Una spedizione in bicicletta per raccontare le minacce alle montagne più famose del mondo: il progetto Limit
Emanuele Rippa racconta il progetto Limit: un viaggio in bicicletta nel cuore delle Dolomiti per raccontare la crisi climatica ed altre minacce alle montagne più famose del mondo, in otto tappe per trattare otto argomenti diversi intervistando esperti ed esperte
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
“Tornati in Trentino dall’Ecuador, dove abbiamo viaggiato e realizzato un reportage fotografico per raccontare la filosofia indigena di vita del buen vivir, ci siamo chiesti come potessimo fare per parlare di casa nostra, dei nostri luoghi e delle minacce che agiscono su di essi” così Emanuele Rippa, trentino studente in sviluppo sostenibile all’università di Firenze, racconta la genesi del progetto Limit: un viaggio in bicicletta nel cuore delle Dolomiti per raccontare la crisi climatica ed altre minacce alle montagne più famose del mondo.
“Da grande appassionato in montagna, sento e vedo un grande problema nell'approccio culturale alla montagna - racconta Rippa - e per indagarlo, ho pensato di compiere una spedizione in bicicletta, includendo lungo il percorso interviste e studi dei luoghi attraversati per realizzare un documentario” che è ormai pronto per la sua prima proiezione, che avverrà sabato 6 aprile a Ravina (Trento) e che vedrà anche gli interventi di diverse voci, tra cui quella di Pietro Lacasella, curatore de L’AltraMontagna.
In sella, insieme ad Emanuele Rippa, c’era anche Simone Gislimberti, un cicloviaggiatore e turista lento con tante avventure alle spalle (o, meglio, nelle gambe), tra cui un lungo viaggio da Trento a Santiago di Compostela che l’ha portato a percorrere più di 5000km in un anno, Stefano Stroppa, che si è occupato della produzione di video e contenuti, e Mario Pizzini, giornalista con esperienza nelle problematiche legate ai passi alpini e alla zona delle Dolomiti, che si è dedicato alla comunicazione del progetto.
Il team di Limit racconta nel documentario due grandi sfide (connesse tra loro) che i territori alpini stanno affrontando in questo periodo storico: crisi climatica e il turismo di massa. Dati i temi, il viaggio su due ruote non poteva che essere realizzato ad agosto: “Estate ed inverno rappresentano il picco della pressione antropica sui nostri territori, il momento ideale per testimoniare attraverso le immagini l’incompatibilità del turismo di massa con la fragilità dell’ecosistema alpino” spiega Rippa.
Il reportage racconta le sfide e le minacce che le comunità montane si trovano ad affrontare, ma anche le storie virtuose di chi cerca un modo diverso di vivere e lavorare in questi luoghi. “Desideriamo aumentare la consapevolezza rispetto a questi temi, nell’ottica di un cambio culturale che la congiuntura storica rende sempre più necessario per la sopravvivenza degli habitat alpini” racconta Rippa.
Il viaggio si è svolto attraverso 8 tappe e ognuna di esse è stata l’occasione per approfondire una specifica tematica tramite interviste a suoi esperti ed esperte. I cicloviaggiatori sono partiti da Trento e hanno raggiunto Cavalese, sede dell’intervista a Sara Segantin, esploratrice e comunicatrice scientifica, e a Marta Villa con cui hanno approfondito il tema delle produzioni locali, dei domini collettivi e i cambiamenti del paesaggio. Ripartiti poi alla volta del Lago di Carezza, dove hanno affrontato il tema di Vaia e dell’affollamento dei passi alpini, per poi raggiungere il rifugio Santner, dove hanno esplorato il tema della cementificazione e degli impianti insieme a Michele Nardelli. Passando per la Marmolada, dove hanno parlato di crisi climatica con Roberto Barbiero, climatologo di Appa, sono poi ripartiti alla volta delle ultime tre tappe: Val Gardena, Cortina d’Ampezzo e Tre Cime di Lavaredo, luoghi che, oltre ad essere simbolo del turismo di massa, hanno anche offerto anche lo spunto per approfondire il tema delle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026, insieme Luigi Casanova, autore del libro "Ombre sulla neve".
“Il documentario è basato su una linea che è quella del viaggio in bicicletta e che si interseca con una invece più teorica data dalle interviste agli esperti, dalla quale emerge in modo chiaro che il modello di sviluppo adottato nell’area porti a delle grosse problematiche che - aggiunge Rippa - non solo sono problematiche prese singolarmente, ma tutte insieme e contemporaneamente diventano molto rischiose per il territorio e per chi vi abita”. Il dialogo con gli abitanti dei luoghi attraversati da una parte “ha dimostrato una certa dissociazione dai fenomeni in analisi, mentre in alcuni casi ha evidenziato una decisa consapevolezza”.
Come racconta Rippa: “Il viaggio in bicicletta (ma anche a piedi), che si basa sulle tue stesse forze, permette di sperimentare quello che sta succedendo intorno a te in una maniera non protetta, perché, ad esempio, quando sei in macchina fai l'esperienza del traffico in maniera diversa” e di conseguenza proprio “andare in bicicletta diventa uno strumento per aumentare la consapevolezza e allo stesso tempo per essere parte di un cambiamento”.
Dopo la prima proiezione, la prossima settimana, il documentario verrà proposto nei festival e nelle scuole, per aiutare a formare una “nuova generazione con una forte relazione con il proprio territorio”.