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Ambiente

Sole, vento, acqua: nel 2024 le rinnovabili in Europa hanno superato gas e carbone, mentre l’Italia si prepara a diventare "hub del gas"

L’aumento delle rinnovabili, trainato dalle nuove installazioni di impianti solari ed eolici, ha permesso di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e di attenuare la volatilità dei prezzi. Se a livello europeo le rinnovabili stanno diventando sempre più vantaggiose economicamente, in Italia la transizione energetica sembra rallentare a causa degli ostacoli burocratici e di una strategia energetica nazionale che punta ancora sul gas naturale come risorsa per il futuro: il contrasto tra le strategie di mercato e le politiche nazionali penalizza inevitabilmente i cittadini

di
Michele Argenta
03 febbraio | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Nel 2024, in Europa, la produzione di energia elettrica da solare ha superato quella prodotta dal carbone. Secondo uno studio del think tank Ember, l’energia solare ha coperto l’11% del fabbisogno energetico del continente, mentre il carbone è sceso al 10%. Oltre al sorpasso del solare, il 2024 ha segnato il quinto anno consecutivo di calo della produzione elettrica da gas, raggiungendo un minimo storico per l’energia da fonti fossili. L’aumento delle rinnovabili, trainato dalle nuove installazioni di impianti solari ed eolici, ha permesso di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili (importati da Nord Africa, Stati Uniti e Paesi del Golfo) e di attenuare la volatilità dei prezzi.

Investire nelle rinnovabili è una scommessa per un futuro pulito e meno dipendente dai petrostati: nel 2022, il caro energia è costato 91,5 miliardi di euro in più rispetto all’anno precedente (per confronto, il Superbonus a ottobre 2023 è costato 86,3 miliardi di euro). L’aumento delle rinnovabili è anche il risultato diretto delle politiche climatiche adottate dalla Comunità Europea: nel 2019, le fonti fossili generavano il 39% dell’elettricità in Europa, mentre nel 2024 la quota è scesa al 29%.

 

 

Come stanno le rinnovabili in Italia

 

Secondo le rilevazioni di Terna, nel 2024 in Italia le fonti rinnovabili hanno coperto il 41,2% del fabbisogno energetico del Paese, mentre solare ed eolico hanno raggiunto i 50 GW di potenza installata. La maggiore quota di energia rinnovabile prodotta in Italia proviene dall’idroelettrico e dal fotovoltaico, che sono anche le fonti che hanno registrato il maggiore incremento. Si evidenzia, inoltre, una forte riduzione del consumo di carbone, ormai quasi totalmente azzerato, fatta eccezione per la Sardegna.

In questi numeri si riflettono sia le scelte politiche ed energetiche (come il caso della Sardegna, dove l’utilizzo del carbone è legato anche allo stop delle rinnovabili imposto dal nuovo consiglio regionale per contrastare le speculazioni energetiche sull’isola) sia le proiezioni energetiche dei prossimi anni, guidate dalle dinamiche del mercato.

Mentre il governo nazionale spinge per fare dell’Italia un “hub del gas” a livello europeo, le rinnovabili si confermano come la fonte di energia meno costosa in tutto il continente e, al tempo stesso, geopoliticamente più sicura. Il contrasto tra le strategie di mercato e le politiche nazionali penalizza inevitabilmente i cittadini, che nei prossimi decenni rischiano di restare vincolati a progetti costosi e climaticamente insostenibili.

 

Elaborazione dei dati Ember

 

Le CER e lo scoglio burocratico

 

Uno degli elementi chiave per la decarbonizzazione del nostro mix energetico (ricordando che il primo passo è elettrificare tutto, per poi decarbonizzare il sistema) è rappresentato dalle Comunità di Energia Rinnovabile (CER). Per garantire sicurezza energetica e indipendenza dalle fluttuazioni geopolitiche, la strategia di delocalizzare la produzione di energia rinnovabile si rivela strategica e vincente.

Proprio per questo, l’introduzione delle CER ha segnato un importante cambio di passo nelle politiche energetiche del Paese. Il loro sviluppo si è subito scontrato con una burocrazia che sta rallentando molti progetti, ostacolando così il pieno potenziale di questa transizione energetica. Dopo il ritardo nella pubblicazione dei decreti attuativi ora le piccole comunità, tra cui molte realtà montane che vedono nelle CER una possibilità di sviluppo economico e sociale delle aree interne, le richieste e i silenzi del GSE stanno minando la pazienza dei promotori di questa condivisione energetica. 

 

 

Gli incentivi nazionali al 40% per il fotovoltaico

 

Per i residenti in un comune con meno di 5.000 abitanti (qui è possibile consultare un elenco), il GSE, Gestore dei Servizi Energetici, mette a disposizione un bando PNRR da 2,2 miliardi di euro che copre fino al 40% delle spese per l’acquisto o l’ampliamento di un impianto fotovoltaico con potenza inferiore a 1 MW.

Nel caso dei piccoli comuni montani, dove prevalgono le utenze domestiche, il bando prevede un contributo fino a 1.500 €/kW per i soci di una CER. Il bonus è richiedibile online, ma è necessario avere a disposizione lo statuto della CER di riferimento, un progetto firmato da un professionista, e tenere presente che non è cumulabile con il Superbonus o altre detrazioni fiscali tradizionali. Chi ha accesso alla detrazione del 50% potrebbe ottenere un vantaggio netto maggiore rispetto a quello previsto dal bando PNRR.

 

Se a livello europeo le rinnovabili stanno diventando sempre più vantaggiose, in Italia la transizione energetica sembra rallentare, a causa degli ostacoli burocratici e di una strategia energetica nazionale che punta ancora sul gas naturale come risorsa per il futuro.

Interpretare i dati dei grafici non è sempre semplice, così come integrare nelle proprie politiche nazionali e internazionali i suggerimenti delle agenzie internazionali che si occupano di energia e clima. Tuttavia, da qualche anno è chiaro che la strada maestra per garantire la sicurezza energetica di un Paese risiede proprio nelle risorse naturali di cui l’Italia è ricca: sole, vento e acqua.

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