"Sfidiamo la comunità outdoor a ridurre le emissioni usando la bicicletta": Giorgia Garancini e le sfide della mobilità montana sostenibile
Il modo in cui ci spostiamo, che sia per lavoro o per piacere, ha un impatto sostanziale sul nostro benessere personale ma anche sulla salute del pianeta. Il tema della mobilità è cruciale nelle discussioni sulla mitigazione del cambiamento climatico, nell’ultima puntata di "Un quarto d'ora per acclimatarsi" lo caliamo nel territorio montano con Giorgia Garancini
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Uno dei grandi temi che emergono quando si parla di adattamento e di mitigazione è quello della mobilità: il modo in cui ci spostiamo, che sia per lavoro o per piacere, ha infatti un elevato impatto sul pianeta e sul nostro benessere personale. Questo tema diventa particolarmente complesso quando parliamo di mobilità nelle aree interne e nelle aree montane, per le sue implicazioni sulla quotidianità degli abitanti, sul turismo e sullo sviluppo di strategie di resilienza per convivere con il cambiamento climatico.
Affrontiamo questo tema nell'ultima puntata del podcast "Un quarto d'ora per acclimatarsi", il podcast de L’AltraMontagna che, con cadenza settimanale, racconta i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi li vive, le affronta e le studia. Per farlo, abbiamo dialogato con Giorgia Garancini, coordinatrice generale di Protect Our Winters Italia.
"Protect Our Winters è un'associazione che esiste in Italia dal 2020, ma che è in realtà la succursale italiana di un'organizzazione che nasce nel 2007 negli Stati Uniti grazie a uno snowboarder professionista di nome Jeremy Jones, che ha visto l'impatto del cambiamento climatico sul proprio sport e ha fondato Protect Our Winters per mobilitare la comunità che pratica sport di outdoor a attivarsi per proteggere e tutelare le terre alte" spiega Garancini.
"Noi portiamo avanti questa missione in modo indipendente del territorio italiano, ma l'idea rimane sempre la stessa - continua la coordinatrice - quella di mobilitare la comunità outdoor all'azione climatica. Il concetto è quello di sfruttare il comune denominatore nella comunità, la passione per lo sport e la vita all'area aperta, per spingere le persone a intraprendere delle azioni individuali che hanno poi anche un impatto a livello sistemico per la salvaguardia degli ambienti che amiamo".
Uno dei temi di lavoro principali per l'associazione è quello della mobilità: "A livello europeo l'impatto del trasporto è uno dei più grandi a livello di emissioni di gas serra e contemporaneamente a livello infrastrutturale e a livello di connessione di territori il modello di mobilità che scegliamo di adottare ha impatti sostanziali sia in termini di benessere personale che di tutela ambientale".
Infatti in l’Europa il trasporto rappresenta un settore particolarmente impattante, e soprattutto un settore che negli anni al posto di abbattere le proprie emissioni, le ha viste crescere, in particolare nel periodo che va dal 1990 al 2020. Focalizzandosi sul turismo, nel quale rientrano anche gli spostamenti che facciamo per godere delle montagne, il trasporto ammonta addirittura al 74% delle emissioni totali del settore: "Il trasporto da e verso la nostra meta, infatti, rappresenta la fonte più significativa delle emissioni di un individuo".
Come racconta la coordinatrice dell'associazione, per Protect Our Winters Italia il mese di settembre è particolarmente importante perché costituisce il "mobility month 2024", una campagna dedicata al tema della mobilità sostenibile nelle terre alte che "sfida la comunità outdoor a ridurre le proprie emissioni scegliendo di utilizzare la bicicletta, il miglior mezzo di trasporto a emissioni zero, per tutti gli spostamenti del mese". Infatti, come sottolinea Garancini "che si tratti di chilometri per andare a lavoro o per andare in montagna, tutti i viaggi contano, così come tutte le azioni contano nel contrasto al cambiamento climatico e i suoi effetti".
All'atto pratico, la sfida proposta dalla campagna si svolge a suon di chilometri pedalati: "Il concetto di base è quello di portare le persone a riflettere sulla propria mobilità come individui, come gruppi e all'interno di un sistema che può essere non solo l'area urbana ma non solo e nella pratica lo facciamo registrando i chilometri percorsi in bicicletta, rinunciando alla macchina, attraverso l'applicazione Strava. Questo ci serve sia per dare l'esempio e mostrare quanti chilometri si possono fare a basse emissioni per gli spostamenti che per aprire un dialogo su questa tematica con i policy makers e le amministrazioni locali".
Qui è possibile ascoltare la puntata, disponibile anche su tutte le principali piattaforme podcast (Spotify, Apple e Google Podcast, Audible):