"Progetto miope". Il duro "no" del Cai Bergamo al collegamento sciistico Colere-Lizzola: "Riflette una visione francamente non più sostenibile"
"Il Cai è contro il comprensorio, ma non ha idee: pensassero a sistemare i sentieri che fanno schifo", ha affermato Walter Semperboni, primo cittadino di Valbondione, poche settimane fa. Attraverso un recente comunicato tutte le Sezioni e Sottosezioni Cai della Provincia di Bergamo (con la sola eccezione della Sottosezione Cai Valgandino) hanno tuttavia ribadito la contrarietà al progetto di collegamento sciistico Colere-Lizzola
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di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
"Il Cai è contro il comprensorio, ma non ha idee: pensassero a sistemare i sentieri che fanno schifo", ha affermato Walter Semperboni, primo cittadino di Valbondione, poche settimane fa. Attraverso un recente comunicato tutte le Sezioni e Sottosezioni Cai della Provincia di Bergamo (con la sola eccezione della Sottosezione Cai Valgandino) hanno tuttavia ribadito la contrarietà al progetto di collegamento sciistico Colere-Lizzola.
Di seguito riportiamo le dichiarazioni contenute nel comunicato stampa:
"Il Club Alpino Italiano è presente nelle Alpi e Prealpi Orobie a partire dalla fondazione della Sezione di Bergamo nel 1873, quando fu dato impulso e supporto finanziario alla realizzazione, a Foppolo, del sentiero che dal Montebello sale al Lago Moro e al Corno Stella nel 1876 e alla costruzione in Alta Valle Seriana del rifugio Brunone, sulle pendici del Pizzo Redorta, nel 1879.
Nel corso dei decenni successivi, questa attività è proseguita con la tracciatura, la manutenzione e la segnaletica di un grande numero di sentieri in tutto il territorio montano bergamasco, e con la costruzione dei molti rifugi che costituiscono un insostituibile presidio di sicurezza per alpinisti, escursionisti e turisti, concretizzando la rete di ospitalità più diffusa di tutta la provincia, anche in termini di posti letto e pasti offerti ai frequentatori. Chi ha realizzato tutto questo lo ha fatto con una visione lungimirante, attenta al tessuto sociale locale e alla tutela e valorizzazione dell’ambiente naturale, che molto spesso è purtroppo mancata, nella seconda metà del Novecento, ad imprenditori privati e a soggetti pubblici che hanno realizzato sulla montagna bergamasca strutture turistiche e sciistiche di cui oggi, a pochi decenni di distanza, rimangono soltanto desolati scheletri di impianti (almeno 14 soltanto in provincia di Bergamo) e seconde case in stato di forte degrado e abbandono, in un territorio comunque segnato e compromesso da quelle iniziative: e questo, senza che si fosse comunque innescato un circuito virtuoso verso quel modello turistico montano che invidiamo ad altre realtà territoriali.
Per queste ragioni, ed in coerenza con tutti i documenti che - a livello regionale e nazionale - ispirano le politiche ambientali del Cai, e guardando anche al contesto alpino internazionale (Svizzera e Francia in particolare), dove strategie di nuova infrastrutturazione sciistica risultano proibite per legge e/o non finanziabili da enti pubblici soprattutto al di sotto di quote medio-alte, a fronte dell'innegabile e fortemente progressivo cambiamento climatico in atto, le Sezioni e Sotto Sezioni del C.A.I. Bergamasco rilevano una serie di forti criticità presenti nel progetto del comprensorio Colere-Lizzola, che inducono ad esprimere un parere complessivamente negativo.
Si tratta di criticità che sono state rilevate anche dalle due Sottosezioni Alta Valle Seriana e Valle di Scalve, particolarmente legittimate sia per la conoscenza approfondita della situazione locale che per la evidente condivisione dei problemi socio-economici delle Comunità di riferimento.
In sintesi sostanziale, questo progetto resta allineato ad una visione miope e superata di “progresso e sviluppo” francamente non più sostenibile dal punto di vista ambientale: lo è per i luoghi sui quali dovrebbero insistere nuovi impianti e nuove piste, in particolare il Pizzo di Petto interessato dallo scavo di un tunnel e il geosito della Val Conchetta, e lo è per il forte rischio di ricadute negative sul tessuto sociale di quelle realtà territoriali.
Pur derivando da considerazioni fatte sulla base delle informazioni diffuse dagli organi di stampa che meglio si potranno articolare e argomentare dopo che il progetto sarà di dominio pubblico, si tratta di elementi di valutazione già importanti, anche a non voler insistere - fermo restando che la questione dei finanziamenti pubblici a fondo perduto riguarda la generalità dei contribuenti - sugli aspetti meramente economici della intera operazione.
Per la loro lunga storia, per la conoscenza e capacità di azione istituzionale, per la forte presenza e rappresentatività in un territorio che hanno profondamente a cuore, le Sezioni e Sottosezioni del C.A.I. Bergamasco, sottoscrittrici della presente, sostengono una visione di montagna che, anche attraverso un turismo estivo e invernale svolto in forme rispettose dell’ambiente e dei diritti delle future generazioni, rappresenti per chi la vive quotidianamente un'opportunità economica e occupazionale; e sono quindi pienamente disponibili a dialogare e confrontarsi con le istituzioni territoriali e con gli attori privati, nel rispetto dei propri valori e principi irrinunciabili, per la realizzazione di interventi che siano sostenibili, lungimiranti e reversibili, elementi che, per quanto ad oggi a nostra conoscenza, non si evidenziano in questo progetto".
Le dichiarazioni sono state sottoscritte da tutte le Sezioni e Sottosezioni Cai presenti sul territorio provinciale, con la sola esclusione della Sottosezione Cai Valgandino.