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Ambiente

Cosa fanno gli animali in questo caldo inverno? Dal letargo alle strategie per adattarsi all'aumento delle temperature

Con inverni sempre più miti e con una copertura nevosa minore, come reagiscono gli animali?

di
Betula stuff
01 febbraio | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Gli animali che vivono tutto l'anno in alta montagna si sono evoluti per sopravvivere anche durante la stagione meno favorevole. Il letargo è una delle strategie più efficaci: un processo complesso in cui gli animali rallentano le loro funzioni vitali per conservare energia. Il processo inizia in estate, quando le specie si preparano accumulando riserve di grasso, che diventeranno l'unica fonte di energia nei mesi freddi, quando il cibo potrebbe essere coperto dalla neve o assente. La marmotta, ad esempio, inizia presto a raccogliere semi, radici e foglie per aumentare le proprie riserve di grasso.

 

Quando le temperature si abbassano, gli animali si rifugiano nelle tane per trascorrere l'inverno. Durante il letargo, il battito cardiaco rallenta, la respirazione diventa più lenta, il metabolismo si riduce drasticamente e la temperatura corporea si abbassa di diversi gradi. Tra i mammiferi che vanno in letargo, oltre alla marmotta, troviamo il riccio, il ghiro, l'orso e il pipistrello. Ma non solo: anche rospi, rettili, alcuni pesci e numerosi invertebrati, come chiocciole, lombrichi, formiche e alcune farfalle, adottano questa strategia.

 

Il letargo dipende fortemente dalla temperatura atmosferica. Se le temperature non si abbassano abbastanza, gli animali potrebbero non entrare in letargo, con il rischio di non trovare cibo sufficiente per sopravvivere. Un altro problema è l'oscillazione delle temperature invernali. Se durante il letargo si verificano aumenti improvvisi di temperatura, gli animali potrebbero svegliarsi, consumando preziose riserve energetiche. Risvegli continui e prolungati possono mettere seriamente a rischio la loro sopravvivenza.

 

Alcuni animali adottano strategie diverse e restano attivi anche nella stagione fredda. È il caso di caprioli e cervi, che continuano a vivere nei boschi senza spostarsi troppo. Questi animali si adattano modificando il loro comportamento e la loro dieta. Durante l'estate accumulano grandi quantità di grasso sottocutaneo, che funge sia da riserva energetica che da isolante termico. In inverno, invece, si nutrono di erba secca, ramoscelli, licheni e persino corteccia di giovani piante. Questo cibo povero fornisce loro il minimo necessario per sopravvivere.

 

Sebbene temperature invernali più miti possano sembrare un vantaggio, in realtà possono causare problemi. Un inverno breve e poco nevoso anticipa la primavera, creando uno squilibrio: il periodo delle nascite dei piccoli è sincronizzato con la crescita dell'erba fresca, essenziale per garantire un latte nutriente alle madri. Se la primavera arriva in anticipo, l'erba è già secca e meno nutriente, mettendo a rischio la sopravvivenza dei nuovi nati. Inoltre, stagioni vegetative più brevi riducono la disponibilità di risorse per tutta la fauna selvatica.

Un'altra strategia utilizzata da alcuni animali di montagna è la variazione stagionale del colore del pelo o del piumaggio, che permette loro di mimetizzarsi meglio nell'ambiente invernale. Un esempio è la lepre variabile, che passa dal manto marrone estivo a un pelo bianco in inverno. Questo cambiamento la aiuta a sfuggire ai predatori, come l'aquila reale e la volpe, oltre a garantire un maggiore isolamento termico. Anche la pernice bianca segue lo stesso principio: il suo piumaggio diventa bianco e più fitto, proteggendola dal freddo e rendendola quasi invisibile sulla neve.

Appare evidente, in questo caso, che la mancata o scarsa copertura nevosa rende queste specie più vulnerabili. Senza neve, il loro colore bianco non offre più protezione, esponendole maggiormente ai predatori.

 

In un ambiente che cambia velocemente a causa della crisi climatica in corso, le specie si scontrano con i lunghi tempi degli adattamenti biologici. Questo squilibrio minaccia la loro sopravvivenza e pone nuove sfide per la conservazione della fauna alpina.

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