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“Un punto d’approdo nel culto dei caduti”: 100 anni fa l’inumazione del Milite Ignoto. Tobia: “Invenzione retorica di grande effetto”

Il 4 novembre del 1921, a tre anni dalla conclusione della guerra, l’Italia intera assistette al culmine dell’enorme macchina organizzativa messa in opera con il Milite Ignoto. La salma di un soldato non riconosciuto venne inumata sotto l’Altare della patria, fissando una svolta epocale nel culto dei caduti. Lo storico Bruno Tobia: “Al di là delle diffidenze delle sinistre, l’affetto della gente sorprese non poco la classe dirigente”

Di Davide Leveghi - 04 novembre 2021 - 10:10

TRENTO. “Il Milite Ignoto rappresentò un punto d’approdo nel culto dei caduti e degli eroi della patria. Cominciato con la rivoluzione francese, questo fenomeno raggiunse con la Grande Guerra una dimensione più democratica e massificata, arrivando perfino a sorprendere la classe dirigente, colpita dal risultato positivo ottenuto dalla macchina dell’Ignoto”. A 100 anni dall’inumazione del Milite Ignoto nell’Altare della Patria a Roma, il professore Bruno Tobia, esperto del monumento del Vittoriano, ci aiuta a comprendere l’importanza dell’evento.

 

C’è un contesto più generale, quello dell’immediato dopoguerra e di un Paese vittorioso ma sconvolto. C’è poi quello materiale del Vittoriano, il grande monumento costruito al “padre della patria” Vittorio Emanuele II, in cui si decide di introdurre un elemento tutto nuovo: il culto di un soldato sconosciuto, sacrificatosi nella guerra che ha concluso il percorso d’unificazione italiano, annettendo le ultime due importanti città rimaste sotto controllo austriaco, Trento e Trieste – ma non solo.

 

È una vera e propria “macchina”, enorme e carica di simbolismi, quella che si avvia nel 1920. Ideatore, per il caso italiano, del progetto di seppellire un soldato non riconosciuto come simbolo della nazione armata è il colonnello Giulio Douhet, conosciuto ai più come teorico della guerra aerea e dei bombardamenti strategici. È lui a dare il via ad un iter che passa dapprima per le associazioni di reduci e poi per il Parlamento. Si propone di inumare la salma nel Pantheon, ma poi si accantona l’idea a favore del Vittoriano, principale monumento postrisorgimentale inaugurato pomposamente nel 1911. Una parte, nello specifico, avrà il compito di ospitare i resti di quel soldato ignoto: l’Altare della patria, opera dello scultore Angelo Zanelli posta ai piedi della statua del re a cavallo.

 

Tempio laico della nazione, volutamente posto nel cuore della città, per dimostrare da una parte la continuità con l’antica Roma e dall’altra la concorrenza al millenario potere dei papi, il Vittoriano finirà con il tempo per essere identificato con una sua stessa parte, l’Altare della patria appunto. “Si tratta di un monumento, il Vittoriano, pensato già alla morte di Vittorio Emanuele II – spiega Tobia – dopo un primo concorso fallito, il governo di Agostino Depretis ne indisse un altro nel 1884 e da qui prese avvio il progetto che voleva la costruzione del monumento alle pendici del Campidoglio. Lo vince Giuseppe Sacconi, che dirige dei lavori lentissimi e molto faticosi, con diversi cambi progettuali. Ne uscirà un monumento di 17mila metri quadrati, infarcito di elementi simbolici e di stili molto diversi. Cominciato nel 1885, verrà infatti concluso solamente nel 1935”.

 

“Il punto focale della costruzione è l’Altare della patria – continua – segmento composto da due bassorilievi ispirati ad opere virgiliane che convergono verso l’edicola in cui si trova la statua della dea Roma, simboleggiante lo Stato. È una parte tanto forte nel suo valore simbolico, da creare un processo di metonimia. L’intero Vittoriano passa infatti ad essere chiamato con il nome di Altare della patria. Per questo il monumento muta di segno, diventando da semplice monumento dinastico un monumento nazionale, non a caso inaugurato proprio nel cinquantenario dell’Unità d’Italia, nel 1911. Nell’Altare della patria, inoltre, si decide di porre il Milite Ignoto, militarizzando il monumento”.

 

In tutta Europa la Grande Guerra segna una svolta decisiva per il culto dei caduti. La guerra è passata infatti attraverso 5 anni di una spaventosa carneficina, in cui a misurarsi non erano più eserciti numericamente ridotti in combattimenti corpo a corpo, ma masse di uomini spersonalizzati e risucchiati in una conflitto dall’alto contenuto tecnologico. Morte e distruzione raggiungono livelli mai visti, trascinando con sé anche le popolazioni civili, mobilitate o coinvolte direttamente nei teatri di scontro.

 

L’idea del Milite Ignoto non è chiaro di chi sia stata – spiega lo storico romano – nel 1919 e nel 1920 Francia e Gran Bretagna ne hanno già costituito il culto, mentre l’Italia dovrà aspettare il 1921, considerando le traversie politiche che sta vivendo. Pensare al Milite Ignoto è un modo di cercare la pacificazione, che il presidente del Consiglio Bonomi aveva già tentato fra fascisti e socialisti, ma senza successo (QUI l’articolo). Ed è ancora sotto la sua presidenza che avviene l’inumazione del Milite Ignoto”.

