In Giappone freddo e nevicata record: il cambiamento climatico non esiste? Dallo stretching del vortice polare al nostro inverno primaverile
In molti allora penseranno che se in Nord America, Asia e Balcani fa così freddo il cambiamento climatico non esiste. Un pensiero assolutamente errato, ecco perché
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di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Tra pochi giorni la stagione fredda lascerà il passo alla primavera, tanto che il primo di marzo l’inverno meteorologico potrà essere considerato concluso. In Italia ma in generale sul Mediterraneo centrale, il trend sembra ormai ben definito con inverni sempre meno incisivi e giornate di freddo e neve che si contano sulle punte delle dita. Alla base di tutto questo e a prescindere dalle motivazioni del cambiamento climatico, quello che ad oggi possiamo notare su scala emisferica è che in Europa il riscaldamento globale sembrerebbe avere degli effetti più importanti che negli altri continenti.
La volta scorsa parlavamo delle conseguenze dello stretching del vortice polare, del fatto che non si arriva mai ad una rottura dello stesso ma ad un suo allungamento che da letteratura porta gelo e neve su nord America, Asia e Europa orientale. Ed è stato proprio quello che si è verificato. In queste zone sono state registrate non soltanto delle temperature incredibilmente fredde, ma anche episodi di neve eccezionalmente intensi. Il Mediterraneo centrale e in generale l’Europa centro occidentale sono al contrario meta di correnti umide e miti.
In molti allora penseranno che se in Nord America, Asia e Balcani fa così freddo il cambiamento climatico non esiste. Un pensiero assolutamente errato e a confutarlo ci sono diversi studi, alcuni dei quali riportati anche recentemente dal climatologo Francesco Nucera di 3 B Meteo. Nonostante il riscaldamento globale il freddo e il gelo non sono scomparsi, ma si manifestano in modalità differenti rispetto al passato. Anche Asia e Nord America vivono mediamente episodi al di sopra delle medie climatologiche, come del resto evidenziano i dati climatici globali che mensilmente vengono elaborati. Però allo stesso tempo si nota come le ondate di gelo si manifestano con una intensità spesso molto importante e repentina per queste zone, con precipitazioni che risultano talvolta anche eccezionali.
Esempio di queste ore sono le incredibili nevicate che si sono abbattute in Giappone, ma anche quello che è accaduto la scorsa settimana in Canada con valori di temperatura da record.
Questo allungamento del vortice polare negli ultimi anni si sta verificando con costanza e non favorisce ondate di freddo verso il Mediterraneo, al contrario è sinonimo di un nuovo schema circolatorio che fa prediligere alle masse di aria fredda Asia, Nord America e aree balcaniche.
CHE INVERNO E’ STATO IN ITALIA?
Nel complesso molto mite, condizionato da pochissimi episodi freddi e nevosi e con tutte le mensilità al di sopra delle medie climatologiche di riferimento. C’è da specificare che il mese di febbraio ancora non è terminato, ma lo scenario che si prospetta anche nei prossimi giorni è piuttosto uggioso e nel complesso mite. Sulla falsariga di quello che è stato l’inverno fino ad oggi insomma. La mensilità che si è avvicinata maggiormente alle medie climatologiche del trentennio 1991-2020 è stato dicembre, che ha terminato con una anomalia media di +0.55°C.
Va rimarcato, infatti, che parte della mitigazione della stessa anomalia è dovuta ad una ondata di freddo, che in dicembre ha interessato i settori del medio e basso versante Adriatico portando anche delle abbondanti nevicate in alcune zone. Gennaio 2025 è risultato invece quasi del tutto innocuo, tanto che più che un mese invernale potrebbe tranquillamente essere catalogato come tardo primaverile sia per assenza di precipitazioni che per temperature davvero eccezionalmente miti. L’anomalia complessiva in Italia è stata di +1.76°C. Febbraio invece ancora deve concludersi, ma è destinato in ogni caso a terminare con un pesante segno + e senza nessun episodio degno di nota.
1 MARZO INIZIO DELLA PRIMAVERA METEOROLOGICA
Una conseguenza diretta del fatto che in inverno il vortice polare sia mediamente più forte, la stiamo vedendo anche in primavera quando le correnti zonali, al contrario, fisiologicamente rallentano e consentono una maggiore possibilità di avere delle incursioni di aria fredda verso il centro sud europeo. Non è infatti un caso che, sempre negli ultimi anni, le anomalie climatiche più fredde e in qualche caso anche con il segno meno le registriamo proprio tra marzo e maggio. Se alcuni continenti continuano a sperimentare episodi di freddo anomalo anche in un contesto climatico mediamente più mite, questo genere di schema circolatorio al contrario favorisce inverni più miti della norma in Europa.