Troppi incidenti in montagna, i soccorritori: "Attenzione, non è un luna park". Ma tra panchine giganti e ponti tibetani il messaggio è l'opposto
Ormai da qualche anno si moltiplicano gli appelli del Soccorso Alpino a una maggiore consapevolezza nella frequentazione degli ambienti montani, tuttavia il numero degli incidenti escursionistici provocati da condotte superficiali sono in costante aumento e non solo sulle Alpi italiane. Nel frattempo numerose località montane vengono trasformate, con infrastrutture turistiche varie, in parchi giochi funzionali a una frequentazione meramente ludico-ricreativa senza che sia trasmessa alcuna comunicazione educativa e culturale circa l’ambiente montano, le sue peculiarità, i pericoli oggettivi. Forse tutti questi incidenti non siano da considerare così "accidentali"?
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Dovunque sulle Alpi sono in costante aumento gli incidenti nel corso di normali escursioni – cioè occorsi a persone che vanno per sentieri più o meno facili, non che scalano e affrontano difficoltà alpinistiche. Il CNSAS nel 2023 ha effettuato 5.257 interventi per incidenti escursionistici su un totale di 12.349 missioni di soccorso, nel 2022 erano stati 5.083 a fronte di 10.347 missioni.
Questo preoccupante trend si registra anche in Svizzera, paese nel quale di sicuro la cultura della montagna è più sviluppata che in Italia. "Pensiamo che molte persone non siano consapevoli dei pericoli e non siano attrezzate a dovere e assumano troppi rischi", spiega a “Rsi.ch” Mara Zenhäusern, portavoce dell’UPI - Ufficio prevenzione infortuni: esattamente quanto va sostenendo da tempo il nostro Soccorso Alpino, mettendo in guardia dall’affrontare la montagna, anche quella apparentemente semplice, con poca consapevolezza e troppa superficialità.
Infatti Bruno Maerten, responsabile di BernaSentieri - zona est, sempre su “Rsi.ch” aggiunge: "La montagna può essere pericolosa, non è un parco giochi!". Ecco, appunto: la montagna non è un parco giochi. Eppure moltissime persone vi si comportano come se in quota stessero giocando, spesso manifestando comportamenti del tutto superficiali: d’altro canto se vai in un parco giochi questo fai, pensi a divertirti e in fondo è normale, il posto è fatto per quello.
Viene quindi sponteneo chiedersi: è solo un caso che da una parte si denunci la condotta scriteriata di molti gitanti montani e il conseguente aumento di incidenti, e dall’altra sulle montagne si continuino a realizzare parchi giochi – panchine giganti, ponti sospesi, percorsi-avventura, roller coaster, tubing, eccetera – che nulla fanno per educare le persone al giusto comportamento da tenere, anzi, contribuiscono (inevitabilmente, verrebbe da pensare) alla diffusione di condotte così superficiali e pericolose?
Il timore assai vivido è che non sia affatto un caso. Quelle pratiche turistiche, e le infrastrutture che di conseguenza vengono realizzate, rischiano di far credere a molte persone prive di una preparazione, pur minima, nei confronti dell’ambiente montano che contino solo l’adrenalina e l’effetto wow artificialmente riprodotti da quelle "giostre" ovviamente sicure e poi, scesi da lì, che si possa ritrovare la stessa adrenalina sui sentieri sentendosi allo stesso modo sicuri. Perché se la montagna è un parco giochi, che mai potrebbe accadere?
No, la montagna non è questo e i promotori di queste iniziative dovrebbero prendere coscienza di questo pericolo.
E' infine necessario ricominciare a educare le persone a una frequentazione consapevole dei territori montani. Perché evidentemente fino a oggi si è creduto che non servisse e invece serve eccome.