 

“Al di là delle diffidenze della sinistra, infatti, l’Ignoto conquista per il suo significato profondo grandissima popolarità – prosegue – il popolo lo sente come parte di sé, come simbolo di colui che è partito ma mai tornato. Ricordiamo che la Grande Guerra per l’Italia è anche il primo importante momento in cui si trovano a combattere fianco a fianco soldati provenienti da tutta la penisola. Soldati che necessariamente finiscono per affratellarsi”.

 

L’iter seguito per l’inumazione del Milite Ignoto parte dal momento preparativo per culminare nella grande manifestazione del 4 novembre 1921, quando alla presenza delle autorità reali, civili e religiosi, la salma venne calata nella cripta. Altrettanto significativi sono però degli altri passaggi compresi nel mentre. “Si crea innanzitutto una commissione che deve fare il giro dei fronti in cui si è combattuto, scegliendo 11 soldati in altrettanti luoghi significativi in cui si è combattuto. Non fu un processo facile, perché il soldato doveva essere italiano e quindi all’esumazione doveva presentare le mostrine e la divisa del Regio esercito”.

 

“Da tutti i fronti, poi, le salme non riconosciute conversero ad Aquileia, centro religioso di grande importanza – seguita Tobia – a questo punto si pose la questione di come scegliere la salma. In Francia, ad esempio, si era deciso per un sergente. In Italia, invece, il compito fu affidato ad una donna. Le donne, nondimeno, svolgono un ruolo molto importante nella macchina celebrativa del Milite Ignoto, anche se passivo. Ci sono madri, spose e sorelle che piangono i propri morti. E così si chiese a Maria Bergamas, triestina che aveva perso un figlio in guerra, di scegliere una salma. Lo fece, molto commossa, accasciandosi su una bara”.

 

Dopo la scelta, altrettanto carico di significato fu il trasporto del corpo. Da Aquileia partì il treno che attraverso la penisola giunse a Roma, omaggiato da folle di persone a bordo dei binari, tra fiori, canti e pianti. “Mentre le altre 10 salme vengono inumate nell’abside della basilica di Aquileia, il carro attraversa la penisola. A Roma il corteo di carri viene accompagnato da ali di popolo. Portato a Santa Maria degli Angeli, chiesa in cui si tengono le cerimonie ufficiali dello Stato italiano, il Milite Ignoto è omaggiato nella giornata del 3 novembre dal presidente del Consiglio e dai sovrani”.

 

È il 4 novembre, però, che si tiene la cerimonia più importante: l’inumazione nell’Altare della patria. “Un’enorme folla segue il trasporto della salma – racconta il professor Tobia – delle medaglie d’oro al valor militare portano il feretro a spalla, mentre uno stuolo di soldati suona con i tamburi dalle corde allentate una marcia funebre. Sotto la dea Roma, simboleggiante lo Stato, viene quindi inumato il milite. Il re sta sull’attenti, Bononi si inchina togliendosi il cappello. L’Ignoto sparisce nella caverna, la lapide di chiude e ciò che rimane è la scritta latina Ignoti Militi, ‘al Milite Ignoto’. L’invenzione retorica ha un certo effetto”.

 

Creato in età liberale, il culto del Milite Ignoto era però destinato a cambiar presto di segno. Dall’inumazione, il 4 novembre del ’21, passò poco perché al potere nel Paese ci arrivasse una nuova forza, che in quel tempo già da anni imperversava per la penisola. Il fascismo, abilissimo nel far proprio il culto dei caduti della Grande Guerra, si impadronì anche di quel potente simbolo, piegandolo ai propri interessi.

 

Il fascismo fu attore importante nell’utilizzo del Milite Ignoto – spiega Tobia – Mussolini vuole a tutti i costi trarre dalla guerra vinta l’origine ideale del movimento e per questo il Milite rappresenta un’occasione straordinaria per mostrare deferenza a chi si è sacrificato per la vittoria. Si vuole dunque saldare la guerra con il fascismo. I fascisti di fatto finiscono per sequestrare la guerra e il suo significato, che per chi l’ha combattuta non ha certo un senso univoco. Il Milite Ignoto diventa così un tramite fra sé stesso e la Nazione e ogni manifestazione ufficiale, pertanto, ogni ricorrenza utile, ha come teatro l’Altare della patria. V’è una super rappresentazione del Milite-Ignoto a fini politico-propagandistici, un utilizzo spregiudicato. D’altro canto, si crea anche una dialettica fra l’Altare ed il balcone di Piazza Venezia, da cui Mussolini tiene i suoi discorsi”.

 

L’acquisto di maggiore importanza da parte dell’Altare della patria e del Milite Ignoto rispetto al carattere monarchico del monumento rendono più lineare anche il ruolo affidatogli dalla Repubblica nata dalla Resistenza. , infatti, anche la democrazia repubblicana trova il palcoscenico ideale per i propri riti, dalla celebrazione del 25 aprile a quella del 2 giugno – passando ovviamente per il 4 novembre, anniversario della vittoria nella Grande Guerra.

 

Qual è il senso del Milite Ignoto una volta caduta la dittatura? – conclude – come può un monumento monarchico essere celebrato dalla repubblica? La super rappresentazione fascista, nel secondo dopoguerra, si smorza ma non troppo. La tradizione di utilizzarlo per i riti e le ricorrenze viene ripresa e modificata. Nel Vittoriano, nondimeno, il Milite Ignoto continua a valere e prevalere più del carattere monarchico del monumento”.

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