Roccaraso "invasa dai napoletani": ma l'overtourism montano è solo una questione di classe sociale e di provenienza?
Sarebbe inopportuno puntare il dito contro chi ha partecipato all’iniziativa (correttissimo al contrario contestare chi non ha avuto la sensibilità di raccogliere i rifiuti prodotti). È invece necessario iniziare a riflettere sulle dinamiche generate dal turismo di massa – che i napoletani a Roccaraso non hanno fatto altro che evidenziare – diffuse in modo ormai evidente in molte località montane (è sufficiente pensare alle Dolomiti)
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di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Quello di Roccaraso è un evidente caso di improvvisa fascinazione collettiva per una località. Una dinamica non certo inedita all’epoca dell’overtourism, ma nella località abruzzese è deflagrata in modo decisamente pirotecnico.
Domenica scorsa (come scrivevamo QUI) Roccaraso è stata raggiunta da circa 10.000 turisti, quasi tutti provenienti da Napoli e dintorni. Tantissimi, soprattutto se consideriamo che il paese dell’Appennino conta appena 1.491 abitanti.
Alla base dell’esodo ci sarebbero alcuni video spopolati su TikTok, ma anche e soprattutto un pacchetto di offerte low cost lanciate da agenzie viaggi che, a partire da appena 20 euro a persona, hanno reso maggiormente accessibile una giornata sulla neve. Alcune compagnie, con 30 euro, oltre al viaggio mettevano a disposizione anche il pranzo al sacco.
Così da Napoli sono partiti 220 pullman. Una dinamica positiva per l’economia montana? Secondo alcuni imprenditori locali no, poiché il disordine e i disagi causati dall’affluenza massiva non sono stati compensati dall’indotto, evidentemente minimo considerato che i turisti, in questo caso, hanno consumato cibo e bevande portate da casa e hanno scarsamente considerato la proposta turistica della zona.
Domenica scorsa, gli effetti collaterali dell’overtourism si sono quindi manifestati in tutta la loro virulenza, andando a sollevare comprensibili preoccupazioni di carattere ambientale, ma anche sociale ed economico. Un intero territorio si è trovato improvvisamente schiacciato sotto il peso di un turismo strabordante.
Per formulare una riflessione più ampia è tuttavia necessario fare un passo indietro.
Ieri mi è capitato di ascoltare la testimonianza di un ragazzo che domenica scorsa ha partecipato alla gita. Si domandava, rispondendo alle critiche: “Ma i turisti vanno bene solo quando sono ricchi? La neve è un’esclusiva di chi ha il portafoglio gonfio? Perché non posso sfruttare un’offerta finalmente alla mia portata?”
Ovviamente non tutti i napoletani che hanno raggiunto la località abruzzese vivono in uno stato di affanno economico: tanti si sono semplicemente persi tra gli ingranaggi della fascinazione collettiva. Una percentuale non trascurabile, tuttavia, si è limitata a godere della promozione per trascorrere una giornata inconsueta sulla neve.
Uno slancio di empatia invita quindi alla comprensione: sarebbe inopportuno puntare il dito contro chi ha partecipato all’iniziativa (correttissimo al contrario contestare chi non ha avuto la sensibilità di raccogliere i rifiuti prodotti) e che sicuramente parteciperà anche i prossimi due fine settimana: diverse agenzie hanno già esaurito i posti sui pullman.
È invece necessario iniziare a riflettere sulle dinamiche generate dal turismo di massa – che i napoletani a Roccaraso non hanno fatto altro che evidenziare – diffuse in modo ormai evidente in molte località montane (è sufficiente pensare alle Dolomiti).
Quale potrebbe essere il filtro? Come si potrebbero alleggerire le Terre alte da forme turistiche poco aderenti rispetto al carattere spesso fragile del territorio? Quali misure sono necessarie per contenere esodi di proporzioni eccessive?
Una prima risposta la troviamo in Mario Rigoni Stern: “Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, non per chi ne deturpa l'esistenza e l'armonia”.
Il rispetto è una virtù che prescinde dalla provenienza e dal conto in banca. Il rispetto si coltiva attraverso politiche mirate a uno sviluppo culturale diffuso; finalizzate a formare cittadini più consapevoli.
In questo caso dunque il problema non sta solo a monte, ma anche a valle e nelle città, evidenziando quanto, in Italia, montagne, litorali, e pianure siano intrinsecamente connessi.