I corpi e gli oggetti che riemergono dai ghiacciai non sono prove a sostegno delle tesi negazioniste sul cambiamento climatico
Una tesi che periodicamente emerge è quella che il ritrovamento di un corpo o di un manufatto di un epoca passata, all'interno del ghiacciaio, sia prova della minore estensione del ghiacciaio stesso in tale epoca, e dunque del fatto che il ritiro dei giganti bianchi sia in realtà parte di un ciclo che non dovrebbe destare preoccupazione. Il glaciologo Giovanni Baccolo spiega perché non è vero
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Leggere i commenti alle notizie relative alla fusione dei ghiacciai, al loro ritiro e in particolare a quello che emerge, periodicamente, da essi, è un esercizio estremamente utile per capire quali sono i dubbi e le incomprensioni più diffuse sul cambiamento climatico.
In particolare, una tesi che periodicamente emerge (come i corpi dai ghiacciai) è quella che il ritrovamento di un corpo o di un manufatto di un epoca passata, all'interno del ghiacciaio, sia prova della minore estensione del ghiacciaio stesso in tale epoca, e dunque del fatto che il ritiro dei giganti bianchi sia in realtà parte di un ciclo "normale" che non dovrebbe destare preoccupazione.
Per spiegare come mai questo non è vero, abbiamo intervistato Giovanni Baccolo, glaciologo, ricercatore e docente presso l'Università di Roma Tre e membro del Comitato Scientifico de L'AltraMontagna.
"Periodicamente salta fuori che se viene trovato un corpo o un manufatto di una certa epoca, magari in una certa posizione del ghiacciaio - racconta Baccolo - e alcuni interpretano la notizia pensando che si tratti della prova che nel momento in cui quel corpo, quel manufatto è rimasto intrappolato nel ghiacciaio, il ghiacciaio dovesse essere molto meno esteso di quanto non sia oggi, perché oggi il ghiacciaio ritirandosi rivela queste cose".
Il glaciologo spiega che "questo ragionamento avrebbe anche senso se i ghiacciai fossero dei corpi statici, infatti chi fa questo tipo di interpretazione dimentica che ghiacciai si muovono". Conseguentemente, continua: "In realtà questi oggetti, quando sono rimasti intrappolati nel ghiacciaio non sono rimasti intrappolati nello stesso punto in cui oggi sono ritrovati, ma sono rimasti intrappolati a monte, molto a monte, magari un centinaio di metri più in alto e il ghiacciaio lentamente muovendosi ha portato questi oggetti, questi corpi verso la fronte".
Questo vuol dire che: "Anche se un ghiacciaio avanzasse, o rimanesse stabile, alla lunga i corpi, tutto ciò che è intrappolato al suo interno, sarebbe restituito alla fronte, proprio perché nel suo muoversi, nel suo progredire verso valle, il ghiacciaio trasporta ghiaccio, sedimenti, ma anche tutto ciò che è contenuto al suo interno lo trasporta verso valle".
In conclusione "trovare corpi o oggetti alla fronte non è assolutamente indicativo di una peggior situazione dei ghiacciai all'epoca dell'intrappolamento".
A dire il vero, una considerazione che possiamo fare su questi ritrovamenti è che "se i tassi di fusione e di ritiro sono così alti, come succede in questi anni, è chiaro che questi ritrovamenti diventano molto frequenti, semplicemente perché ogni anno perdiamo grandi quantità di ghiaccio e quindi tutto quello che vi era intrappolato viene restituito". Conclude il glaciologo: "Il legame che c'è tra questi ritrovamenti, la loro frequenza e il cambiamento climatico, è questo. I ghiacciai fanno il loro mestiere, si muovono e trasportano verso valle tutto ciò che raccolgono a monte, restituendola alla fronte".