Quando le comunità danno tutto per proteggere il proprio territorio: Matteo Lanciani del Comitato "Salviamo il Lago Bianco" al podcast "Un quarto d'ora per acclimatarsi"
Matteo Lanciani, portavoce del comitato “Salviamo il Lago Bianco”, che è recentemente riuscito a portare la propria battaglia di fronte al Parlamento Europeo, è l'ospite dell'ultima puntata di "Un quarto d'ora per acclimatarsi", il podcast de L'AltraMontagna che approfondisce i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi le vive, le affronta e le studia
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Non di rado capita che vengano programmati, approvati e realizzati dei lavori ad alto impatto in ambienti naturali che sarebbero, almeno formalmente, tutelati. Spesso sono le comunità, gli abitanti dei territori impattati e le associazioni ambientaliste che condannano e cercano di bloccare queste operazioni. Nell'ultima puntata del podcast "Un quarto d'ora per acclimatarsi" parliamo di un caso emblematico di assenza di tutela ambientale da parte della politica e di una comunità che ha dato tutta se stessa per cercare salvare il proprio territorio: la vicenda del Lago Bianco in Alta Valtellina. Per farlo abbiamo invitato Matteo Lanciani, portavoce del comitato “Salviamo il Lago Bianco”.
Il Lago Bianco si trova sul passo del Gavia, tra le province di Sondrio e Brescia e all'interno del Parco Nazionale dello Stelvio. Come spiega l’ospite, il lago, oltre a trovarsi nel parco nazionale “è anche all'interno di una riserva naturale statale denominata Tresero - Dosso del Vallone”. Si tratta di “una riserva naturale istituita nel 2010 a come compensazione a una procedura di infrazione comunitaria a seguito dei danneggiamenti agli habitat a Santa Caterina Valfurva, quindi sempre interni al Parco Stelvio, perpetrati per la realizzazione di piste da sci e altri impianti vari in occasione dei mondiali invernali del 2005”.
Lanciani commenta: “Ci troviamo a contestare un cantiere anacronistico, che ha l'intenzione di captare le acque del Lago Bianco, un laghetto alpino a 2600 metri di quota che è già, come possiamo ben immaginare, sotto forte pressione climatica e antropica, perché il ghiacciaio alle sue spalle, che lo alimenta, ha ovviamente la vita ormai segnata”. E’ difficile fare previsioni accurate sul futuro di questo ghiacciaio, ma “è chiaro che nel corso dei prossimi decenni non ci sarà più e quindi anche il Lago Bianco diventerà un laghetto stagionale che vivrà solo delle acque di scioglimento dell'inverno”. Commenta ancora Lanciani: “Quindi anche l'idea di fare un'infrastruttura così impattante in luoghi che risentono già tanto dell’impatto antropico e soprattutto che si trovano in una zona protetta, in pieno sito Natura 2000, dove un normale cittadino non può giustamente cogliere un fiore o spostare una roccia, è completamente fuori dal tempo presente”.
Insieme al portavoce del Comitato, ripercorriamo insieme le tappe che lo hanno portato dai primi presidi e le prime pacifiche proteste nel 2019, fino all’audizione al parlamento europeo di pochi giorni fa: “A novembre abbiamo depositato una petizione al Parlamento europeo che è stata giudicata congrua ed è stata accolta e quindi discussa in plenaria al Parlamento a Bruxelles con l'unanimità di tutti i parlamentari coinvolti nella discussione per mantenere assolutamente la petizione attiva e per richiedere alla Commissione europea di procedere all'indagine”.
Sullo stato attuale delle cose, spiega: “Siamo in attesa che la Procura faccia le sue indagini, che la Comunità europea analizzi il corposo dossier che noi abbiamo sottoposto alla loro attenzione e non parla solo del dettaglio del lago Bianco, ma che comprende anche la stessa gestione del Parco Stelvio che oggi non ha né un piano di gestione approvato né un Regolamento approvato”.
La vicenda raccontata da Matteo Lanciani, nonostante tutto, è anche colma di speranza, perchè testimonia come i movimenti dal basso, i singoli cittadini che si uniscono per proteggere un luogo, un habitat, un laghetto a 2600 metri di quota, possono davvero davvero cambiare le cose, bloccare dei processi in corso, denunciare scorrettezze di fronte alle istituzioni. Conclude così Lanciani: “A noi piacerebbe molto che la battaglia che stiamo conducendo per il lago Bianco, e che sta avendo anche un risvolto mediatico notevole, possa servire da esempio per tante realtà che stanno vedendo i propri territori sotto assalto”.
Qui è possibile ascoltare la puntata, disponibile anche su tutte le principali piattaforme podcast (Spotify, Apple e Google Podcast, Audible):