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Ambiente

Va di moda chiamarlo “foliage” e attira milioni di visitatori in tutto il mondo: ma che cos’è questo fenomeno? E perché avviene proprio in autunno?

Esiste un vero e proprio “turismo del foliage”, con visite guidate, treni dedicati, mappe online che mostrano quanto è vicino il picco della colorazione e immancabili pagine Instagram che suggeriscono questa o quella particolare meta. Nulla di male, ma è importante che insieme all’attrazione per l’estetica dei luoghi si raggiungano le montagne accompagnati anche dal rispetto per i territori e dalla curiosità di scoprire qualcosa di nuovo

di
Luigi Torreggiani e Paola Barducci
05 ottobre | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Fronte occidentale, luglio 1918. Bosco di Courton, sulle colline di Reims.

 

Un caporale italiano accasciato in trincea sente scorrere nelle sue fibre tutta la fuggevolezza della vita. Osserva i compagni attorno, poi le fronde di alcuni alberi. Afferra un foglio e scrive di getto poche parole che, nella loro limpida drammaticità, rimarranno scolpite nell’immaginario collettivo.

 

È una poesia, si intitola “Soldati” e recita: “Si sta come d’autunno, sugli alberi, le foglie”.

 

Giuseppe Ungaretti ci ha raccontato le foglie d’autunno come una potente metafora della precarietà umana nei teatri di guerra: un’immagine nitida, inequivocabile, che tutti abbiamo imparato sui banchi di scuola provando un brivido d’emozione e un forte sentimento d’empatia.

 

Penso spesso a quella poesia quando cammino nei boschi d’autunno, godendo come tutti dei caldi colori delle foglie che, in uno strano gioco di suggestioni, ci spingono ad elevare lo sguardo verso il cielo appena prima di cadere al suolo, per poi sciogliersi e diventare humus.

Va di moda chiamarlo foliage, ed è diventato un momento dell’anno che attira tra boschi e montagne milioni di visitatori in tutto il mondo. Esiste un vero e proprio “turismo del foliage, con visite guidate, treni dedicati, mappe online che mostrano quanto è vicino il picco della colorazione e immancabili pagine Instagram che suggeriscono questa o quella particolare meta.

 

Oltre a passare una bella giornata tra gli alberi, è fotografare i colori del bosco d’autunno a sembrare spesso il primo obiettivo di questa nuova caccia collettiva alle foreste di latifoglie dai colori più spettacolari, che dagli Stati Uniti al Giappone, passando ovviamente per l’Europa, sembra essere diventata una vera e propria tendenza. Boschi, natura, colori: niente di più bello da condividere sui social. 

 

Nulla di male in questo, ci mancherebbe. Ma come spesso sottolineiamo, è importante che insieme all’attrazione per l’estetica dei luoghi si raggiungano le montagne accompagnati anche dal rispetto per i territori e dalla curiosità di scoprire qualcosa di nuovo su di esse o, in questo caso, sui boschi trasformati in una variopinta tavolozza.

 

Per questo ci siamo detti che, alla vigilia del foliage di questo autunno, sarebbe stato interessante raccontare che cosa c’è dietro questo fenomeno, perché avviene, cosa colora le foglie di rosso, giallo e arancio.

 

Non potevamo che coinvolgere la nostra amata Paola Barducci in arte ForestPaola, dottoressa forestale e divulgatrice ambientale che ci ha inviato una delle sue magnifiche spiegazioni “semiserie”…

 

Oggi il bosco di Courton, immerso nei paesaggi dello Champagne, è anch’esso un luogo di turismo lento, che in autunno si tinge di mille calde sfumature di colori. Chissà chi, camminando da quelle parti in un giorno d’ottobre, ricorderà di quel soldato poeta che nel fango della trincea pensò alle foglie d’autunno, trovando in esse un’immagine fortissima e ancora, purtroppo, più che attuale.

Il foliage di ForestPaola

 

E come ogni anno quando arriva l’autunno si torna sempre volentieri a bighellonare nei boschi, complici le temperature più fresche e gradevoli, zecche e zanzare in netto calo… ma soprattutto, siamo tutti in trepidante attesa del foliage.

 

Con questo termine inglese (che quindi andrebbe letto con la giusta pronuncia e non alla francese, seppur derivi dalla parola “feuillage”!), si descrivono i meravigliosi colori che le foglie di alcune piante assumono nel periodo tardo autunnale.

 

Perché solo alcune? Perché non tutte le specie vegetali perdono le foglie! Quelle che lo fanno si chiamano caducifoglie, per distinguerle dalle sempreverdi che invece le mantengono per più anni sulla chioma.

 

Attenzione! Se volete rendere felice un forestale non dite mai che le sempreverdi sono anche dette “aghifoglie”, perché esistono molte latifoglie sempreverdi, come gli agrumi, alcune querce (sughera e leccio), e, nei vostri giardini, l’alloro, il bosso o la magnolia grandiflora.

 

Per quanto riguarda poi le gimnosperme, nome più corretto ad indicare quelle che comunemente vengono chiamate aghifoglie (dai bimbi) o conifere (dai grandi), ne esistono alcune che ogni anno perdono comunque gli aghi in autunno. È il caso del nostrano larice (Larix decidua), che proprio come dice il suo nome scientifico in latino perde gli aghi in tardo autunno per poi rimetterli, di un verde brillante, in primavera. Nei giardini sarà facile trovare anche una specie americana chiamata cipresso calvo (Taxodium distichum), ad indicare la sua principale caratteristica di perdere gli aghi dopo aver assunto una colorazione rosso acceso.

Ma cosa fa diventare le foglie di colore giallo, arancio o addirittura rosse? Non certo la timidezza e neanche la rabbia (vi ricordiamo che le piante, per quanto le amiamo e talvolta ci parliamo pure, non provano emozioni).

 

Con l’arrivo dell’autunno, l’irraggiamento solare diminuisce così come le temperature. Molte specie vegetali si preparano così a superare il periodo freddo con una “riduzione dei consumi”: in particolare, è importante che durante i mesi freddi circoli meno acqua possibile nel tronco e nei rami. Per fare ciò le piante devono “chiudere i rubinetti” (cioè gli stomi, le aperture poste sulle foglie che sono importantissime nel processo fotosintetico).

Presa questa decisione, non resta che sbarazzarsi delle foglie, ma prima di gettarle via le piante cercano di recuperare tutte le sostanze importanti, come la clorofilla che viene degradata e… magia! Nelle foglie dove fino a quel momento dominava come una regina tiranna questo pigmento verde, possono finalmente esprimersi tutti gli altri pigmenti presenti: giallo o arancio se prevalgono i carotenoidi, rosso se sono gli antociani a primeggiare.

 

Insomma, come dico sempre… alla monarchia estiva della verde clorofilla, in autunno si assiste alla democrazia dei colori!

 

 

Potete seguire ForestPaola sui suoi canali social: Instagram e Facebook.

Le foto sono di Paolo Mori, Luigi Torreggiani e Paola Barducci.

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