Siccità e caro energia, il grido di allarme degli impiantisti: ''Servono almeno 20 milioni per dimezzare le bollette. Necessario intervento del governo''
La presidente di Anef-Associazione nazionale esercenti funiviari, Valeria Ghezzi, in queste ore a Roma per un'audizione parlamentare per parlare del caro bollette. Sono diverse le incertezze per il turismo in questa fase emergenziale. E si unisce anche l'assenza di precipitazioni: "La neve prodotta è di ottima qualità ma è chiaro che sia un po' di pressione, anche per la sicurezza delle piste"
TRENTO. "Servono almeno 20 milioni di euro per calmierare i costi dell'energia per le stazioni sciistiche". A dirlo Valeria Ghezzi, presidente di Anef-Associazione nazionale esercenti funiviari e , in queste ore a Roma per un'audizione parlamentare per approfondire le questioni legate all'aumento dei prezzi. "A oggi gli impiantisti non sono stati considerati della partita e speriamo che ci sia un atteggiamento nuovo: la richiesta non è quella di azzerare l'impatto degli aumenti delle bollette quanto di intervenire per dimezzare il problema".
Il governo è intervenuto a cavallo tra il 2021 e il 2022 con due decreti per cercare di fronteggiare un aumento dei prezzi che rischia di rallentare la ripresa economica e che manda in forte difficoltà tanto il tessuto imprenditoriale lungo tutta la filiera quanto il consumatore finale. L'esecutivo romano lavora a un'ulteriore misura. "Non ci sono contromisure - evidenzia Ghezzi- se non quelle statali e provinciali. E' una dinamica che viene subita totalmente: le bollette sono raddoppiate e in molti casi triplicate. Si parla per il Trentino di oltre 5 milioni, solo per le funivie".
Un comparto che affronta notevoli difficoltà a causa dell'emergenza Covid. Dopo il blackout della passata stagione, i comprensori sono ritornati in attività. Si lavora con entusiasmo, seppur sulla difensiva. Le nuove regole sul Green pass potrebbero sbloccare il mercato, soprattutto quello estero, fondamentale in questa fase della stagione mentre si entra nel mese di febbraio, periodo storicamente importante per il turismo del Trentino dopo le settimane di fisiologica flessione post Epifania (Qui articolo).
A fronte dei problemi, un comparto strategico per il Pil provinciale come quello dell'industria della neve guarda comunque con fiducia alla seconda parte della stagione. C'è un certo grado di soddisfazione per i risultati dell'altissima stagione, nonostante la recrudescenza della curva epidemiologica verso la fine del 2021 e limitazioni più stringenti per quanto riguarda isolamenti e quarantene.
"Un turista comprensibilmente attende fino all'ultimo a prenotare negli hotel o acquistare gli skipass - aggiunge la numero uno degli impiantisti - perché una positività può fare saltare le vacanze all'intera famiglia. Il periodo di Natale è andato bene, l'Epifania meglio del Capodanno ma comunque il settore è giocoforza in perdita. Un calo che si unisce alla necessità di dover affrontare costi che si sono alzati in maniera importante: si tiene duro".
Negli scorsi giorni Trentino Marketing e la Provincia hanno dato semaforo vedere al piano strategico triennale per delineare le prossime mosse in ambito turistico: una chiave è quella di destagionalizzare (Qui articolo). Più facile a dirsi che a farsi, soprattutto per un calendario delle vacanze scolastiche difficile da scalfire e che concentra i flussi principalmente in periodi dell'anno codificati.
"E' soprattutto l'autunno a poter dare grandi soddisfazioni alla montagna, naturalmente molto dipende dal meteo. Ma le società - commenta Ghezzi - sono a disposizione per allungare le aperture delle impianti. Quello delle vacanze sarebbe un tema prioritario ma in Italia è difficile affrontare questo argomento. Ci sono troppe resistenze, soprattutto delle località balneari che sono più refrattarie a mollare la presa su un'organizzazione che appare collaudata. Un intervento per modificare e differenziare il calendario, come in Germania o Francia, aiuterebbe anche l'inverno e una migliore gestione dei flussi: le settimane di gennaio e febbraio potrebbero avere più presenze a parità di garanzia per quanto riguarda i fatturati in altissima stagione".
Non c'è apprensione sulla conclusione anticipata della stagione tra assenza perdurante delle precipitazioni e temperature alte per il periodo. Anche se in questa fase appare complicato il ricorso ai sistemi di innevamento programmato: i bacini sono ai minimi.
"Il grosso della neve - continua la presidente di Anef - è stato prodotto tra novembre e dicembre. Un innevamento di grande qualità e questo dà fiducia per arrivare a tagliare il traguardo di fine marzo. Si interviene esclusivamente nei punti in cui serve, la tecnologia ci permette di tenere tutto sotto controllo e non ci sono grandi criticità all'orizzonte. L'acqua utilizzata non viene consumata ma cambia forma e poi rientra nel ciclo in primavera, però non si può negare che la siccità è un problema che tocca la popolazione in generale, un bene prezioso da salvaguardare".
La neve naturale, però, non è solo necessaria per una predisposizione ottimale delle superfici e per un panorama da cartolina ma è importante anche per la sicurezza. Qualche sasso in più può arrivare sul tracciato mentre in generale gli spazi si possono restringere: aumenta in definitiva il rischio di incidenti in pista, anche molto gravi perché se si esce dalle piste c'è subito l'erba. Sono state numerose le chiamate al Numero unico per le emergenze e, purtroppo, ci sono stati anche degli eventi mortali.
"Le società impianti - dice Ghezzi - seguono tutti i protocolli in modo molto responsabile e rigido per la massima garanzia dello sciatore. E' evidente che una situazione di questo tipo ci mette ancora più sotto pressione nelle verifiche, nelle battiture e nei monitoraggi. Poi servono consapevolezza delle proprie capacità, attenzione e concentrazione perché il rischio zero non esiste quando si pratica una disciplina sportiva".
Un tema è poi quello del cambiamento climatico con la combinazione di assenza di precipitazioni e temperature più alte della media “comincia a essere qualcosa di nuovo: "Le Olimpiadi invernali? Vanno ripensate o si continueranno a costruire cattedrali nel deserto: lavorare su un modello leggero" ha spiegato a Il Dolomiti il presidente della Società meteorologica italiana, Luca Mercalli (Qui articolo). A Pechino le competizioni a Cinque cerchi sono state garantite per il grandissimo impegno di Technoalpin e Prinoth, aziende altoatesine all'avanguardia per i sistemi di innevamento (Qui articolo).
"La Cina ha puntato su località piuttosto brulle per conformazione e per morfologia ma che garantiscono un ottimo mix di temperature e umidità per la produzione di neve. E' stata una scelta precisa degli organizzatori perché ci sarebbero state tante altre località più appetibili per le precipitazioni nevose. Fronte arco alpino ci sono minori problemi in ottica, per esempio, Olimpiadi 2026 per quanto riguarda la neve naturale ma è evidente che il cambiamento climatico è un argomento da affrontare e da approfondire per sviluppare un'economia di montagna moderna e sostenibile", conclude Ghezzi.