Sotto l'acqua, storie di invasi e di borghi sommersi: un nuovo libro di Fabio Balocco affinchè il passato serva da monito per il futuro
Fabio Balocco racconta il suo nuovo libro, in uscita in questi giorni, dal titolo "Sotto l’acqua - Storie di invasi e borghi sommersi". Un libro che racconta le "storie minime" di alcuni invasi realizzati nell'arco alpino occidentale che hanno comportato la soppressione di intere borgate
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“La scrittura del libro è guidata da una motivazione di carattere storico, relativa al quasi centenario di realizzazione di diverse dighe, e una legata invece l'attualità e alla potenziale realizzazione di nuovi invasi” così Fabio Balocco, scrittore e avvocato appassionato di terre alte, racconta il suo nuovo libro intitolato “Sotto l’acqua - Storie di invasi e borghi sommersi”.
Balocco ha sempre dedicato la propria attenzione all’ambiente naturale, e in particolare a quello montano: ha fondato una delle prime Commissioni Protezione Natura Alpina del Club Alpino Italiano e nel 1993 è stato tra i fondatori della sezione italiana della Commissione per la Protezione delle Alpi.
Nel ripercorrere la genesi del libro, Balocco racconta che questa è datata al 1997 quando scrisse un reportage “per la rivista Alp su alcuni invasi realizzati nell'arco alpino occidentale che avevano comportato la soppressione di intere borgate”. In particolare, spiega: “La mia attenzione fu rivolta alla diga di Castello (che sbarra il torrente Varaita a Pontechianale), la diga di Ceresole Reale, quella di Agàro vicino al Devero e poi, in Valle d’Aosta, la diga di Valgrisenche". In tutti questi casi, per la scrittura del reportage, Balocco racconta di essersi recato sul posto per intervistare le persone: “Negli anni ‘90 c'erano ancora delle testimonianze dirette, perchè sono dighe furono realizzate in un arco di tempo che va dal 1930 al 1950”.
“Realizzai questo reportage perché volevo ricordare che l’industrializzazione della pianura, che era il motore per la realizzazione dei grandi invasi per produrre appunto energia idroelettrica, aveva comportato anche delle conseguenze abbastanza gravi sulle popolazioni locali”.
Con il libro in uscita in questi giorni, racconta Balocco: “Volevo ricordare queste storie minime che ora, a distanza di anni, non vengono raccontate” e per farlo “dopo circa 30 anni ho voluto riprendere questo discorso e ampliarlo”. A spingerlo a lavorare a questa opera c’è stata anche “la ripresa di progetti di dighe nell'arco alpino, come ad esempio l’invaso che si intende realizzare in Val Soana, vicino al Parco nazionale del Gran Paradiso, o la diga del Vanoi, a metà tra Trentino e Veneto, che sarebbe un disastro ambientale non da poco”.
Le motivazioni che hanno portato alla scrittura di questo libro sono quindi da ricercarsi sia nel presente, e in particolare nei nuovi progetti di invasi sull’arco alpino, che nel passato e in particolare nel centenario della realizzazione di questi primi invasi “quasi tutti realizzati durante il fascismo”.
L’autore sottolinea: “È chiaro che al giorno d'oggi c'è una notevole differenza rispetto ad allora perché, ai tempi, questi invasi comportarono la sommersione delle borgate che racconto nel libro, oggi invece si parla di invasi che presumibilmente, a parte gli espropri, non comporterebbero la sommersione di nuovi abitati”. Tuttavia si tratta, da parte di Balocco, di “un monito a non considerare realizzazione di invasi per produzione idroelettrica o in funzione di alimentazione acqua per la pianura e per l'agricoltura, come qualcosa che non abbia delle conseguenze che possono essere anche drammatiche”.
Per la scrittura del libro, racconta Balocco: “Sono tornato sul posto e ho ampliato la mia visione rispetto al reportage degli anni '90, aggiungendo alcune storie relativamente all'invaso di Osiglia, nelle Alpi liguri che ha una storia veramente singolare perchè è stato realizzato e poi mai utilizzato". Nel testo sono presenti anche racconti come quello dell'invaso di Beauregard in Valgrisenche, realizzato dalla Società idroelettrica Piemonte negli anni ‘50 pur sapendo che lo sbarramento avrebbe poggiato su una paleofrana”. Infine, il libro si conclude con la storia di un invaso che non fu realizzato, sempre nelle Alpi Liguri, l'invaso di Badalucco in Valle Argentina “dove la popolazione letteralmente insorse contro la realizzazione dell'opera agli inizi degli anni Sessanta e l'ebbe vinta”.
“Si tratta storie minime - commenta Balocco - che però vale la pena ricordare per le future generazioni ma anche per la situazione attuale e soprattutto per ragionare sul fatto che qualsiasi opera dell'uomo anche nel campo delle energie rinnovabili ha sempre un impatto sull'ambiente sul territorio in questo caso addirittura sugli uomini. Io sono dell'opinione che prima di pensare a come produrre energia bisognerebbe pensare a dove questa energia viene utilizzata, al risparmio e alle modifiche necessarie al nostro modello di vita e consumo”.