono progetti grandi per avere successo". L'agricoltura per rivitalizzare terreni e comunità montane, da TerraViva a Lariomania
La Fondazione Cariplo ha sostenuto 67 progetti innovativi in 6 anni per un totale di oltre 15 milioni di euro di contributo. L'agricoltura diventa un modello di innovazione sociale
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
"L'agricoltura di montagna è sempre stata una dimensione economica di nicchia ma fondamentale per garantire l'articolazione paesaggistica che abbiamo ereditato dal passato", queste le parole di Mauro Varotto, professore ordinario di Geografia all'Università di Padova, componente del Comitato scientifico de L'AltraMontagna con all'attivo collaborazioni con il Club Alpino Italiano, Rete Montagna - Alpine Network, Itla - Alleanza Italiana per i Paesaggi terrazzati e autore di pubblicazioni di successo (La montagna che torna a vivere - Nuova Dimensione, 2013; Montagne del Novecento - Cierre, 2017; Montagne di mezzo. Una nuova geografia - Einaudi 2020). "Se vogliamo preservare questa eredità anche per altri scopi (turistici, patrimoniali, ecosistemici) dobbiamo continuare a garantire una presenza colturale in quota".
In questo senso rientrano i progetti sostenuti da Fondazione Cariplo nel corso degli anni. Iniziative peculiari che uniscono le tradizioni di un territorio, economia, agricoltura e turismo. Insomma, sostenibilità.
In quest'ottica, per poter garantire un futuro a chi oggi voglia tornare (almeno in parte) alla pratica agricola servono due ingredienti fondamentali. "In primo luogo il riconoscimento di una relazione effettiva e virtuosa delle colture con l'ambiente montano (oggi molte etichette di montagna nascondono produzioni che non hanno a che fare con la montagna oppure celano sistemi produttivi intensivi e impattanti che producono reddito ma anche pesanti ricadute sull'ambiente) e in secondo luogo una serie di regole e incentivi che favoriscano la multifunzionalità, la sostenibilità e l'integrazione tra attività colturali e altre attività sul territorio (penso ad esempio ad agevolazioni che favoriscano le aziende che si impegnano nella manutenzione agrosilvopastorale). Perché un'azienda che si occupa di scarpe o di occhiali non potrebbe anche fare produzione agricola?".
Dall’associazione fondiaria "Terraviva" promossa dalla Società di scienze naturali del Verbano Cusio Ossola in Piemonte a "Sol.Co Camunia" in Valcamonica per contrastare l'abbandono dei terreni e l'inserimento lavorativo, da "Lariomania" per rilanciare i sapori e i prodotti del lago di Como a "Tataricum" per rafforzare la tutela della agrobiodiversità (anche con la produzione brassicola), sono numerosi gli esempi virtuosi sviluppati più in quota.
Oltre a sviluppare un’agricoltura sostenibile, recuperare terreni e valorizzare il paesaggio, questi progetti si sono rivelati particolarmente interessanti anche per la valenza di innovazione sociale.
Parallelamente i progetti hanno permesso di approfondire ulteriori strade come la capacità di sviluppare una propria identità, creare un brand e confezionare delle esperienze ad hoc come visite, giornate nei campi e altre iniziative per raccontare la cultura, la storia e la tradizione dei luoghi.
“Non si tratta ovviamente di tornare a vivere di agricoltura, come nel passato - continua Varotto - ma di inserire l'agricoltura all'interno di un paniere di altre attività, all'interno delle quali possa svolgere un ruolo anche minoritario ma integrativo, orientato alla conservazione del paesaggio ereditato e alla sostenibilità".
Questi progetti sono solo alcune delle tante iniziative selezionate 2018 al 2021 nell'ambito del bando Coltivare valore e dal 2022 al 2024 con Ruralis.
Due azioni sviluppate da Fondazione Cariplo per promuovere un’agricoltura sostenibile e di qualità capace di creare una filiera corta e di rispondere ai bisogni delle comunità locali.
L’ente filantropico ha sostenuto in questi ambiti 67 progetti innovativi in 6 anni per un totale di oltre 15 milioni di euro di contributo.
Le iniziative sostenute con il bando Coltivare valore sono state in gran parte orientate a recuperare terreni in stato di abbandono, hanno portato alla riqualificazione di oltre 200 ettari, di cui circa 50 già rimessi a coltura (settembre 2024), spesso con metodi biologici. Più di 212 percorsi di inserimento lavorativo sono stati attivati, di cui molti a beneficio di persone in situazioni di svantaggio come persone con disabilità, migranti e persone con dipendenze.
Inoltre numerose attività hanno favorito la multifunzionalità agricola, includendo laboratori di formazione, ortoterapia e valorizzazione dei prodotti locali.
Con il bando Ruralis invece le realtà coinvolte hanno puntato su una maggiore integrazione tra agricoltura e capitale naturale per il recupero e la valorizzazione del paesaggio rurale.
I progetti sono in corso, con circa 40 ettari di terreni in attesa di essere riqualificati, 30 aziende agricole coinvolte e oltre 150 persone partecipanti a percorsi terapeutici e di inclusione lavorativa. L’incremento della formazione ha favorito la trasmissione di pratiche agroecologiche, coinvolgendo finora circa 60 agricoltori e operatori locali.
"La maggior parte delle volte non servono progetti grandi per avere successo, ma idee sviluppate bene. In questo senso il fare squadra e il costruire sinergie è una sfida che le piccole realtà montane devono affrontare, così come la capacità di saper superare resistenze e campanilismi che spesso impediscono proprio di mettere in valore, collaborando, la propria specificità", conclude Varotto.