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Ambiente

'Food for profit', il docufilm sull'industria della carne, al rifugio Marchetti: "Siamo attenti a dove prendiamo le cose. Ottenuto anche il marchio di Eco Ristorazione"

Il docufilm che sta girando l'intera penisola (e non solo) realizzato da Giulia Innocenzi e Pablo d'Ambrosi per mostrare "il filo che lega l’industria della carne, le lobby e il potere politico" arriva anche al Rifugio Marchetti sul Monte Stivo, in Trentino. Il suo gestore, Alberto Bighellini, ci racconta perché

di
Sofia Farina
16 aprile | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Il chiacchieratissimo documentario “Food for profit” che a qualche settimana dalla premiere ufficiale, continua a girare l’Italia con un calendario fittissimo di proiezioni e conseguenti dibattiti e approfondimenti, a breve raggiungerà anche i 2012 metri di quota con una proiezione sul Monte Stivo, in Trentino.

 

“Con il rifugio da sempre cerco di proporre delle serate culturali, con temi spesso connessi all'emergenza climatica all'eticità dei comportamenti che tutti possiamo adottare” racconta Alberto Bighellini, gestore del Rifugio Marchetti sul monte Stivo. 

 

La spinta a rendere il rifugio anche un luogo di condivisione di idee e conoscenze, racconta Bighellini, è costitutiva alla sua attività di gestore: “Siccome abbiamo un uditorio abbastanza vasto perché il rifugio Stivo è un rifugio molto frequentato, in un luogo che piace, oltre all'accoglienza, che è già impegnativa, fin dalla presentazione del progetto di gestione, ho scelto di includere anche delle serate culturali, per cercare anche di diffondere delle informazioni e delle conoscenza che mi stanno particolarmente a cuore”.

 

“Non so se definirla una “missione” - commenta il rifugista - ma qualsiasi cosa sia sono contento quando i rifugi investono anche su questo aspetto, quando si rendono anche presidi culturali, luoghi dove dare spazio all’informazione, al ragionamento e alla discussione”. 

 

Il documentario scelto per la prossima proiezione, il 27 aprile, è Food for Profit, che si definisce “il primo documentario che mostra il filo che lega l’industria della carne, le lobby e il potere politico”. Il film realizzato da Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi infatti mette “al centro i miliardi di euro che l’Europa destina agli allevamenti intensivi, che maltrattano gli animali, inquinano l’ambiente e rappresentano un pericolo per future pandemie”. Il documentario investigativo porta chi lo guarda “in un viaggio illuminante e scioccante in giro per l’Europa” che comprende anche “confronti con allevatori, multinazionali e politici”.

 

Come racconta Bighellini: “La scelta di questo documentario è dovuta a vari fattori: sicuramente è un film che crea dibattito, l’ha creato anche tra noi rifugisti che l’abbiamo guardato prima di proiettarlo, e soprattutto racconta un tema molto importante come quello della produzione su larga scala della carne che mangiamo e lo connette con delle dinamiche politiche ed economiche”. 

 

“In generale, vogliamo far sì che le persone si facciano delle domande, che aiutino a creare un dibattito in grado di essere costruttivo per tutti - spiega il rifugista -. Cerchiamo di tenere viva la curiosità, di stimolare domande su quello che facciamo, su come funziona il mondo intorno a noi”. 

 

Il tema del cibo è particolarmente d’interesse per il rifugista, anche perché quello promosso e raccontato nel documentario in antitesi agli inquinanti allevamenti intensivi "è anche l'approccio che proponiamo con la nostra cucina” come racconta “io non sono vegano o vegetariano, ma mangio poca carne e sto attentissimo a dove la prendo. Anche come Rifugio ci teniamo molto, siamo attenti a dove prendiamo le cose e abbiamo anche ottenuto il marchio di Eco Ristorazione”. 

 

Quello della “Eco Ristorazione” è un progetto risultante da un tavolo di lavoro della provincia di Trento e gli esercizi (ristoranti e pizzerie, agriturismi, alberghi e altre strutture ricettive) interessati ad ottenere il marchio devono soddisfare alcuni requisiti obbligatori e raggiungere un punteggio minimo complessivo con altri requisiti facoltativi. Tra le aree di azione in cui è necessario impegnarsi per ottenere il marchio ci sono: alimenti e bevande (dare priorità ai prodotti biologici, locali, solidali), rifiuti (dare priorità alla riduzione), energia e acqua (dare priorità al risparmio energetico ed idrico), acquisti non alimentari (dare priorità ai prodotti verdi) e infine informazione, comunicazione, educazione ambientale per il coinvolgimento della clientela nelle buone pratiche ambientali.

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