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Cambiamento climatico, Mercalli: “Le Olimpiadi invernali? Vanno ripensate o si continueranno a costruire cattedrali nel deserto: lavorare su un modello 'leggero'”

Secondo il presidente della Società meteorologica italiana Luca Mercalli l'attuale situazione di siccità non può essere presa come “sintomo dei cambiamenti climatici”, ma la combinazione di assenza di precipitazioni e temperature più alte della media “comincia ad essere qualcosa di nuovo”: prospettive sul 2026 e le Olimpiadi invernali a Cortina

Foto Askanews
Di Filippo Schwachtje - 10 febbraio 2022 - 11:20

TRENTO. “O si ripensano le Olimpiadi invernali in forma 'leggera', utilizzando strutture già presenti senza bisogno di nuove colate di cemento in quota, oppure visto il trend climatico attuale si rischia di danneggiare ulteriormente l'ambiente creando nuove cattedrali nel deserto”. Un 'deserto', quello di cui parla il presidente della Società meteorologica italiana Luca Mercalli, che in questo contesto è una significativa metafora per la mancanza di neve che sta interessando tutto l'arco alpino, comprese le location che nel 2026 ospiteranno le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina.

 

Con le scarse precipitazioni e le temperature mediamente più alte di questo inverno infatti (Qui Articolo), la poca neve caduta in montagna si è fusa velocemente e da questo punto di vista le prospettive, anche a breve termine, non sono certo rosee. “Per quanto riguarda la scarsa piovosità, la situazione che stiamo vivendo in questo momento – specifica a il Dolomiti Mercalli – non va presa come un sintomo diretto dei cambiamenti climatici. Di siccità invernali ce ne sono state anche in passato c'è ancora tutta la primavera per recuperare il deficit, rifornendo potenzialmente di acqua i fiumi e di neve montagne e ghiacciai”.

 

La combinazione però di siccità e caldo “comincia ad essere qualcosa di nuovo”, dice l'esperto: “Anni fa la neve, anche se poca, durava più a lungo. Ora invece, e qui entra in gioco l'impatto del riscaldamento globale, gli stessi periodi di siccità del passato si accompagnano a temperature più elevate. Rispetto a 50 anni fa sotto ai 2.500 metri nelle Alpi la neve si fonde circa 15 giorni prima”. È proprio l'innalzamento della temperatura media, dice Mercalli, “il vero dato guida dei cambiamenti climatici, ed anche quest'anno abbiamo avuto un inverno più caldo del normale, a testimonianza di come il trend a livello climatico preveda un continuo riscaldamento”.

 

Una situazione che secondo il meteorologo potrebbe mettere “a rischio” anche le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina nel 2026 (Qui Approfondimento). Nonostante infatti in alcune annate, anche molto recenti, le precipitazione siano state parecchio maggiori di quelle attuali e le temperature contemporaneamente più basse, non si tratta in realtà che di oscillazioni tra un anno e l'altro. “I trend in climatologia – spiega Mercalli – sono come un sega: hanno un'inclinazione, in questo caso verso l'alto, ma poi i denti a loro volta vanno su e giù. Diciamo che per quanto riguarda le Olimpiadi di Cortina rischiamo se siamo sfortunati di ritrovarci, all'interno di un trend già in crescita, in un anno molto caldo e con poche precipitazioni. Questo però nessuno lo può sapere con certezza ad anni di distanza”.

 

All'interno della metafora utilizzata dall'esperto però, 'l'inclinazione della sega' è comunque in salita ed è quindi chiaro che, col tempo, la situazione non possa che peggiorare (Qui Approfondimento). “Ormai – conclude Mercalli – a mio avviso spendere centinaia di milioni di euro in opere per le Olimpiadi invernali è una follia: spesso dopo le competizioni rimane solo un baraccone insopportabile di strutture dannose per il territorio. In questa fase le Olimpiadi devono diventare più 'leggere', senza bisogno di costruire nuove strutture in montagna che poi, magari, alla fine si ritrovano senza neve. Anche se ogni tanto si verifica un anno molto nevoso ormai si tratta di episodi sempre meno frequenti”.

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