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Roccaraso, influencer e overtourism: la ministra del turismo Santanchè ancora non esprime un forte giudizio politico

Gli amministratori forse dovrebbero essere supportati maggiormente dal Ministero del Turismo (che ancora non si è espresso in modo chiaro su quanto avvenuto, con dichiarazioni capaci di indicare una linea di condotta virtuosa) allo scopo di affrontare una problematica che, al posto di offrire dei benefici concreti, rischia di fagocitare i territori; di spolparli per poi abbandonarli al loro destino, come un abito passato di moda

di
Pietro Lacasella
02 febbraio | 17:31
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Una cosa è certa: oggi Roccaraso non è stata "invasa". A fronte dei 220 pullman di domenica scorsa ne sono arrivati appena 47, alcuni dei quali in parte vuoti per le numerose “defezioni”.

 

Inoltre, forse a causa del clamore mediatico, forse per il timore di essere invitati a tornare indietro, forse spaventati dall'idea di trascorrere una giornata nel caos, tanti frequentatori abituali della località abruzzese hanno optato per altre mete.

 

Insomma, se a tinteggiare la giornata non ci fosse stato il litigio tra tiktoker e politici (naturalmente a favore di telecamere), i riflettori mediatici sarebbero già spenti da ore.

 

In ogni caso è stato giusto parlarne e osservare questa dinamica da vicino (come L’AltraMontagna abbiamo deciso di raccontarvi la giornata direttamente da Roccaraso, grazie alla presenza del nostro collaboratore Emanuele Valeri), perché l'incredulità mista a biasimo che ha coinvolto l’opinione pubblica su quanto accaduto domenica scorsa, con 10.000 turisti e 220 pullman, come ha evidenziato bene Francesca Sabatini, è il sintomo di una trasformazione della domanda turistica (ne abbiamo parlato QUI).

 

Si sta passando “da un turismo di seconde case medio-alto spendente, a un turismo di massa medio-basso spendente”. Questa trasformazione, se alimentata dai social network può deflagrare in situazioni difficili da controllare com’è appunto accaduto la settimana scorsa.

 

La vicenda in questione aiuta inoltre ad aprire gli occhi sugli effetti collaterali del turismo di massa, dinamica non certo inedita nella penisola, né tantomeno in montagna.

 

Molte località montane soffrono da anni sotto il peso di un’affluenza turistica sproporzionata rispetto alle effettive possibilità del territorio che - non riuscendo ad assorbire la fiumana di persone, automobili, moto e pullman - subisce rapidi processi di erosione sociale e ambientale.

 

Roccaraso si è fatta emblema di un fenomeno radicato e che appunto a causa di Instagram, Tik Tok, Facebook,… in futuro si manifesterà in modo sempre più improvviso e macroscopico.

 

Gli amministratori forse dovrebbero essere supportati maggiormente dal Ministero del Turismo (che ancora non si è espresso in modo chiaro su quanto avvenuto, con dichiarazioni capaci di indicare una linea di condotta virtuosa) allo scopo di affrontare una problematica che, al posto di offrire dei benefici concreti, rischia di fagocitare i territori; di spolparli per poi abbandonarli al loro destino, come un abito passato di moda.

 

In questo processo, sarebbe interessante coinvolgere antropologi e sociologi, il cui sguardo attento favorirebbe una progettualità territoriale più efficace.

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