L'imponente coltre nevosa sul ghiacciaio del Ciardoney si è fusa rapidamente: colpa del pulviscolo sahariano e delle alte temperature
La stagione nevosa 2023-24 era stata straordinaria a causa delle ripetute e copiose nevicate intervenute tra febbraio e maggio, ma da sabato 20 luglio il manto nevoso a ridosso dell'asta nivometrica alla stazione meteorologica SMI presso il Ghiacciaio Ciardoney (2850 m, Gran Paradiso) si è esaurito, seppur con 12 giorni di ritardo rispetto alla data mediana di scomparsa del breve periodo di osservazione 2013-2023
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Sabato 20 luglio il manto nevoso a ridosso dell'asta nivometrica alla stazione meteorologica della Società Meteorologica Italiana situata sul Ghiacciaio Ciardoney, che si trova a una quota di 2850 metri nel gruppo del Gran Paradiso, si è ufficialmente esaurito (pur rimanendo ancora un ampio banco di neve oltre il punto di osservazione), con 12 giorni di ritardo rispetto alla data mediana di scomparsa calcolata sul periodo di osservazione 2013-2023.
Sui canali ufficiali della Smi, viene ricordato che, come descritto nel report pubblicato sempre da loro a inizio giugno, la stagione nevosa 2023-24 era stata straordinaria a causa delle ripetute e copiose nevicate intervenute tra febbraio e maggio. Infatti, dalle misurazioni effettuate mediante la stessa asta nivometrica, lo scorso 1 giugno, data che segna l'inizio convenzionale dell'estate meteorologica, la neve era ancora profonda 295 centimetri, che costituisce un massimo per la data pari merito con il caso del 2013.
Nei giorni seguenti, la fusione della possente coltre nevosa ha proseguito con una certa rapidità, complice anche la riduzione di albedo (un parametro che indica la frazione di radiazione solare riflessa rispetto a quella incidente) dovuta al concentrarsi delle abbondantissime polveri sahariane sulla superficie del manto, e intensificandosi nell'ultima decina di giorni assai caldi.
Anche in termini di fusione, permane la somiglianza con la stagione del 2013. Infatti, come commentano gli esperti: "All'epoca la neve all'asta era fusa entro il 26 luglio (data più tardiva del periodo di osservazione), e quest'anno la data di fusione si colloca al secondo posto tra le più tardive proprio dopo quella del 2013, per lo meno nel breve periodo di teleosservazione continua 2013-2024".
Tuttavia, è importante ricordare, come fanno i membri del Smi che "nei decenni precedenti, fino agli anni Ottanta, era piuttosto abituale che la coltre nevosa invernale, a queste quote, persistesse a lungo, anche fino alla tarda estate. In alcune stagioni particolarmente favorevoli al glacialismo negli anni settanta (e soprattutto nel 1977 e 1978) la neve sopravviveva tutta l'estate grazie alle temperature fresche, e l'attuale estensione e spessore del manto nevoso sui ghiacciai si riscontrava perfino a inizio settembre, da quanto tramandano le osservazioni condotte dagli operatori del Comitato Glaciologico Italiano".