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Ambiente

Le masse di aria provenienti da Alpi e Appennini tra gli ingredienti per la formazione di tornado in Pianura Padana

Una ricerca portata avanti dall'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr insieme alle università di Bologna, Bari e Milano mostra come la formazione dei tornado nella Pianura Padana sia determinata dalla confluenza di tre masse d’aria con caratteristiche e provenienza diversa (di cui una alpina!), con una dinamica simile a quella osservata nelle Grandi Pianure americane

                                

di
Sofia Farina
21 aprile | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

La ricerca sullo sviluppo di tornado nel Nord Italia ha recentemente compiuto dei grandi passi avanti grazie allo sforzo congiunto dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr e le università di Bologna, Bari e Milano che mostrano come questi fenomeni siano determinati dalla confluenza di tre masse d’aria con caratteristiche e provenienza diversa (di cui una alpina!), con una dinamica simile a quella osservata nelle Grandi Pianure americane.         

                                                                                 

Infatti ciò che emerge dagli studi pubblicati sulla rivista scientifica statunitense Monthly Weather Review è che i tornado sul Nord Italia si formano spesso in corrispondenza di quello che viene definito un “punto triplo”, il punto di confluenza di tre masse d’aria provenienti da direzioni diverse e con caratteristiche differenti, e in particolare di masse d’aria umida, secca e più fredda.

 

Tali fenomeni si verificano con particolare frequenza tra Lombardia ed Emilia-Romagna, infatti la Pianura Padana è ritenuta un hot-spot per lo sviluppo di tornado in Europa, proprio per la presenza degli Appennini e delle Alpi, catene montuose che modulano e deviano i flussi atmosferici nei bassi strati. 

 

Tra i vari tornado osservati, un evento di particolare rilevanza si è verificato nel settembre 2021: ben sette tornado si sono sviluppati in poche ore, causando gravi danni in numerose località della Pianura Padana. Dei sette identificati, ben quattro sono stati classificati di grado F2 secondo la scala Fujita, che va da 0 (debole) a 5 (danni devastanti), mentre altri altri è stato assegnato il grado F1. Tale sequenza ha rappresentato un evento inusuale per l’area in questione e ha spinto i ricercatori ad approfondire i meccanismi fisici che hanno portato alla genesi dei vortici.

 

Una spiegazione della ricerca è stata fornita da Vincenzo Levizzani, dirigente di ricerca del Cnr Isac: “Lo studio delle osservazioni al suolo durante l’evento ha evidenziato come i tornado si siano sempre sviluppati a non più di 20-30 km di distanza da una dryline, ossia da un fronte di aria secca che discendeva dagli Appennini, e nei pressi di una discontinuità fredda generata da temporali sulla pedemontana alpina. Contemporaneamente, correnti da sud-est molto umide soffiavano dal Mar Adriatico verso la Pianura Padana. Significativamente, altri temporali, che si sono sviluppati durante quella giornata in Pianura Padana ma a distanza maggiore dal punto triplo, non hanno generato tornado”.

La dinamica ipotizzata è stata testata grazie a delle simulazioni numeriche ad alta risoluzione che hanno permesso di simulare le supercelle che hanno generato i tornado. “Il modello è stato in grado di riprodurre correttamente lo sviluppo delle supercelle tornadiche e la complessa interazione dei flussi in superficie emersa dalle osservazioni” ha commentato Silvio Davolio, professore presso l’Università degli Studi di Milano, associato al Cnr-Isac.

Il modello concettuale che si è dimostrato in grado di riprodurre ciò che è realmente accaduto è stato ottenuto tramite un’approfondita analisi di osservazioni e simulazioni numeriche e, come spiega Francesco De Martin, dottorando dell’Università di Bologna e primo autore dell’articolo “è ispirato alla dinamica osservata negli Stati Uniti nella cosiddetta “Tornado Alley”, dove i tornado si formano alla confluenza di masse d’aria umida provenienti dal Golfo del Messico, masse d’aria secca dalle Montagne Rocciose e masse d’aria più fredda dal Canada. Nel caso della Pianura Padana si osserva qualcosa di simile, ma a scala molto più ridotta”.

 

Come sempre accade nella fisica dell’atmosfera, una miglior comprensione delle dinamiche che generano questi fenomeni, potrebbe contribuire a migliorarne la previsione, anche se permane ancora un certo grado di incertezza. Ad oggi, infatti, è impossibile conoscere nel dettaglio se, dove e quando si svilupperà un tornado, anche a poche ore da un evento.

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