Il surriscaldamento arriva nelle profondità delle Alpi: gli impatti sul microclima delle grotte
Le grotte alpine stanno diventando un inaspettato indicatore del cambiamento climatico. Una recente ricerca condotta su quattro grotte situate nelle Alpi europee dimostra che il surriscaldamento globale non si ferma in superficie: i suoi effetti si fanno sentire anche in profondità
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di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Le grotte alpine, silenziose testimoni del tempo, stanno diventando un inaspettato indicatore del cambiamento climatico. Una recente ricerca condotta su quattro grotte situate nelle Alpi europee, e pubblicata su Nature Climate Change, dimostra che il surriscaldamento globale non si ferma in superficie: i suoi effetti si fanno sentire anche nelle profondità della montagna.
E se il surriscaldamento globale è ormai arrivato a un aumento di più di 1.5°C rispetto ai valori pre-industriali, se consideriamo invece le regioni montane, come le Alpi, l’aumento misurato è decisamente più marcato e le grotte alpine non sono immuni a questi cambiamenti. Lo studio ha rilevato un aumento delle temperature all’interno delle grotte pari a circa 0,2 °C per decennio dal 2000 al 2020, un valore più basso rispetto ai tassi di riscaldamento esterni (circa 0,5 °C per decennio), ma comunque significativo.
Le grotte, grazie al loro isolamento, presentano un microclima stabile: al loro interno, le variazioni stagionali delle temperature sono attenuate rispetto all’esterno, ma il cambiamento climatico sta alterando questa stabilità. Le grotte alpine studiate – Spannagelhöhle, Schrattenhöhle, Hundsalm Eis- und Tropfsteinhöhle e Rasslsystem – mostrano un progressivo aumento delle temperature, con conseguenze significative per l’ambiente interno.
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Ad esempio, nella grotta Spannagelhöhle, situata a 2408 metri di altitudine, le temperature medie annuali sono aumentate di circa 0,24 °C per decennio. Cambiamenti simili sono stati osservati nella Hundsalm Eis- und Tropfsteinhöhle, una grotta con ghiaccio perenne. Qui, l’aumento delle temperature ha intensificato lo scioglimento del ghiaccio, mettendo a rischio la sua sopravvivenza nel prossimo decennio.
Le grotte con depositi di ghiacciosono tra le più vulnerabili. Il ghiaccio perenne, che si forma attraverso la metamorfosi della neve e il congelamento dell’acqua di infiltrazione, è un prezioso archivio climatico e idrologico. Tuttavia, l’aumento delle temperature interne e l’intensificazione dei flussi d’aria calda durante l’estate stanno accelerando la fusione del ghiaccio. Un altro esempio eloquente è la Spannagel Eishöhle, che ha perso il suo ghiaccio perenne nel 2002 a causa del riscaldamento.
Il riscaldamento delle grotte sta modificando anche i flussi d’aria interni. Molte grotte alpine presentano un effetto camino: l’aria fredda entra in inverno dalle aperture inferiori e l’aria calda esce dalle aperture superiori, invertendo il flusso in estate. L’aumento delle temperature esterne sta alterando questo equilibrio, modificando la circolazione interna dell’aria e influenzando gli ecosistemi sotterranei.
Gli organismi che abitano le grotte – dai batteri alle specie di insetti specializzate – sono particolarmente sensibili a questi cambiamenti. Un riscaldamento anche minimo potrebbe alterare in modo irreversibile questi habitat unici, minacciando la biodiversità sotterranea.
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Le grotte non sono solo sentinelle del cambiamento climatico attuale, ma anche archivi preziosi del passato. I depositi di carbonato, come le stalattiti e le stalagmiti, registrano informazioni dettagliate sul clima del passato. Tuttavia, i cambiamenti climatici possono interferire con la capacità delle grotte di conservare questi dati, rendendo più complessa la loro interpretazione.
Proprio per questi motivi, i ricercatori sottolineano l’urgenza di mettere in atto un monitoraggio a lungo termine il microclima delle grotte alpine. Questi ambienti offrono un’occasione unica per studiare gli impatti del cambiamento climatico su scala locale e globale. La loro protezione è essenziale, non solo per la loro importanza scientifica, ma anche per preservare un patrimonio naturale e culturale unico.