Ghiaccio bollente: il 2025 comincia malissimo. Dall'Antartico all'Artico due mesi terribili e l'estensione dei ghiacci marini si riduce sempre di più
I due poli soffrono già rispetto alla media trentennale e anche alle annate peggiori. Pessimi segnali purtroppo in linea con la crisi climatica che stiamo vivendo
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di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Il 2025 è iniziato come peggio non poteva per i ghiacci marini e per la loro estensione. Il trend climatico continua a risultare piuttosto negativo, tanto che i primi due mesi dell'anno ha fatto registrare un valore quasi da record per l'Antartico, posizionandosi come tra i peggiori di sempre. Come è possibile notare dal grafico qui sopra, con la linea rossa, viene indicato l’andamento dell’estensione del ghiaccio marino nei primi mesi di questo 2025 e rapportata su una scala climatica trentennale facente riferimento al periodo 1981-2020.
Ed è ben visibile come febbraio 2025 stia mettendo in risalto un minimo storico davvero importante. Già il mese di gennaio aveva mostrato dei segnali davvero preoccupanti, posizionandosi come il secondo peggiore di sempre dall’inizio delle rilevazioni cominciate nel 1979. Al 28 di febbraio il deficit di ghiaccio riscontrato da satellite è di oltre 1,5 milioni di chilometri quadrati rispetto alle medie 1981/2020.
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L'Antartico, come da immagine qui sopra, risulta essere in uno dei suoi momenti peggiori, quasi da record e se la banchisa antartica è in crisi non va certamente meglio all'Artico, tanto che qui i dati del 2025 sono già ai minimi di estensione della copertura del ghiaccio mai riscontrati prima.
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PIU’ NEVE MA TREND AD AUMENTO DELLE TEMPERATURE E MENO GHIACCIO
In questi giorni le immagini satellitari hanno evidenziato una copertura nevosa piuttosto importante per tutto l’emisfero nord, dovuta per lo più allo schema circolatorio che nei giorni scorsi in più occasioni abbiamo descritto. Lo stretching del vortice polare ha infatti portato importanti episodi di gelo in Asia, Nord America e sull’Europa nord orientale con delle nevicate anche eccezionali.
Ma il fatto che siano cadute mediamente più precipitazioni solide non è in contrasto con il concetto del riscaldamento globale, che invece i suoi effetti li mostra prevalentemente durante il periodo primaverile quando l’importante copertura nevosa presente al suolo in inverno viene fusa molto velocemente e a ritmi eccezionali. Ad esempio sul Gran Sasso d’Italia, montagna più alta dell’Appennino, le ultime due stagioni primaverili (2023, 2024) hanno segnato valori di accumulo nevoso piuttosto importanti oltre i 2500 metri, ma cancellati molto velocemente per via delle altissime temperature tra la fine della primavera e durante il periodo estivo.
Questo è quello che accade a livello generale un po' ovunque e in tutto l’emisfero nord. Il trend è quindi quello di temperature mediamente più elevate nel mondo, dove tuttavia non sono esclusi episodi freddi o degni di nota. Naturalmente le temperature in media più miti favoriscono una più veloce fusione del manto nevoso e quindi del ghiaccio. Questo è uno tra i motivi principali per il quale tutti i ghiacciai del mondo sono in grande e costante crisi.