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I 10.000 napoletani a Roccaraso hanno scardinato l'immaginario del turismo invernale: una dinamica da analizzare con estrema attenzione

Roccaraso e i napoletani potrebbero aprire una nuova discussione sull'immaginario e sull'accessibilità del turismo invernale. Voi cosa ne pensate?

di
Michele Argenta
30 gennaio | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Ci siamo (mal) abituati a pensare alla montagna come un luogo sacro. Un luogo che va sudato, fisicamente o economicamente. La gita a Roccaraso è stata un disastro (sovraturismo, rifiuti, pressione antropica), ma ci ha insegnato una cosa molto importante: l'immaginario italiano di una giornata sugli sci è riservato ad un certo tipo di persone. Di tutti ma non per tutti, appunto.

Rita de Crescenzo e gli altri 10.000 napoletani hanno fatto scalpore perché hanno portato sulla neve l'opposto di quello che noi abbiamo come immaginario del turismo invernale. Le tute intere anni Ottanta (contro i migliori prodotti tecnici), i bob e gli slittini (contro gli sci o le pelli), la valanga di cibo portato da casa (contro i pranzi al rifugio), il chiasso più totale (contro il silenzio e la sacralità richiesti in montagna), i bus (contro l'ingorgo di auto dei passi), il divertimento a pochi passi dal parcheggio (contro i mega impianti e le grandi cime). Il tutto condito con un po' di antimeridionalismo.

 

Chi era presente a Roccaraso ci ha detto chiaramente che l'ora d'aria, o meglio di neve, dovrebbe essere alla portata di tutti, non solo di chi può permetterselo per questioni di geografia o di portafoglio. Certo, è stato un vero "casino" e bisognerà capire come gestire questo flusso di turisti, ma andando oltre la superficie sarebbe interessante ragionare su cosa riteniamo accettabile in montagna e cosa non; chi è accettabile e chi no.

 

Si parla molto di accessibilità alla montagna ma a volte si trascura una delle più importanti: l'accessibilità economica. La gita organizzata su TikTok costava in media 20/30 euro, prezzi che sono quasi 1/10 rispetto ad una giornata sugli sci in Dolomiti e che hanno ampliato il bacino di utenti di Roccaraso in modo esponenziale. Se vogliamo che la montagna sia di tutti dovremo iniziare a discutere anche di questo.

 

Da ciò che possiamo vedere, ossia dei video, la gente si è divertita parecchio. Roccaraso e i napoletani potrebbero aprire una nuova discussione sull'immaginario e sull'accessibilità del turismo invernale: è quindi una dinamica da analizzare con estrema attenzione, superando l'epidermide della cronaca per sviluppare analisi di carattere antropologico e sociale. 

 

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