Qualità dell'aria in Trentino: 2023 complessivamente positivo, ma rimangono alcune criticità riguardo le concentrazioni di ozono. Come risolverle?
Pubblicato il rapporto annuale sulla qualità dell'aria in Trentino da parte dell'Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente della Provincia Autonoma di Trento: emerge una situazione complessivamente positiva per la maggior parte degli agenti inquinanti, con delle criticità legate alle concentrazioni di ozono. Un problema che, a detta degli esperti, va risolto tramite una cooperazione a larga scala che coinvolga più regioni e paesi
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
L’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente della Provincia Autonoma di Trento (Appa) ha pubblicato il rapporto sulla qualità dell’aria in Trentino nel 2023.
La morfologia e le caratteristiche meteo-climatiche del Trentino lo rendono particolarmente vulnerabile all'accumulo di inquinanti atmosferici durante l'inverno, quando la combinazione di scarsa ventilazione, limitate precipitazioni e frequenti condizioni di stabilità atmosferica con forti inversioni termiche crea un ambiente sfavorevole alla dispersione e diluizione degli inquinanti. Queste condizioni possono portare a un persistente accumulo di sostanze nocive vicino al suolo, che può durare per giorni.
Queste situazioni di ristagno non solo aumentano le concentrazioni degli inquinanti primari, ma favoriscono anche la formazione di inquinanti secondari, quelli che si formano attraverso processi chimico-fisici o reazioni fotochimiche a partire dagli inquinanti primari, aggravando ulteriormente la qualità dell'aria.
La variabilità interannuale delle condizioni meteo-climatiche incide in modo significativo sulla qualità media annua dell'aria, rendendo la gestione dell'inquinamento atmosferico una sfida complessa per la provincia.
Lo stato della qualità dell’aria è determinato grazie alle attività di monitoraggio portate avanti nel corso dell’anno e dal confronto con i dati rilevati negli anni precedenti. Complessivamente, la situazione che emerge, secondo gli esperti, è positiva, con alcune criticità specifiche.
Il biossido di azoto e il particolato Pm2.5 per il quarto anno consecutivo non hanno superato il valore limite per la media annuale in tutte le stazioni di monitoraggio, e anche per il particolato Pm10 il limite giornaliero è stato superato meno di 35 volte nell’arco dell’anno (come da normativa).
Il biossido di azoto è generato dai processi di combustione, è un forte ossidante e irritante e può portare a patologie dell’apparato respiratorio. Il particolato atmosferico, o polveri fini (Pm10 e Pm2.5 in base alla misura delle polveri), invece è essenzialmente un insieme di particelle di dimensioni ridotte che tendono a rimanere sospese in aria. Le sue sorgenti antropiche sono processi di combustione, di sfregamento ed erosione, mentre quelle naturali sono le più diverse, dalle polveri desertiche ai pollini, dalle eruzioni agli incendi. Nel caso del particolato, il danno che possono provocare alla salute umana è correlato alla loro dimensione, perché tanto più piccole sono le particelle, tanto maggiore è la loro capacità di penetrare nell’apparato respiratorio e causare effetti nocivi sia a breve termine (irritazione dei polmoni, broncocostrizione, diminuzione della capacità polmonare, bronchite cronica), sia a lungo termine (effetti cronici, tumori).
Il pieno rispetto dei limiti di sicurezza è stato osservato anche per il biossido di zolfo e il benzene, oltre che per i metalli pesanti e per il benzo(a)pirene.
Le criticità maggiori rimangono per l’ozono: il valore obiettivo, infatti, viene ancora superato in maniera diffusa in tutto il territorio della provincia con la sola eccezione di Borgo Valsugana.
L’ozono è un inquinante prevalentemente secondario le cui concentrazioni aumentano in particolare nella stagione estiva, a causa della radiazione solare che ne promuove la formazione, preferenzialmente nelle aree non intensamente urbanizzate, come le aree di alta montagna.
A causa del suo elevato potere ossidante, alti livelli di ozono rappresentano una seria minaccia per la salute umana e animale, oltre che per la vegetazione e i materiali. L'ozono danneggia le piante riducendo l'attività fotosintetica e contribuendo alla formazione di piogge acide.
Per quanto riguarda la salute umana, le conseguenze croniche di una lunga esposizione a basse concentrazioni di ozono non sono ancora del tutto conosciute. Tuttavia, gli effetti acuti sono ben documentati: severe irritazioni della mucosa degli occhi, infiammazioni e alterazioni dell’apparato respiratorio, oltre a una sensazione di pressione sul torace. Concentrazioni particolarmente elevate di ozono possono causare alterazioni delle funzioni respiratorie, provocare un aumento degli attacchi asmatici, l'insorgere di malattie respiratorie e il peggioramento di patologie respiratorie e cardiache preesistenti.
La variabilità meteorologica interannuale, in termini di radiazione solare e temperatura, gioca un ruolo fondamentale nell'innalzamento delle concentrazioni di ozono durante la stagione estiva e va ad aggiungersi al contributo del trasporto su lunga distanza. Come sottolineano gli esperti che hanno lavorato al rapporto, affrontare efficacemente questo problema, è necessaria una cooperazione su larga scala, che coinvolga più nazioni e regioni, per implementare strategie mirate e coordinate volte a ridurre l'impatto dell'ozono sulla salute umana e sull'ambiente.