Referendum, dal rettore Collini a Lanzinger del Muse: nel mondo della cultura sembra prevalere il Sì
Castelli e Kezich non rispondono. Il cantautore Brugnara sarebbe per il No ma non gli piace chi lo sostiene. Ferrandi e Cagol daranno l'ok alla riforma
TRENTO. Intellettuali e artisti, uomini e donne del mondo della cultura cosa voteranno al referendum del prossimo 4 ottobre? Sembra prevalere il Sì, perlomeno tra quelli che hanno accettato di risponderci.
Ma chissà, forse voteranno No proprio quelli che non hanno voluto sbilanciarsi. Uno che di sicuro voterebbe No ma è frenato dalla "compagnia" che si schiera per bocciare la riforma è il cantautore folk Milo Brugnara che spiega: "Francamente sono in crisi. Ho letto una vignetta di Vauro che dice Sì con Verdini - No con Salvini: sono indeciso tra spararmi o buttarmi dalla finestra. Ecco è esattamente questo il mio stato d'animo. Se dovessi seguire la mia coscienza sarei portato a votare No ma pensare che da quella parte ci sono Salvini e politici del genere mi spaventa. Quindi, forse, per la prima volta annullerò il mio voto. Diciamo che sarebbe No, ma con spavento per chi lo sostiene".
Chi non si sbilancia è l'attore e regista trentino Andrea Castelli: “Io faccio il mio lavoro, mi occupo di teatro e non di politica”, ha risposto un po' arrabbiato senza dirci cosa vota. Più gentile Gianni Kezich, direttore del Museo degli usi e costumi della gente trentina: “Non faccio politica, non rispondo alla domanda”, dice risoluto e chiude veloce la telefonata.
Se loro difendono con tanta forza il segreto del voto, altri accettano di parlare e di esprimere la loro libera opinione. Michele Lanzinger, direttore del Muse lo dice apertamente: “Io voto Sì – afferma convinto – osservo il referendum per il quesito che pone, senza estendere il referendum a questioni di natura politica, e rispondo favorevolmente: Sì”
Stessa idea per Giuseppe Ferrandi, che dirige la Fondazione Museo storico: “Nonostante la politicizzazione data dal premier Matteo Renzi io voto Sì. La polarizzazione tra favorevoli e contrari – osserva Ferrandi – non riguarda il referendum, e la campagna elettorale dovrebbe occuparsi onestamente dei contenuti, non delle diverse visioni politiche di governo. Per quelle – afferma – ci sono le elezioni politiche”.
Paolo Collini, magnifico rettore dell'Ateneo di Trento, dice questo: “Non le dico cosa voto, tragga lei le conseguenze di ciò che dico”. Ed ecco allora il suo pensiero: “Sono pienamente convinto che una semplificazione del quadro istituzionale e del sistema sia una buona cosa. E il tentativo di semplificazione di questa riforma – afferma – mi sembra da apprezzare: poi il risultato potrà essere più o meno buono, ma mi sembra chiaro che si tratti di un intervento che va nella direzione giusta”.
Molto più diretto Stefano Cagol, l'artista trentino che si divide tra le sue montagne, Bruxelles e New York: “Io sono per il sì, anche perché sinceramente non ho nulla a che vedere con la maggior parte dei partiti e dei movimenti che sostengono il No. E comunque dai – spiega Cagol – bisogna evolversi, non si deve stare fermi, è necessario andare avanti: non sarà la miglior proposta ma è comunque un miglioramento che io voglio sostenere”.
Questi sono loro. Per chi volesse approfondire, autonomamente qui il testo della costituzione comparato con quello della riforma.