Partigiani, sulla Vigolana le celebrazioni senza il sindaco, tra negazionismo e opportunismo
Cossali, Anpi: "L'assenza del sindaco è penosa". Ma con Ugo Rossi e il Museo Storico, alla presenza del sindaco David Perazzoli, va in scena un'altra cerimonia: la proiezione di un documentario realizzato dagli studenti delle medie sul Fascismo in Trentino. Per mitigare le polemiche
ALTIPIANO DELLA VIGOLANA. ‘La Resistenza è rossa, non è democristiana!’ Slogan scandito fino agli Anni Settanta in ogni corteo di operai e studenti militanti. Ostentato su striscioni, scritto sulle pareti di qualche grigio edificio. Presa di posizione ideologica per scardinare rievocazioni spesso retoriche, seguendo un copione prettamente istituzionale.
Slogan che torna per certi versi d’attualità nella rievocazione di un tragico fatto ‘resistenziale’ avvenuto sull’Altopiano della Vigolana, qualche giorno dopo la Liberazione del 25 aprile 1945: sette partigiani uccisi da un commando nazista in ritirata. Episodio per anni relegato nel dimenticatoio, una ‘solita’ deposizione di corone, discorsi di circostanza, ogni volta con qualche testimone che mancava.
Quest’anno invece ha mancato l’appuntamento – provocatoriamente – il sindaco della Vigolana, David Perazzoli. Scatenando polemiche, rilanciando tesi e interpretazioni sul ruolo dei partigiani, su come mantenere vivo lo spirito libertario di quegli anni.
Così alla cerimonia si sono presentati esponenti dell’ANPI, una delegazione trentina e alcuni vecchi combattenti giunti dalla sezione di Vicenza. Pochissimi i giovani del posto e solo qualche consigliere comunale di minoranza, alcuni politici del PD.
Duro il commento di Mario Cossali, esponente trentino dell’Anpi. Che non ha solo definito ‘penosa’ l’assenza del sindaco, ma ha voluto ribadire l’importanza di custodire – tramandare – i valori della Resistenza. Senza se e senza però.
Lo hanno dimostrato anche alcune ricerche storiche, come quella curata da Lorenzo Gardumi, autore di un libro su quel drammatico periodo.
"Ciò che accade a Vigolo Vattaro il 4 maggio 1945 rientra nel più complesso contesto della fine del conflitto nell'Italia settentrionale e della ritirata delle truppe nazifasciste verso la Germania, ripiegamento che doveva avvenire attraverso i passi del Brennero e del Tarvisio.
Fino all'aprile 1945 le autorità d'occupazione naziste dell'Alpenvorland avevano dosato in Trentino il ricorso alla violenza indirizzandolo verso il movimento d'opposizione politico-militare e puntando a non terrorizzare la popolazione civile con brutalità indiscriminate: il fine di questa strategia era evidentemente quello di intervenire chirurgicamente (ad esempio, l'eccidio del 28 giugno 1944 o di malga Zonta del 12 agosto 1944) contro la Resistenza partigiana salvaguardando l'ordine pubblico e non infierendo sui civili.
L'utilizzo di pratiche di controllo e di repressione violente a danno della comunità locale avrebbe potuto mettere in crisi quel rapporto di acquiescenza e collaborazione (più o meno forzata) che le autorità naziste avevano instaurato con i trentini in virtù dell'obbiettivo primario di mantenere la pace sociale in un territorio d'estrema importanza militare, la linea del Brennero, cordone ombelicale tra la Germania e le armate naziste combattenti nell'Italia meridionale.
La metamorfosi sostanziale della violenza bellica germanica in Trentino è dimostrata dalle cifre dei caduti nelle giornate comprese tra il 25 aprile e il 6 maggio 1945 che assommano a circa un centinaio di vittime (32 partigiani, 1 legato ai partigiani, 1 antifascista, 52 civili, 9 disertori, 1 sacerdote, 4 carabinieri) sulle 157 complessive del biennio 1943-1945.
Risalta il numero di vittime civili (52) che evidenzia proprio l'alterazione nella gestione del territorio e delle popolazioni residenti da parte di reparti provenienti da altre regioni d'Italia e da altre esperienze belliche".
Ma, quasi in simultanea con la tribolata commemorazione dei sette partigiani uccisi, sulla Vigolana è andata in scena un’altra cerimonia storica, legata proprio a episodi locali della Resistenza. In scena perché nel teatro di Vigolo Vattaro è stato proiettato un video documentario realizzato dai giovanissimi studenti della scuola media locale, in collaborazione con storici e esperti di cinema della Fondazione Museo storico di Trento.
Proiezione con tanto di dibattito istituzionale, dal presidente della giunta provinciale Ugo Rossi, presidi, insegnanti, rappresentanti degli studenti, storici e qualche vecchio partigiano. Tutti in sala, sindaco David Perazzoli compreso.
Documentario didattico, importante per coinvolgere le giovani generazioni su temi spesso rievocati come formalità. Cerimonia teatrale che in qualche modo ha cercato pure di mitigare le polemiche sulla mancata presenza del sindaco alla commemorazione tenuta dall’ANPI.
Rischiando però di celebrare quegli anni in maniera retorica, ripetitiva, senza quella grinta di libertà che scandivano – a suo tempo – i cortei militanti. La Resistenza non sarà stata solamente ‘rossa’, ma sicuramente senza il grigiore intellettuale di certi amministratori comunali, ora opportunisti più che ‘negazionisti’.