"Dalle Alpi Marittime al mare del Nord per scoprire poi che le notti più belle erano quelle di casa": Irene Borgna, la ricerca del buio e l'inquinamento luminoso
Irene Borgna, antropologa e scrittrice, è ospite dell’ultima puntata di Un quarto d'ora per acclimatarsi, il podcast de L'AltraMontagna che approfondisce i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi le vive, le affronta e le studia
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Forse (e spero) tutti e tutte conosciamo quella sensazione intensa e totalizzante di trovarsi con il naso all’insù a guardare un cielo stellato da un luogo remoto, in alta montagna, lontani da fonti luminose artificiali.
Ecco, c’è una persona che in quella sensazione ha scavato, che ha riflettuto sul buio, sulla notte e sul cielo stellato, fino a costruirci intorno un viaggio e a scriverci un libro: Irene Borgna, antropologa, scrittrice e membro del comitato scientifico de L’AltraMontagna.
L'ultimo libro scritto da Borgna, vincitore peraltro del Premio Rigoni Stern 2021, si intitotola “Cieli neri. Come l’inquinamento luminoso ci sta rubando la notte” è dedicato proprio al tema dell'inquinamento luminoso, delle notti stellate e della loro tutela. Si tratta di un libro ibrido, un po' diario di viaggio e un po' saggio.
"Tutta la storia di "Cieli neri" inizia, come tante belle avventure, quasi per caso - racconta Borgna -. Era il 2019, era la primavera, e tornando dai Pirenei, il mio compagno ha lanciato l'idea, per una volta di non andare in montagna nella successiva vacanza autunnale, ma di provare ad attraversare l'Europa, però di farlo in un modo speciale: fermandoci nei posti dove ci sono meno luci". L'idea aveva subito catalizzato una gran voglia di organizzare questa avventura e così, racconta l'antropologa: "ci siamo messi al computer a digitare in modo un po' confusionario stelle, notte, Europa ed è stato lì che ci siamo accorti che non c'era più notte in Europa".
Infatti, racconta Borgna: "Quando digiti, la cosa che ti appare è un grandissimo collage della Terra vista dallo spazio. Sono foto notturne scattate dalle satelliti e la Terra è molto bella. È blu come la carta di baci Perugina e si vede, anche se uno è scarso, riesce a riconoscere le città principali. Si vedono benissimo le grandi città di tutto il mondo e sembra che ci sia ancora un sacco di notte. Poi, però, La seconda cosa che si trova quando si digita inquinamento luminoso è la mappa dell'inquinamento luminoso".
Ogni luca che gli astronauti nella Stazione Spaziale Internazionale vedono dallo spazio, è luca sprecata, spiega Borgna: "Ogni luce che Samantha Cristoforetti vede dallo spazio è una luce fatta male, perché la luce è fatta per illuminare le strade, i marciapiedi, non le stelle. E questo ci fa come tutte quelle luci che scappano oltre la linea dell'orizzonte viaggino per chilometri e chilometri". E guardando con attenzione la mappa dell'inquinamento luminoso ci si rende conto che "in Europa non c'è più una notte intatta, una notte allo stato naturale".
Proprio in seguito a questa realizzazione, Borgna e il suo compagno hanno deciso di "andare a vedere cosa è rimasto nelle ultime notti decenti d'Europa", partendo con un furgone e una mappa.
"E così abbiamo trovato delle notti che si salvate per caso o delle notti che si sono salvate perché qualcuno con una pazienza ai limiti dell'umano ha convinto migliaia di concittadini che valeva la pena salvarle. Gli ha convinti tutte a illuminare in modo più saggio, più misurato. Abbiamo incontrato davvero una marea di storie interessanti" racconta.
Questo viaggio così curioso e diverso ha portato i due a viaggiare "dalle Alpi Marittime al mare del Nord per scoprire poi che le notti più belle erano quelle di casa".
Qui è possibile ascoltare la puntata, disponibile anche su tutte le principali piattaforme podcast (Spotify, Apple e Google Podcast, Audible):