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Ambiente

Guerra in Ucraina: la riduzione della superficie forestale è impressionante. Un dramma che si aggiunge alle perdite umane

In queste ore sull'Ucraina sembra soffiare un vento turbocapitalista. Durante la fase post-bellica sarebbe tuttavia necessario concentrarsi con attenzione sull’importanza degli ecosistemi forestali: potrebbe essere un primo passo per immaginare un futuro che, alle ingordigie economiche, prediliga valori come lungimiranza e ragionevolezza. "Forse da qui sono nate per la prima volta nell’uomo l’idea, il pensiero, la riflessione"

di
Pietro Lacasella
20 febbraio | 12:04
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Non le fucilate del vento, come in occasione della tempesta Vaia: a inizio Novecento fu la furia bellica a sconvolgere i boschi dell'Altipiano dei Sette Comuni. Racconta Mario Rigoni Stern durante la cerimonia per la laurea honoris causa in Scienze forestali e ambientali ricevuta dall’Università di Padova:

 

“I boschi, i nostri boschi di proprietà collettiva, che coprivano una superficie di quasi 23mila ettari e dei quali andavamo orgogliosi per la loro bellezza e per la ricchezza che sapevano dare, erano stati completamente distrutti sul 35 per cento del soprassuolo. Il 50 per cento era stato seriamente danneggiato e solo il rimanente 15 per cento era rimasto come si trovava all’inizio del 1915. Si può affermare quindi che sull’Altipiano non c’era angolo dove la guerra non avesse lasciato il suo segno. Su quanto era rimasto nel 1921, l’infestazione del bostrico colpì due terzi della superficie boschiva e si dovette procedere a radicale bonifica, raccogliendo e bruciando alberi divelti o abbattuti, e al taglio di circa 300mila alberi intaccati e altri 90mila da usare come esca”.

 

La storia – è triste constatarlo – si ripete: in Ucraina le ripercussioni drammatiche della guerra non si limitano infatti ad avere un impatto sulle vite umane e sulle infrastrutture civili, ma anche sull’ambiente.

 

Michele Torresani, ricercatore della Facoltà di Scienze agrarie, ambientali e alimentari dell’Università di Bolzano, in collaborazione con l’Università di Bologna ha sviluppato un sistema che ha permesso di stimare la perdita di superficie forestale in Ucraina dall’inizio del conflitto.

 

Si calcola una superficie complessiva di quasi 1.600 km2.

 

Dopo aver testato l’accuratezza del sistema di calcolo (basato sulla combinazione di immagini satellitari e intelligenza artificiale), i ricercatori delle due università hanno applicato l’algoritmo a immagini satellitari di tutto il territorio ucraino per gli anni 2022 e 2023.

 

“Confrontando questi dati con quelli precedenti l’inizio del conflitto – si legge su unibzmagazine – i ricercatori sono stati in grado di stimare la perdita di foreste nel Paese. I numeri sono impressionanti: oltre 800 km2 nel 2022 e oltre 771 km2 di foreste nel 2023 sono andati persi, per un totale di 1.579 km2, una superficie corrispondente a circa un quarto quella dell'Alto Adige”.

 

“Il dato più interessante – si legge ancora – è quello relativo alle aree colpite: le maggiori perdite si sono verificate nelle zone interessate dal conflitto, mentre le aree non direttamente coinvolte nei combattimenti non hanno riportato perdite significative di superficie boschiva, a dimostrazione dell’enorme impatto che la guerra ha avuto anche sull’ambiente. Le aree più colpite sono risultate essere quelle di Donets’k, Kyiv, Kharkiv, Kherson e Luhans’k, che sono infatti quelle al centro della guerra”.

 

A guastare le foreste sembrano essere stati principalmente gli incendi, spesso lasciati avanzare dalle truppe russe per ostacolare i soccorsi nelle zone colpite dal conflitto.

 

“La perdita di queste foreste – informa inoltre unibzmagazine – rappresenta una grave problematica: la frammentazione delle aree verdi, infatti, interrompe la comunicazione tra le specie che le abitano, riducendo la biodiversità e la resilienza degli habitat presenti sul territorio con conseguenze drammatiche per le funzioni ecosistemiche legate alle aree boschive”.

 

Alla riduzione della biodiversità si aggiunge anche quella dei servizi ecosistemici che i boschi possono fornire alle comunità.

 

"Il bosco è sì il bene di tutti, ma non è da tutti. Il bosco, cattedrale del creato. Le luci che filtrano dall’alto, i fruscii, i suoni, gli odori, i colori sono mezzi per far diventare preghiera le tue emozioni, da offrire senza parole a un Dio che non si sa. Forse da qui sono nate per la prima volta nell’uomo l’idea, il pensiero, la riflessione".

 

Così Rigoni Stern affermò, con il pragmatismo poetico che lo caratterizzava, durante quella memorabile lectio magistralis del 1998. In queste ore sull'Ucraina sembra soffiare un vento turbocapitalista. Durante la fase post-bellica sarebbe tuttavia necessario concentrarsi con attenzione sull’importanza di questi ecosistemi: potrebbe essere un primo passo per immaginare un futuro che, alle ingordigie economiche, prediliga valori come lungimiranza e ragionevolezza.

 

“Forse da qui sono nate per la prima volta nell’uomo l’idea, il pensiero, la riflessione".

 

 

Immagine in apertura: i boschi dell'Altipiano dei Sette Comuni dopo la Grande guerra

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