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"Vogliamo tornare a sciare, ma c'è un problema: manca la neve". La lettera dei proprietari di seconde case di Cerreto Laghi

Chiedono un intervento pubblico per garantire l'apertura del comprensorio sciistico. In una lettera inviata ai giornali riconoscono l'assenza di neve, ma non si mostrano disponibili a rinunciare alle piste

di
Luca Martinelli
07 febbraio | 19:22
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Nel 2025 a Cerreto Laghi, localita turistica dell'Appennino reggiano, si è sciato solo un giorno, il 4 gennaio. Dopo una settimana, un comunicato pubblicato su Facebook dalla società che gestisce le piste informa che "da oggi sino a nuova comunicazione, gli impianti sciistici di Turismo Appennino resteranno chiusi".

 

Venerdì 7 febbraio la stessa società ha convocato cittadini residenti e proprietari di seconde case per un incontro, a𝐥 𝐏𝐚𝐫𝐤 𝐇𝐨𝐭𝐞𝐥 𝐝𝐢 𝐂𝐞𝐫𝐫𝐞𝐭𝐨 𝐋𝐚𝐠𝐡i, con "l’obiettivo di fare chiarezza sulla situazione attuale degli impianti sciistici e porre fine alle illazioni e strumentalizzazioni che si sono susseguite verso la nostra società". Il riferimento è a una lettera, inviata da un gruppo di proprietari di seconde case, pubblicata dai quotidiani locali, online e cartacei.

 

"Siamo un gruppo di proprietari di seconde case a Cerreto Laghi, genitori di bambini e ragazzi iscritti a Sci Club locali, amiamo la stazione che frequentiamo da anni e vorremmo che tornasse ad essere quella che è sempre stata in passato: una delle stazioni sciistiche più belle di tutti gli Appennini, sia dal punto di vista paesaggistico, sia dal punto di vista logistico e strutturale" scrivono.

 

 

Dimostrando di aver chiare le ragioni della crisi di questo modello, scrivono: "C’è però un grosso problema che lo impedisce: la mancanza di neve". Il comprensorio, del resto, si sviluppa tra i 1350 e i 1831 metri sul livello del mare.

 

A fronte di questa condizione, che non riguarda solo Cerreto Laghi ma tutto l'Appennino, dove il 41% degli impianti è abbandonato, gli estensori della lettera pur sottolineando che "è pur vero che il clima sta cambiando" e che "la neve naturale scarseggia sempre più", evidenziano dal loro punto di vista la possibile soluzione: "Impianti di innevamento artificiale funzionanti, ovvero integrare con la neve artificiale", scrivono, indicando come "a parità di condizioni climatiche, dove si è sparato, in Appennino, la neve regge e si continua a sciare".

 

L'affondo successivo indica una visione legittima, ma assolutamente parziale, perché la richiesta che viene avanzata è quello di investire risorse per promuovere l'innevamento artificiale, quindi un supporto pubblico al gestore privato affinché questi possa garantire una stagione invernale anche quando la neve non c'è: "È evidente, tuttavia, che i costi da sostenere sono rilevanti e, a quanto si dice, l’attuale gestione degli impianti di Cerreto Laghi, totalmente privata, non è in grado di sostenerli. Risultato: nel periodo in cui altre stazioni hanno creato neve artificiale, certamente supportati da un intervento di sostegno economico 'pubblico', al Cerreto ciò non è avvenuto, anche se sarebbe stato possibile viste le giornate fredde a cavallo tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025". Ci si lamenta, quindi, rispetto a una situazione che comporta la scelta di lasciare vuote "seconde case, spesso acquistate con sacrifici" e anche di "lunghe trasferte per poter far allenare e gareggiare i ragazzi che con i loro piccoli sacrifici cercano di tenere alto il mome del territorio da cui provengono".

 

L'invito della lettera è a un incontro, che coinvolga anche l’amministrazione comunale del Comune di Ventasso, per superare la situazione di "immobilismo, quasi di rassegnazione" che sarebbe prevalente anche tra le attività commerciali varie del luogo.

Richiamando anche a un ruolo possibile dell'amministrazione regionale, i proprietari delle seconde case, rincarano l'esigenza di una partecipazione pubblica, senza considerare il "costo" di una spesa energivora come quella per alimentare gli impianti di risalita che ha un costo tra i 3 e i 7 euro per ogni metro cubo di neve artificiale prodotta: "Noi crediamo che la gestione degli impianti, visto i cambiamenti climatici ed il costo dell’energia, debba necessariamente avere una partecipazione 'pubblica' come ormai è presente ed esistente negli altri comprensori emiliani" spiegano ancora nella lettera. La collettività, insomma, dovrebbe farsi carico dei costi necessari a garantire ai loro figli una pista da sci, costi quel che costi. "Cerreto Laghi deve tornare a risplendere di vita e di neve, naturale o artificiale che sia. Un comprensorio nato come stazione sciistica non è giusto che sia fermo al palo". concludono. Spostare lo sguardo dal palo, forse, aiuterebbe: il rapporto di BeyondSnow potrebbe offrire spunti in tal senso.

La stazione di Cerreto Laghi

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