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Ambiente

Sulle piste è "finalmente tornata una condizione normale"? Lo afferma il presidente della Toscana, ma la neve sull'Abetone è ormai un'eccezione

La condizione normale richiamata da Eugenio Giani non esiste più, come evidenziano da tempo i ricercatori impegnati a misurare la cosiddetta "linea della neve sciabile", cioè la sicurezza di una stagione di almeno 100 giorni con una altezza delle neve naturale al suolo di 30 centimetri

di
Luca Martinelli
15 gennaio | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Domenica 12 gennaio, la neve aveva già abbandonato buona parte delle cime toscane dell'Appennino tosco-emiliano: poche strisce sopravvivevano sul crinale del Libro Aperto, ben visibili anche dalla piana tra Pistoia e Prato. A prenderne atto, pochi giorni prima, anche la pagina We Love Abetone, gestita da una guida ambientale ed escursionistica: "Purtroppo le piogge e le alte temperature di questi giorni hanno fuso la neve per le ciaspolate. Questa domenica (12 gennaio, n.d.a.) vi proponiamo un trekking al Libro Aperto con il pranzo nel bosco!". Un'offerta, tra l'altro, stimolante, per un itinerario di 10 chilometri e con 600 metri di dislivello, che si ripete anche domenica 19 gennaio.

 

 

A fronte di quanto è accaduto, risulta un po' surreale, a distanza di appena due settimane, il video pubblicato dalle piste dell'Abetone dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani: "Che spettacolo vedere tante gente sulle piste perfettamente innevate" spiega. Richiama anche il Covid-19, "quando la neve c'era ma non si poteva sciare [perché] il distanziamento sociale non lo permetteva". Giani ricorda poi gli ultimi due anni, in cui la neve non è caduta a sufficienza, per poi scivolare nel negaziosnimo climatico: "Finalmente ritornare alla condizione normale" afferma, quella che permette di valorizzare appieno il territorio, la sua vocazione.

 

 

La condizione normale richiamata da Giani, però, non esiste più, come evidenziano da tempo i ricercatori impegnati a misurare la cosiddetta "linea della neve sciabile" (LAN), cioè la sicurezza di una stagione di almeno 100 giorni con una altezza delle neve naturale al suolo di 30 centimetri: per quanto riguarda le Alpi italiane, già nel 2007 l'OCSE indicava la LAN a 1.500 metri sul livello del mare. Eppure, in un contesto del genere, la Regione Toscana invece di lavorare per introdurre e promuovere nuovi modelli turistici, per accompagnare i cittadini di queste località in una necessaria transizione che ha bisogno di un periodo di "educazione", parla di normalità di fronte a una ormai eccezionale nevicata che permette di aprire gli impianti a fine dicembre. Di più, Regione Toscana finanzia per oltre 5 milioni di euro un nuovo impianto di risalita, tra la Doganaccia (una località nel territorio del Comune di Abetone Cutigliano) e il Corno alle Scale, e per altri 2 milioni di euro "completamente innevamento" e "acquisto innevamento" per il comprensorio dell'Abetone e di Cutigliano.

 

 

Soldi in grado di alimentare la frustrazione degli abitanti della montagna, che dovrebbero essere guidati a comprendere che il mondo in cui sono cresciuti non esiste più. Altrimenti, com'è accaduto negli incontri del laboratorio partecipativo “La montagna pistoiese e i suoi equilibri tra progettualità

strategiche e tutela dell’ambiente”, si troverà sempre una maggioranza pronta ad affermare che "l’impianto è necessario per lo sviluppo del territorio".

 

 

Prima di postare spot su Facebook, il presidente della Regione potrebbe quanto meno dare un'occhiata alle statistiche Istat, che offrono alcune chiare indicazioni. Lo ha fatto Matteo Cicirello, uno studente del corso di Laurea magistrale in Progettazione e Gestione dei sistemi turistici mediterranei dell'Università degli Studi di Pisa - Fondazione Campus, che a dicembre ha discusso l'elaborato "Cambiamento climatico e gli effetti sui territori montani: futuro del turismo della neve in Toscana".

 

 

"I dati raccolti evidenziano una relativa stabilità delle tendenze tra il 2010 e il 2017, anno che fa registrare un 'picco negli arrivi' e segnare il record storico di 301.913 arrivi, con una variazione percentuale annuale a +9,31 rispetto al 2016. Il picco di presenza, invece, si era registrato nel 2011, con un massimo di 1.075.193 pernottamenti. Emerge, tra l'atro, la progressiva riduzione della durata media del soggiorno: 'Se nel 2010 si faceva registrare un valore di 3,63 notti, nel 2023 l’indicatore segna un valore di 2,80 notti'", spiega la tesi. Cicirello può facilmente descrivere come "calo drastico" quello visibile tra il 2017 e il 2023 (e pari a -66,95% negli arrivi e a -69,81% nelle presenze rispetto al 2017) e questo suggerisce, a lui, "che la crisi post-pandemia, insieme ad altri fattori globali come probabilmente il cambiamento climatico e il mutare delle preferenze dei turisti, abbia aggravato la situazione". Per Giani, invece, è tutto normale. Perché quel giorno c'è il sole e lui è andato a sciare.

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