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Ambiente

Sardegna in emergenza siccità: scatta un piano di razionamento. La cattiva gestione aggrava gli effetti della crisi climatica

La Sardegna sta attraversando una grave crisi idrica: 16 comuni collinari e montani si trovano con risorse idriche sufficienti per appena quattro mesi, e dal 27 gennaio scatterà un piano di razionamento che prevede la chiusura dell’acqua a giorni alterni. Non si tratta di un evento isolato, ma del risultato di una combinazione di fattori: il cambiamento climatico, la gestione non sempre ottimale delle risorse idriche e l’inefficienza delle infrastrutture esistenti

di
Sofia Farina
18 gennaio | 12:02
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

La Sardegna sta vivendo una delle crisi idriche più gravi degli ultimi anni. Ben 16 comuni collinari e montani si trovano con risorse idriche sufficienti per appena quattro mesi, e dal 27 gennaio scatterà un piano di razionamento che prevede la chiusura dell’acqua a giorni alterni. Questa situazione non è un evento isolato, ma il risultato di una combinazione di fattori: il cambiamento climatico, la gestione non sempre ottimale delle risorse idriche e l’inefficienza delle infrastrutture esistenti.

 

Emergenza siccità a gennaio

 

Secondo i dati forniti dal Tavolo di Crisi, convocato dalla Presidenza della Regione, i due principali invasi che alimentano l’acquedotto di Jann’e Ferru, Olai e Govossai, hanno riserve idriche ridotte a meno del 20% della loro capacità massima autorizzata. I 2,229 milioni di metri cubi disponibili sono ben lontani dalle necessità dei comuni di Nuoro, Fonni, Gavoi, Mamoiada, e molti altri del circondario. La scarsità di precipitazioni registrata negli ultimi mesi ha aggravato la situazione, portando il livello d’allerta alla fase di “pericolo”.

 

La situazione è stata giudicata così grave da spingere la Presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, a scrivere alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per chiedere lo stato di emergenza nazionale. Nel sistema degli invasi regionali, al 31 dicembre 2024, erano presenti solo 750 milioni di metri cubi d’acqua, pari a circa il 41% del volume autorizzato.

 

La Presidente Todde ha sottolineato come i fenomeni siccitosi degli ultimi anni, uniti a deflussi ridotti nei mesi autunnali, non abbiano permesso di ripristinare le scorte idriche. La richiesta di mezzi e poteri straordinari mira a garantire una risposta efficace e tempestiva a una crisi che sta mettendo in ginocchio non solo il settore idropotabile, ma anche quello agrozootecnico.

 

Olzai: un esempio di gestione virtuosa

 

In questo panorama di emergenza, spicca il caso di Olzai, un piccolo comune della Barbagia che non conosce crisi idriche. Grazie a una gestione autonoma delle risorse idriche, Olzai può contare su 22 sorgenti, 7 pozzi, 17 depositi e due condotte di adduzione che forniscono circa 90.000 metri cubi d’acqua all’anno. Questo sistema, progettato e mantenuto dai cittadini e dall’amministrazione locale, permette non solo di garantire acqua in abbondanza, ma anche di risparmiare rispetto ai costi di Abbanoa: 156 euro ogni cento metri cubi d’acqua consumata.

 

Olzai è parte di un gruppo di 24 comuni, riuniti nell’associazione Gasi (Gestioni Autonome Servizio Idrico), che rappresentano un modello alternativo al gestore unico. Questa gestione virtuosa è il risultato di una visione lungimirante e di investimenti che mettono al centro il bene comune e l’autonomia delle comunità locali. Non a caso, il sindaco di Olzai, Maria Maddalena Agus, si sente privilegiata rispetto ai colleghi di Gavoi, Ottana e Nuoro, costretti a fronteggiare razionamenti e investimenti d’emergenza.

 

Crisi climatica e malagestione: un mix pericoloso

 

La siccità in Sardegna non è più un evento eccezionale, ma un fenomeno che si ripete con sempre maggiore frequenza e intensità. Le precipitazioni irregolari e spesso insufficienti sono una delle conseguenze dirette del cambiamento climatico, che sta trasformando il Mediterraneo in una delle aree più vulnerabili al riscaldamento globale.


Fotografia di Pietro Lacasella

Oltre al clima, pesa una gestione inefficiente delle risorse idriche. Gli invasi artificiali, che rappresentano la principale fonte di approvvigionamento, soffrono per perdite e mancata manutenzione. Abbanoa, gestore unico del sistema idrico regionale, sta affrontando una campagna straordinaria di ricerca perdite e miglioramento delle infrastrutture, ma la crisi attuale richiede soluzioni più rapide e strutturali.

 

Non solo la politica regionale è chiamata ad agire: Coldiretti Sardegna ha richiesto un piano pluriennale che trasformi la gestione emergenziale in una programmazione strutturale. In una lettera alla Presidente Todde, l’associazione agricola ha evidenziato come la crisi idrica stia causando danni economici ingenti, aggravati da criticità croniche quali dispersioni idriche del 50% e l’obsolescenza delle infrastrutture. Tra le proposte, spiccano l’ammodernamento delle reti, nuove dighe, sistemi di interconnessione tra bacini e un rafforzamento delle assicurazioni agricole per tutelare le aziende colpite.

 

Uno sguardo al futuro: la speranza che danno i modelli meteorologici

 

Nonostante la gravissima emergenza, c'è una luce di speranza all’orizzonte. Le previsioni meteorologiche per il fine settimana indicano l’arrivo di un importante evento pluviometrico. Si attendono accumuli fino a 300/400 mm di pioggia in 72 ore sui settori orientali dell’isola, particolarmente colpiti dalla siccità. Queste precipitazioni potrebbero alleviare, almeno temporaneamente, la crisi idrica e riportare i livelli degli invasi a una soglia di sicurezza.

 

L’arrivo della pioggia, per quanto provvidenziale, non deve però distogliere l’attenzione dalla necessità di interventi strutturali. La Sardegna ha bisogno di un nuovo modello di gestione idrica, ispirato a casi virtuosi come quello di Olzai, e di un impegno collettivo per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico.

 

Infine, vale la pena ricordare che l'arrivo di ingenti precipitazioni su un terreno che ha subito condizioni siccitose per lungo tempo spesso costituisce la miccia per lo sviluppo di situazioni alluvionali e di rischio idrogeologico. Infatti, la protezione civile ha diramato un allerta di codice giallo per rischio idrogeologico nella aree di Iglesiente, Campidano, Montevecchio Pischinappiu, Tirso e Logudoro, e di arancio, invece, sempre per rischio idrogeologico sulle aree Flumendosa Flumineddu e Gallura.

 

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