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Ambiente

"Non possiamo permetterci di compromettere ulteriormente le nostre montagne": una chiacchierata sulla biodiversità e la necessità di tutelarla con Francesca Roseo

Francesca Roseo, ricercatrice che si occupa della conservazione della fauna selvatica alpina e collabora con il Museo delle Scienze di Trento e la Lega Italiana Protezione Uccelli, ci racconta la biodiversità nell'ultima puntata di Un quarto d'ora per acclimatarsi, il podcast de L'AltraMontagna che approfondisce i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi le vive, le affronta e le studia

di
Sofia Farina
06 maggio | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

"Non possiamo permetterci, vista la crisi climatica in atto, di compromettere ulteriormente le nostre montagne".

 

Sentiamo spesso parlare degli impatti del cambiamento climatico sull’idrosfera, sulle attività economiche, sulla società, ma c’è un’emergenza che sembra sempre rimanere in secondo piano nonostante la sua fondamentale importanza anche per il genere umano: la perdita di biodiversità. Parliamo proprio di questo con Francesca Roseo, che si occupa della conservazione della fauna selvatica alpina e collabora con il Museo delle Scienze di Trento e la Lipu, nell'ultima puntata di "Un quarto d'ora per acclimatarsi".

 

"Il termine biodiversità, o diversità biologica, viene usato per descrivere l’immensa varietà e variabilità della vita sulla terra, dalla variabilità genetica all’interno di una popolazione, sino alle interazioni degli organismi con l’ambiente in cui vivono - spiega la ricercatrice -. L’accezione più frequente con cui si usa il termine biodiversità è quella che fa riferimento alla diversità di specie degli organismi viventi, come batteri, piante, persone e altri animali". Forse il termine biodiversità ha un significato confuso per molti di noi, e come sempre in questi casi, per fissare bene i concetti nella mente tornano utile degli esempi, come quello che ci propone Francesca Roseo:  " una coltivazione intensiva, fatta di individui tutti uguali (spesso cloni identici tra loro), senza spazio per altre piante, sarà molto poco biodiversa perché ospiterà pochissime altre specie. Al contrario, un prato con un laghetto, circondato da un bosco che termina ai piedi di una montagna nei pressi di una parete rocciosa, ospita un numero strabiliante di specie".

Come ci spiega la ricercatrice, si stima che sul pianeta ci siano 8.7 milioni le specie di piante e animali (di cui tra l'altro solo 1.2 milioni sono state identificate e descritte): un immenso e variegato patrimonio da tutelare. Infatti, continua Roseo: "Comprendere il ruolo centrale che le attività umane hanno nell’alterare il delicato equilibrio della biodiversità e degli ecosistemi e nel causare il declino di così tante specie, è fondamentale".

 

"Gli organismi viventi che interagiscono tra loro all’interno dell’ambiente in cui vivono hanno una forte influenza sulla stabilità e funzionalità degli ecosistemi e le attività umane hanno trasformato e degradato gli ambienti naturali di tutto il mondo, al punto da alterare così tanto gli ecosistemi da renderli talvolta invivibili" infatti tra i motivi per cui la tutela della biodiversità è di fondamentale importanza per gli umani, c'è anche il fatto che noi stessi dipendiamo da essa tramite quelli che definiamo "servizi ecosistemici".

Questi "servizi gratuiti" che la Natura ci fornisce vengono solitamente suddivisi in quattro grandi categorie: supporto alla vita; i servizi necessari per la produzione di tutti gli altri servizi, come la formazione del suolo, il ciclo dei nutrienti e la produzione primaria; approvvigionamento, i prodotti ottenuti direttamente dagli ecosistemi come acqua potabile, cibo e materie prime; regolazione, benefici ottenuti dai processi di regolazione degli ecosistemi, quali ad esempio depurazione dell’acqua, sequestro di carbonio, controllo di piene e inondazioni, impollinazione e infine cultura, una categoria che include tutti quei benefici non materiali (psicologici e spirituali) che si possono sperimentare a contatto con la natura.

 

Roseo ci spiega in modo ordinato e analitico (da mente scientifica) come l'impatto dell'attività umana sulla biodiversità e dunque anche sui servizi ecosistemici si concretizza in una serie di fattori di minaccia principali, che sono l'utilizzo del suolo, il cambiamento climatico, l'inquinamento, il sovrasfruttamento di popolazioni e specie e infine l'introduzione di specie aliene.

Focalizzandoci sul terreno montano le zone che richiedono azione di tutela con maggior urgenza "sono probabilmente quelle degli ambienti ad alta quota, e non perché in basso si stia bene ma perchè ormai abbiamo deturpato la maggior parte dei fondivalle e dobbiamo evitare di sottoporre allo stesso assalto insostenibile anche le terre alte". Infatti è bene ricordare che "un quinto della popolazione mondiale vive nelle regioni montane che garantiscono l’approvvigionamento idrico di metà di essa" tanto che le montagne vengono spesso definite le “torri d’acqua” del pianeta. 

 

"Gli ecosistemi montani, estremamente diversificati in relazione alle condizioni climatiche, edafiche e topografiche, sono molto sensibili al cambiamento climatico, al turismo di massa e allo sfruttamento delle loro risorse. Compromettere questi ecosistemi significa incidere sulla loro funzionalità e capacità di provvedere ai servizi ecosistemici di cui prima, minacciando la sopravvivenza di molte persone anche in pianura" conclude Roseo.

 

Qui è possibile ascoltare la puntata, disponibile anche su tutte le principali piattaforme podcast (Spotify, Apple e Google Podcast, Audible):

 

 

 

 

 

 

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