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Ambiente

Quand'è che la neve è diventata qualcosa di meraviglioso? Con la sua assenza silenziosa "trasforma il paesaggio e la percezione che abbiamo di esso"

"Mentre fotografavo gli alberi ammantati di neve fresca dopo una grande nevicata nelle Alpi Occidentali mi sono chiesto quando, esattamente, la neve sia diventata meraviglia. È un’assenza silenziosa, meno vistosa di un ghiacciaio che si ritira o di un ciclone che scuote il Mediterraneo, eppure altrettanto presente". Da un lettore, un interessante spunto di riflessione

di
Redazione
09 febbraio | 20:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Un lettore ha condiviso con la redazione una riflessione che riproponiamo di seguito, perché ci da modo di aggiungere un nuovo tassello ad alcune considerazioni che più di una volta hanno trovato posto sulle pagine de L'AltraMontagna: ruotano attorno alla neve e alla sua presenza, sempre più sporadica e quanto mai attesa.

 

Un tempo sinonimo immediato di inverno, elemento naturale imprescindibile e scontato negli scenari alpini, tanto da dare origine a molteplici nomi specifici per descriverla, la neve sta diventando un'episodica fonte di meraviglia e stupore. 

 

"Ieri, mentre fotografavo gli alberi ammantati di neve fresca dopo una grande nevicata al Colle del Sestriere, nelle Alpi Occidentali, la mia mente ha incominciato a riflettere. Mi sono chiesto quando, esattamente, la neve sia diventata meraviglia. Un tempo era una presenza familiare, una costante, una parte fondamentale dell’inverno che si ripeteva con la stessa naturalezza dell’alternarsi del giorno e della notte. E ora, invece, la osserviamo con stupore, come qualcosa di raro, quasi effimero.

Ho visto i bambini dello sci club scrutare gli alberi carichi di neve con occhi incantati. Alcuni di loro non ne avevano mai vista così tanta. Segni impercettibili del mutare dei tempi: il cambiamento climatico sulle Alpi sta erodendo le nostre certezze, inverno dopo inverno, sciogliendo il ricordo della montagna così come l’abbiamo sempre conosciuta.

 

La neve, sempre più scarsa, trasforma il paesaggio, ma anche la percezione che abbiamo di esso. È un’assenza silenziosa, meno vistosa di un ghiacciaio che si ritira o di un ciclone che scuote il Mediterraneo, eppure altrettanto presente.

 

Chiudiamo gli occhi e torniamo bambini per capire quanto in realtà sia evidente".

 

La riflessione è di Mauro Ujetto, fotografo professionista piemontese che sul Colle del Sestriere è di casa. 

 

All'assenza della neve si ricollegavano anche i pensieri scritti da un ragazzo in un tema scolastico sul valore dell'attesa, di cui avevamo parlato qui

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