Freddo polare in arrivo? Dopo un inverno poco invernale la seconda parte di febbraio fa sperare: un'analisi delle proiezioni
Alcuni modelli indicano che potrebbe verificarsi uno ''split del vortice polare''. Ecco cosa significherebbe e perché ci crediamo poco
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di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
L’inverno 2024/2025 al momento non sta proponendo nulla di nuovo rispetto a quanto accaduto rispetto alla passata stagione, anzi dopo un mese di dicembre più meno nelle medie climatiche di riferimento rispetto al trentennio 1991-2020, gennaio è tornato a far registrare temperature nettamente al di sopra delle medie stagionali e poche precipitazioni nevose anche in montagna.
Quello che spesso accade è che i valori termici risultano mediamente troppo elevati, tanto che ultimamente specie in Appennino la neve è presente soltanto al di sopra di 1700/2000 metri di quota. Le stazioni sciistiche continuano ad andare avanti grazie agli impianti di innevamento programmato, e poi grazie a qualche nevicata che di tanto in tanto implementa il fondo presente in pista.
Anche febbraio sia a livello termico che di nevicate al momento è risultato piuttosto scarso, anche se i principali centri di calcolo deterministici evidenziano quanto meno dei movimenti invernali per la sua seconda parte. Dai cluster viene infatti messa in risalto la formazione di un blocco Russo – Scandinavo durante la settimana entrante, tanto che nei prossimi giorni andremo probabilmente ad assistere ad un “allungamento” del vortice polare troposferico.
Che cosa significa? Che le masse di aria fredda o relativamente fredda potranno avvicinarsi al territorio europeo. Questo non significa necessariamente per l’Europa andare incontro a delle ondate di freddo. Quando il vortice polare, questa vasta area di bassa pressione colma di aria gelida che circonda il Polo Nord , si allunga, il freddo schematicamente va a concentrarsi su Nord America e Asia ma con degli effetti meno significativi sull’Europa. Esattamente quello che oggi ci mostra la modellistica numerica.
POSSIBILITA’ DI EPISODI DI “SPLIT DEL VORTICE POLARE” CON PROBABILITA’ DI REALIZZAZIONE MOLTO BASSI
Tanti appassionati di meteorologia avevano ipotizzato si andasse verso una situazione di “split” del vortice polare. Qualche isolata elaborazione deterministica effettivamente andava e continua a favorire questo scenario, ma è sporadica e poco quotata. Spieghiamo allora che cosa significa andare incontro ad uno “split del vortice polare”? Significa che il Vortice Polare si divide in più parti, e quando si verifica questa situazione generalmente aumentano in modo significativo le possibilità di episodi di ondate di gelo e neve anche in Europa e a latitudini piuttosto meridionali.
Al momento l’ipotesi più accreditata dalla probabilistica è quella che vede la possibilità di un allungamento del Vortice Polare, pertanto un imponente lago di aria gelida tenderà ad avvicinarsi sensibilmente verso il territorio europeo ma senza mai coinvolgerlo. Al contrario l’Italia, ma in generale parte del territorio europeo, rimarranno delle aree di limbo tra le umide correnti atlantiche e le più fredde correnti settentrionali. Quindi, almeno in questa prima fase, saranno possibili degli episodi di maltempo, non troppo freddi, ma che in ogni caso favoriranno il ritorno della neve in montagna.
Successivamente bisognerà vedere quello che effettivamente potrà accadere, perché non necessariamente una mancata divisione del Vortice Polare, non porta neve e freddo nel territorio europeo. Alla probabilistica si vanno ad aggiungere altre forzanti che non staremo qui a descrivere. Quello che possiamo dire, ad oggi, è che dopo una lunghissima situazione di stallo, la modellistica numerica è tornata a mostrarci dei movimenti circolatori invernali. Come abbiamo ampiamente descritto, questa situazione al momento non sembra favorevole a significative ondate di gelo verso l’Europa sebbene non è escluso che la seconda parte del mese di febbraio possa risultare più invernale e movimentata.
Sicuramente ne riparleremo.