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Ambiente

"Fare le cose di fretta non garantisce una decisione democratica". Milano Cortina 2026, "Giochi preziosi" che ci possiamo permettere?

Beatrice Citterio, ricercatrice in trasformazioni territoriali alla libera università di Bolzano, è ospite della nuova puntata di Un quarto d'ora per acclimatarsi, il podcast de L'AltraMontagna che approfondisce i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi le vive, le affronta e le studia

di
Sofia Farina
22 gennaio | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Le Olimpiadi Invernali 2026 interessano un’area molto grande, che si estende tra Milano e Cortina, da cui prendono il nome, e che comprende luoghi come Predazzo, Tesero, Bormio, Livigno, Anterselva e Verona, e interessano aree ecosistemiche, sociali ed economiche molto diverse tra loro.

 

Come accade spesso in occasione di questi mega eventi, sono numerosissimi i progetti approvati e realizzati, e molti di questi sono purtroppo frutto di processi decisionali, sociali e di verifica ambientale, accelerati e compressi.

 

Nella nuova puntata di "Un quarto d'ora per acclimatarsi", il podcast de L'AltraMontagna che approfondisce i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi le vive, le affronta e le studia, intervistiamo una persona che si sta occupando degli effetti e gli impatti delle olimpiadi di Milano Cortina sull’arco alpino da anni: Beatrice Citterio, ricercatrice in trasformazioni territoriali alla libera università di Bolzano.

"Sono arrivata a occuparmi di Olimpiadi partendo dallo studio dell''industria dello sci alpino, dalla ricerca sui suoi impatti, in particolare nella provincia di Bolzano, dove ho vissuto negli ultimi anni - racconta Citterio -. Ho iniziato subito a occuparmente con una chiave analitica, cercando di capire l'impatto pratico e concreto sul territorio dei giochi olimpici". Le sue ricerche relative a Milano Cortina 2026 non si estendo solamente all'Alto Adige, ma coprono l'intero (vasto) territorio coinvolto nel mega evento: "Ho subito constatato che le trasformazioni in ambito urbano seguivano la stessa linea di quelle che stavo osservando nelle vallate dolomitiche, essendo io stessa nata e cresciuta a Milano mi è risultato obbligato trattare questo tema in maniera orizzontale".

 

I primi risultati degli studi della ricercatrice sono stati presentati al pubblico tramite un prodotto cartaceo intitolato "Giochi preziosi". "La mia ricerca ha preso la forma di un tabloid di una quarantina di pagine che riassume gli strumenti con cui faccio ricerca quotidianamente - spiega Citterio - che sono sono fotografia, testo e tantissima ricerca online, soprattutto nei siti dei progetti dove ci sono le informazioni ufficiali riguardo le approvazioni istituzionali e burocratiche". Tuttavia, ci tiene a sottolineare che il suo "principale strumento di ricerca è la macchina fotografica perché permette di avere un supporto visivo per raccontare le ricerche e serve anche molto a me per ricordarmi il filone che sto seguendo e quello che ho visto". "Giochi preziosi", dunque, è un progetto editoriale con l'obiettivo di "dare la possibilità alle persone di farsi un'idea più complessa di cosa vuol dire ospitare un evento come le Olimpiadi".

"La grande problematica di questi grandi eventi è data dagli investimenti che smuovono e soprattutto dalla velocità con cui questi vengono mobilitati - spiega Citterio, parlando degli esiti delle proprie analisi -. Infatti, la velocità spinge le progettualità, gli investimenti e porta a fare le cose di fretta, e questo però porta a una ulteriore compressione dei procedimenti che portano alle valutazioni relative allo sviluppo di un'opera".

 

All'atto pratico, questa fretta, secondo la ricercatrice, fa sì che un'opera non utile al processo possa finire per non essere esclusa, o che venga giustificata con altre motivazioni, o che non venga sottoposta a una adeguata valutazione ambientale sociale, economica: "Le opere di cui parlo sono state approvate senza consultazione popolare attiva, con un periodo e delle modalità di consultazione formale molto ridotti non garantendo un processo decisionale democratico per capire cosa vogliano i residenti". Che poi, commenta "è la stessa cosa che è successa per l'effettiva assegnazione dei giochi: non è stato chiesto alle persone del posto se li volessero o meno, né in città che né in montagna".

Sul tema dei trend che la ricercatrice ha osservato in tutta l'area interessata dai giochi, Citterio dice: "I grandi investimenti in campo infrastrutturale, che in questo caso sono portati avanti, in larga parte, con fondi pubblici si inseriscono in dei contesti in cui sono già in atto processi di esclusione e di gentrificazione molto forte". E quindi, conclude: "Nonostante città e montagna siano spesso considerate come due ambienti quasi diametrali, in realtà questi processi sono molto comuni. Così come a Cortina o a Bormio la gente non si può più permettere di vivere in paese perché gli affitti sono troppo alti, così a Milano succede la stessa cosa nei quartieri principalmente colpiti dalle opere olimpiche, come Corvetto, o Porta Romana. E secondo me, prima si comprende la dimensione orizzontale di questi problemi, prima si riesce a comprendere meglio la dimensione di questi eventi".

 

Qui è possibile ascoltare la puntata, disponibile anche su tutte le principali piattaforme podcast (Spotify, Apple e Google Podcast, Audible):

 

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