Morti sul Gran Sasso, ''17 telefonate per chiedere aiuto'' e poi il silenzio con vento, neve e freddo a bloccare i soccorsi: esposto dei familiari di una delle vittime
Che le condizioni climatiche sarebbero peggiorate e di molto era noto e infatti dal 23 al 26 dicembre è caduta tantissima neve e il vento ha superato più volte i 200 chilometri all'ora. I familiari dei due alpinisti morti dopo essere caduti nel Vallone dell'Inferno il 22 dicembre però chiedono risposte: due i dubbi
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di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
I familiari di uno dei due alpinisti romagnoli morti sul Gran Sasso nei giorni prima di Natale hanno presentato un esposto (come annunciato) alla Procura di Teramo per accertare che sia stato fatto tutto il possibile nei confronti dei loro cari.
Luca Perazzini e Cristian Gualdi sono morti sul Gran Sasso a dicembre del 2024. La triste vicenda si è consumata a ridosso delle feste di Natale, quando i due amici si erano recati sulla montagna più alta dell’Appennino per un’escursione. Proprio in quelle ore era previsto un deciso peggioramento delle condizioni meteo, tanto che dal 23 al 26 di dicembre era attesa molta neve sulle montagne appenniniche. Di fatto si è trattato, con molta probabilità, dell’unico episodio davvero invernale di questa stagione fino ad ora avara di precipitazioni nevose e freddo.
E così quel 22 dicembre si assistette a un cambio repentino delle condizioni meteorologiche con l'arrivo di venti fortissimi, neve e un notevole abbassamento delle temperature. I due alpinisti scivolarono nel Vallone dell’Inferno a circa 2700 metri di quota nel pomeriggio.
17 LE CHIAMATE AI SOCCORRITORI, MA LE CONDIZIONI DI MALTEMPO ERANO ECCESSIVAMENTE PROIBITIVE
Una volta avvenuto l’incidente, Cristian Gualdi, riuscì a mettersi in contatto con il 118, tanto che le telefonate tra lui e i soccorritori sarebbero state addirittura 17 dalle ricostruzioni dei familiari. Il primo contatto avvenne poco prima delle 15 del 22 dicembre, mentre l’ultimo alle 18:56. Il Soccorso Alpino e Speleologico insieme alla Guardia di Finanza tentarono, con delle squadre di terra, di raggiungere i due infortunati ma senza nessun esisto positivo per via delle condizioni meteorologiche eccessivamente avverse. La località non poteva neppure essere sorvolata dagli elicotteri, sia per la visibilità ridotta che per le raffiche di vento nettamente al di sopra dei 200 chilometri all'ora.
Le squadre di soccorso furono bloccate per giorni e sostarono all’Ostello di Campo Imperatore, attendendo una finestra di tempo migliore per tentare di raggiungere la località dove risultavano dispersi i due alpinisti. Alcune squadre del CNSAS furono costrette a passare il Natale a Campo Imperatore, non soltanto perché le condizioni meteo non accennavano a migliorare ma anche perché la funivia del Gran Sasso aveva subito un guasto proprio per via del maltempo.
Va specificato che, anche senza nessun tipo di problematica, la funivia per il forte vento non avrebbe comunque potuto svolgere l’esercizio. I corpi dei due uomini dispersi verranno recuperati solamente il 27 di dicembre, grazie all’ausilio delle squadre di terra e degli elicotteri che li individuarono sotto la neve e senza vita. Probabilmente le cause della loro morte sono da attribuire al congelamento e non all’incidente in sé.
I DUBBI DELLA FAMIGLIA DI UNO DEGLI ALPINISTI
Sin dai giorni successivi al ritrovamento dei due corpi, erano emersi alcuni dubbi da parte della famiglia di uno dei due alpinisti scomparsi. Non tanto per le dinamiche dell’incidente, che risultano piuttosto chiare, quanto per quello che è accaduto prima e dopo dell’incidente.
Il primo dubbio da chiarire, sempre secondo i familiari di una delle vittime, riguarda il posizionamento della segnaletica posto in corrispondenza di un bivio che precede il Vallone dell’Inferno. Località dell’incidente. Il secondo dubbio è sul fatto che sia stato fatto tutto il possibile per tentare di recuperare i due alpinisti.
ACCESO DIBATTITO NELL'OPIONIONE PUBBLICA
Proprio in queste ore, e in seguito alla notizia, nel web si è acceso un importante dibattito. Sono in molti a mostrare il proprio disappunto all’esposto presentato alla Procura di Teramo, soprattutto inerente al fatto che i soccorritori non abbiano fatto il massimo per tentare di salvare i due alpinisti. Altri invece ritengono che fare l’esposto sia stata una decisione saggia, in modo tale che la questione possa essere chiarita una volta per tutte.