Erbe mature con un mese di anticipo, vento caldo pomeridiano e uccelli silenziosi: osservazioni empiriche del clima che cambia tra le montagne feltrine
Cambiamento climatico e tradizioni meteorologiche: come stanno variando nel feltrino le condizioni del tempo atmosferico rispetto al passato. Un confronto tra uno sguardo empirico e attuale, e le memorie tradizionali
In questi giorni un'intensa perturbazione atmosferica ha portato abbondanti piogge. Prati "imbombati" d'acqua, legna bagnata e sentieri sdrucciolevoli mi han convinto a riemergere dalle occupazioni campestri e mi hanno costretto ai mestieri di casa che regolarmente tralascio per trascorrere tutto il mio tempo libero all'aperto.
Per la verità già da un paio di mesi piove spesso e già ho affrontato lavori nel bosco e nell'orto e escursioni in montagna col terreno bagnato, tanto da averne abbastanza di scarponi appesantiti dalla palta e vestiti bagnati. Nell'ultimo giro in montagna ho pestato per ore un'abbondante neve fradicia, col cielo che variava da una cupezza plumbea al mulinare di nevischio, e per esser maggio può bastare in quanto a inverno, ne ho abbastanza.
Questa primavera, come di regola negli ultimi anni, ha iniziato già in inverno a presentarsi mite, per non dire calda. Ma già da marzo, cosa che non succedeva da anni, periodi di pioggia copiosa seguiti da tempo nuvoloso ma sempre tiepido hanno consentito alle erbe e alle piante di partire nella vegetazione rombanti.
All'inizio di aprile il nostro paesaggio, che usualmente in questo periodo risulta orribilmente sfregiato dai peggiori marroni putridi, brillava di un tenero verde che presto è maturato in un verde intenso, e la crescita della vegetazione è risultata estremamente rigogliosa.
Tant'è che le infiorescenze di Rumex acetosa, in dialetto pan de cuc, hanno già assunto una colorazione rossastra che, nella nostra tradizione contadina è segno che le erbe sono mature per il primo taglio, in anticipo di almeno un mese rispetto al solito.
Tutto questo dolce tepore marzolino si è perso poi nel corso del mese di aprile, e questa per i nostri vecchi non è una sorpresa, hanno pure un proverbio a riguardo che dice: “L'erba de marzo, april el la brusa”.
Il bruciare in questione non ha naturalmente niente a che fare col fuoco, piuttosto col freddo, e risulta pure difficile da spiegare, eppure effettivamente nel mese di aprile il tempo peggiora e la temperatura si abbassa, rallentando la crescita dell'erba nei prati che sembra calare invece di crescere.
Il 23 di aprile è addirittura scesa la neve fino nel fondovalle, guarda caso proprio il giorno di San Giorgio che, apprendo da queste pagine, porta un suo proprio invernino secondo tradizioni orali lombarde, ma che agisce evidentemente fin qui.
A noi feltrini non resta che attendere San Vittore, patrono di Feltre che da metà maggio apre alle temperature clementi che garantiscono di non tornare sotto lo zero, pregiudicando le colture ortive.
Potrei quindi dire, in base alle mie osservazioni empiriche, che le condizioni del tempo atmosferico risultano allineate a quelle tradizionalmente osservate nei nostri paesi in questo periodo dell'anno, se non fosse per una temperatura media decisamente più alta che nel passato, anche recente.
Un fenomeno completamente nuovo per i nostri posti che si verifica da pochi anni e che anche quest'anno si è presentato nelle poche giornate serene o poco nuvolose invece, è un vento caldo che spazza il fondovalle nei pomeriggi delle stagioni più calde. Inizia fievole e blandisce le foglie percorrendole in lievi onde, a tratti si rinforza in folate, un giochino vezzoso che strappa la natura dall'usuale quiete e contribuisce ad esaltarne la bellezza. Peccato che privi al contempo il terreno dell'umidità superficiale aggravando la situazione per le piante già colpite dalla temperatura che sale.
Piuttosto questa primavera ho notato in modo indubitabile un fenomeno che mi inquieta ulteriormente: gli uccelli cantan poco o nulla. Vi assicuro che non mi sbaglio visto che ho condiviso l'impressione con amici che me l'hanno confermata.
I merli e i fringuelli, maestri cantori che ci allietan da sempre con i loro canti, quest'anno, seppur presenti in modo abbondante come al solito, si sentono cantare con minore frequenza. I fringuelli soprattutto, che durante la stagione riproduttiva si esibiscono nel loro celebre canto con ossessiva cadenza, quest'anno cantano raramente.
Eppure gli uccelli migratori sono tornati abbondanti, soprattutto cardellini e verzellini e pigliamosche. Questa osservazione mi lascia inquieto soprattutto perché temo non abbia nessuna spiegazione diretta.
Rischio di prenderlo come un segno, e in questi tempi inquieti e disorientati resta difficile interpretare i segni in direzione speranzosa.
Dalle Vette Feltrine è uno spazio, curato da Gianugo Tonet e Giuseppe Gris, che si occupa di Feltre e del suo territorio dalla prospettiva del vivere in montagna o nel passo appena prima di essa. Un belvedere, quello offerto allo sguardo che si apre dalle Vette, anche per il pensiero ed il racconto, perché vivere la montagna non è qualcosa di diverso, come spesso si pensa, dal raccontare la montagna. Da studiarla, cercarla, scalarla e, perché no, anche inventarla.