Contenuto sponsorizzato
Ambiente

La neve fonde troppo rapidamente sugli Urali e crea devastazione: rottura di una diga a Orsk e più di 100.000 persone evacuate in Russia e Kazakistan

Il rapido scioglimento della neve sulla catena montuosa degli Urali ha portato diversi fiumi della zona, tra cui l'Ural, il terzo più grande d'Europa, a ingrossarsi a tal punto da rompere due dighe e costringere all'evacuazione più di 100.000 persone

di
Sofia Farina
12 aprile | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

La scorsa settimana, diversi fiumi, tra cui l'Ural, il terzo più grande d'Europa, hanno rotto gli argini a seguito dell'ingrossamento determinato dal rapido scioglimento della neve sulla catena montuosa degli Urali.

 

L'Ural scorre attraverso la città di Orsk in Kazakistan e poi nel Mar Caspio e le inondazioni hanno colpito diverse aree del Kazakistan settentrionale e della Russia meridionale dove interi villaggi sono stati inghiottiti dai fiumi straripati, molte dighe e serbatoi sono pieni, altre non hanno resistito e sono state rotte. Migliaia di persone hanno dovuto abbandonare le loro case nella Russia meridionale e i funzionari Kazakistan hanno dichiarato che il numero di sfollati ha superato i 100.000. Secondo i media locali, circa 7.000 case di Orsk sono state allagate e più di 4.000 persone sono state evacuate dalla regione di Orenburg, dove il livello dell'acqua ha superato il livello critico di 9.3 m e continua a salire.

 

L'inondazione è stata descritta come la peggiore che abbia colpito la regione negli ultimi 80 anni: il livello dell'acqua nel fiume Ural vicino a Orenburg è salito a oltre 10 metri, come ha riferito l'agenzia di stampa Ria, ben al di sopra del suo punto di rottura.  Una residente a Buzuluk, nella regione di Orenburg, ha dichiarato al The Moscow Times: "L'acqua ha raggiunto anche la stazione di pompaggio. Si tratta probabilmente del livello d'acqua più alto dalla sua costruzione nel 1905, perché la stazione è stata costruita nel punto più alto per evitare le inondazioni". Mentre, sempre secondo i media nazionali, nella città di Novotroitsk,  270 chilometri a est di Orenburg, diverse strade sono state evacuate a partire da lunedì dopo che l'acqua è straripata da una diga locale costruita nel 1957.

 

La pagina Twitter "SatWorld" ha pubblicato un confronto tra le immagini satellitari della zona interessata dagli allagamenti catturate il 9 e l'11 aprile che mostrano con grande chiarezza l'entità del fenomeno.


Fonte: SatWorld su Twitter

Si ritiene che il disastro sia stato provocato da un'improvvisa ondata di caldo che ha causato un massiccio scioglimento delle nevi negli Urali e in alcune zone della Siberia e la cattiva notizia è che secondo gli istituti di meteorologia locali i livelli dell'acqua nella regione di Orenburg non si stabilizzeranno fino alla fine del mese. E così, mentre gli utenti di Internet e le celebrità raccolgono fondi per cibo, vestiti e prodotti per l'igiene per le vittime dell'alluvione, gli esperti avvertono che il disastro nella regione di Orenburg è solo un'anteprima di ciò che accadrà con l'aggravarsi dei cambiamenti climatici.

 

"Il disastro di Orsk è una classica illustrazione del cambiamento climatico globale che alimenta eventi meteorologici estremi più frequenti e distruttivi, tra cui le inondazioni" ha dichiarato un climatologo russo al Moscow Times. L'esperto ha sottolineato come il cambiamento climatico in atto sia attualmente molto sottovalutato nel proprio paese: "Gli scienziati stanno lanciando l'allarme, ma lo stanno facendo all'interno della loro bolla. E coloro che dovrebbero prendere decisioni sull'adattamento al clima non li ascoltano". A conferma di quanto dichiarato dall'esperto, Roshydromet, il servizio statale russo di meteorologia e monitoraggio ambientale, aveva già avvertito in un rapporto del 2022 che il distretto federale russo del Volga, che comprende la regione di Orenburg, è a rischio di pericolose inondazioni a causa dell'aumento del deflusso dei fiumi durante la primavera.

 

L'espero ha inoltre fatto notare come la diga crollata a Orsk non sia stata costruita tenendo conto degli effetti del cambiamento climatico: "Abbiamo bisogno di una nuova politica climatica che incorpori approcci completamente nuovi alle infrastrutture e alla protezione della popolazione. Viviamo in condizioni nuove, le condizioni di una crisi climatica".

 

Nel frattempo, gli aiuti hanno iniziato ad arrivare nella regione: sono già state consegnate 35 tonnellate di cibo, acqua, prodotti per l'igiene e forniture mediche. La situazione rimane però molto tesa: i russi che vivono nella città meridionale di Orsk chiedono al governo un risarcimento per i danni causati dalle inondazioni alle loro case dopo lo scoppio della diga. Si dichiarano arrabbiati per le accuse di aver ignorato gli ordini di evacuazione e per l'insufficienza delle difese contro le inondazioni costruite nel 2010. È infatti in corso un'indagine penale per indagare su presunte violazioni edilizie che potrebbero aver causato la rottura della diga.

 

Il malcontento ha portato l'8 aprile i residenti di Orsk, indignati per l'inazione delle autorità, a minacciare la secessione dalla Russia. In particolare, gli abitanti della città hanno accusato le autorità russe, che hanno organizzato rapidamente la fornitura di acqua al territorio della Crimea occupata mentre la popolazione di Orsk è stata abbandonata a se stessa.

 

 

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Sport
| 23 gennaio | 20:00
L'aumento delle temperature si può anche misurare in secondi? A Garmisch-Partenkirchen sì: 30
Cultura
| 23 gennaio | 19:00
Fu autore di un’intensa attività esplorativa condotta, negli anni a cavallo fra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, sulle montagne che oggi rientrano nel Parco Naturale delle Dolomiti Friulane. Ne parlano Eugenio Maria Cipriani e Luca Calvi nel libro "In terra incognita" (verrà presentato a Vicenza martedì 28 gennaio)
Cultura
| 23 gennaio | 18:00
È possibile esplorare il processo socio-culturale che ha portato alla formazione del paesaggio? Al Castello di Novara 70 opere d'arte ci accompagnano lungo un percorso durato quasi cento anni
Contenuto sponsorizzato